I suoni gutturali della lingua cinese fanno da sottofondo al viso dai lineamenti marcati di Ren Hang. Poche parole, inframezzate da pause lente, riassumono con timbrica monotona i topoi evocativi della sua poetica fotografica. Guardare Ren Hang nei molteplici video presenti su Youtube è interessante, quanto esplicativo, non potendolo più vedere dal vivo a causa del suo suicidio, avvenuto a soli 29 anni nel 2017. Le immagini scorrono lente, nell’illustrazione di una mostra passata svoltasi a Tokyo, ed osservandolo con attenzione si percepisce la sua estraneità dal mondo attuale, la sua sensibile fragilità.
“Se la vita è un abisso senza fondo, quando salterò, la caduta senza fine sarà solamente una maniera di volare” scriveva, evocando un malessere ben più profondo della semplice melanconia estetica innegabile nelle sue foto, che si concretizzerà infatti nella tragica morte. Lontano anni luce dai creativi contemporanei per look ed espressione, attraverso la sua Minolta compatta, immortalava corpi di donne e uomini, efebici e monocromi, accompagnati a volte da animali selvatici. Un’estetica semplice e minimalista portava a vedere quello che alcuni hanno etichettato come pornografia, ma in fondo il male è negli occhi di chi guarda, al riguardo molti altri artisti sono assolutamente concordi con il concetto. La pornografia come tema artistico è stata sdoganata nell’arte ormai da anni e benché appaia originale, per epoca e tipologia espressiva, connettere con un fil rouge “L’origine del mondo” di Courbet alle fotografie di Hang, in realtà il parallelismo è sicuramente pregnante.
Per passare a rimandi più attuali il nome di Hang è stato più volte associato a quello di Ryan McGinley e Robert Mapplethorpe, anche se in maniera erronea e massimalista, in un grossolano tentativo di ricondurre il linguaggio estetico del nudo a concetti già espressi da altri fotografi. Tuttavia, i rimandi estetici non sono sempre efficaci solo perché il contenuto è lo stesso e nella fattispecie diventano addirittura fuorvianti. A ben vedere con McGinley esistono dei parallelismi inerenti l’armonia di corpi giovani fotografati e i panorami onirici in cui essi sono posti, ma in definitiva, il risultato finale è completamente differente. I personaggi di McGinley in “The kids are allright” sono dannati e dinamici, inclusi in ambienti naturali puri e apocalittici, dei moderni abitanti di una laguna blu orgiastica e liquida. Al contrario le immagini di Hang sono assolutamente statiche, costruite e posate, tecnicamente ineccepibili. Macchie di colori primari fanno da contraltare a nerborute parti anatomiche di corpi maschili, come a voler dimostrare l’ingenuità e la freschezza di un corpo, alla stregua di un bouquet di margherite gialle. Gli stacchi cromatici in cui predominano i rossi degli smalti delle giovani modelle, come anche il rosso fuoco delle loro turgide labbra, diventano fauves nel ciclo di fotografie dedicate agli animali. Anche in questo caso la naturalezza dei corpi è legata alla plasticità degli animali stessi e le pose ingenue dei soggetti, stemperano il contrasto intenso con i colori e le forme degli uccelli e dei serpenti fotografati. Il riferimento a Mapplethorpe risulta accettabile solo se lo riconduce all’essenzialità delle linee, come pure alla sporadica capacità di questo fotografo di rendere neutre e stilisticamente ineccepibili, situazioni che invece nella maggior parte delle sue immagini acquisiscono un connotato forte ed esplicito.
Hang viene considerato a tutti gli effetti un esponente del realismo cinico, poiché punito più volte dal regime cinese che aveva messo al bando e censurato le sue opere. Ciò non toglie che l’estetismo con il quale affrontava il proprio lavoro lo portava spesso a precisare che la sua non era un’attività di denuncia verso il regime, quanto invece una semplice rappresentazione del corpo umano, nel quale non c’era assolutamente nulla di perverso o da nascondere. A ben guardare spesso nell’arte contemporanea cinese è stato utilizzato il corpo nudo, esibito in vari modi proprio come forma di arte, esteticamente dirompente, ma nel contempo come inevitabile provocazione, politica o meno, a seconda dell’orientamento dei vari artisti. Così come Zhu Ming e le sue performance in cui si esibiva nudo in una bolla di plastica trasparente a forma di guscio di lumaca o Chen Guang ed i suoi video estremi, Ren Hang utilizzava il corpo, ma con l’ingenuità tipica degli artisti, incuranti delle conseguenze. Evidentemente tali foto sono l’espressione del suo sentire e sapientemente il Mep di Parigi ha pensato bene di omaggiare questo fotografo con una mostra completa ed esaustiva della sua opera, “Love”, esponendo immagini intense e di grande impatto visivo.
Info:
Ren Hang
Love, Ren Hang
dal 06.03.19 – 26.05.19
Maison Européenne de la photographie
Paris
Ren Hang, Untitled, 2016 © Courtesy of Estate of Ren Hang and stieglitz19
Ren Hang, Untitled, China, 2015 © Courtesy of Estate of Ren Hang and OstLicht Gallery
Globetrotter, appassionata di letteratura, amante dell’arte e della fotografia. Non parto mai per un viaggio senza portare con me un libro di un autore del luogo in cui mi recherò. Sogno da anni di trasferirmi a Parigi e prima o poi lo farò!
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