«Quando faccio arte, cerco sempre di mostrare che la natura è sia dentro sia fuori di noi». È una sintesi perfetta della multiforme creatività artistica di Brigitta Rossetti (classe 1974, nata a Piacenza e larga parte della vita spesa all’estero) che, grazie a un’attenta curatela di Alberto Mattia Martini, propone l’ultimo decennio del proprio percorso artistico presso la Sala Mostre dei Musei Civici piacentini e, con singole opere, presso altre strutture del territorio. Incontrata dallo scrivente per una promenade artistica nel cuore del percorso, L’ultima Eudaimonìa, Rossetti ci tiene innanzitutto a mostrare la ricchezza di soggetti e attori che hanno in varia forma collaborato al progetto. Istituzioni pubbliche, fondazioni, gallerie, aziende private e di credito, consorzi hanno contribuito a realizzare un allestimento di qualità e ben al di sopra di un livello da ‘piccola città’, progettato dall’artista insieme al curatore Martini, al gallerista Giovanni Bonelli e all’architetto Stefano Orsi.
Ma cos’è per Brigitta Rossetti l’eudaimonìa e perché siamo di fronte all’ultima? «È qualcosa di irraggiungibile, ma verso la quale occorre sempre tendere. Nei fatti, la parola ha due anime dentro di sé: il bene, eu, e il daimon, il demone e la sorte. E quindi per ultima intendiamo la meta finale da raggiungere per ottenere la felicità come scopo della vita nel suo imprescindibile legame con la natura». Una natura che, va detto dopo aver osservato le opere esposte presso i Musei Civici di Piacenza, sede cardine della mostra, si presenta con innumerevoli vesti che spaziano dal romantico al rituale, dal sofferente al resiliente, dal contemplativo al meditativo, e ancora piccoli elementi qua e là di una natura subdolamente matrigna. Tanti sono anche i media espressivi che Rossetti mette in atto, frutto anche di un percorso universitario che ha toccato le lettere, l’arte, la multimedialità e, retroattivamente, il costante dialogo di una donna nata e cresciuta in età adolescenziale (e quindi formativa) nella campagna, «immersa nella natura, nei suoi odori, nei suoi colori e nei suoi suoni».
Molto vasta è la gamma di materiali utilizzati dall’artista nel suo processo realizzativo: acrilico, inchiostro, poliuretano espanso, legno, carta assorbente, vetro, cartongesso, elementi organici, carta cotone, bitume, tavoli, una sedia e pigmenti naturali, che trovano posto, in maniera multiforme, in opere grafiche, installazioni e tele di medio-grandi dimensioni che si aggiungono alle opere fotografiche, di video arte e sonore, a volte contaminate da recitazioni poetiche e in movimento dell’artista medesima. In questo poliedrico universo c’è il dialogo dell’artista con sé stessa, ci sono le perdite e i ritrovamenti, c’è la necessità di riportare in auge rituali conviviali ormai scomparsi, c’è la consapevolezza della finitudine del tempo e c’è, in dinamiche centrali e preponderanti, l’elemento della natura.
Le opere sono poco più di trenta e quindi, in questo contributo, procediamo a una necessaria antologia di ciò che emerge con maggiore forza. Sicuramente Vanitas è un’installazione che attira l’attenzione: due tavoli triangolari e speculari sui quali sono posti oggetti in materiale organico separati da una parete di cartongesso e acrilico su carta assorbente – quasi una cifra tecnica di Rossetti – che, oltre a svolgere una funzione estetica coinvolgente, simboleggiano la fragilità della nostra esistenza. Osserviamo Vanitas e, allo stesso tempo, ascoltiamo il contesto sonoro tipico di chi sta a tavola a banchettare: è Lunch, un’opera sonora che ci invita a un momento di giornata a rischio estinzione, il pranzo. È inutile cercare una figurazione chiara nelle opere di Brigitta Rossetti. Se c’è un elemento riconoscibile nei grandi spazi ricoperti di acrilico (spesso sulla consueta carta assorbente) o nei grandi spazi fotografici e verticali, questo elemento è il fiore (o un accenno di fiore), in una declinazione che ripropone in chiave moderna elementi di natura morta. Altro elemento di riconoscibilità visiva è costituito da alcune pigmentazioni corpose sulla superficie, pigmentazioni che creano allo stesso tempo discontinuità e corrispondenze nell’atto di osservare.
Quanto sopra è pienamente presente nei due cicli pittorici intitolati Lost Spring e soprattutto nel grandioso ciclo che dà il titolo alla mostra, L’ultima Eudaimonìa, collocati alla fine del percorso espositivo museale. Erompe in questi casi con forza l’urgenza artistica di Rossetti, quasi un ciclo vitale che l’artista adagia sulla tela (energia nel processo creativo, delicatezza nella sua realizzazione). Sono grandi tele che catturano lo sguardo e ci immergono in una reazione duplice, riflessiva ed emotiva, sulla necessità del rapporto tra uomo e natura e sui tanti strati vibranti (Layers è il titolo di un’altra tela di Rossetti) dell’animo umano. Il complesso monumentale farnesiano che ospita le sale museali, essendo nato come cittadella e fortezza, presenta agli angoli delle torri rotonde. In una di queste, Brigitta Rossetti offre un saggio della sua formazione (anche) multimediale, con un video performativo, fatto di gesti e parole dell’artista. Rituals è un video di undici minuti composto da sei atti in cui ci sembra di immergerci nell’universo onirico dell’artista, nel «vuoto creativo quando non c’è ancora nulla», in un andirivieni attorno a una sedia di una quasi vestale che medita su alcuni oggetti personali del passato. Concepita in modalità site-specific, la proiezione sulla parete rotondeggiante del torrione fa combaciare perfettamente lo spazio dei movimenti in video con quello reale.
Non possiamo lasciare questa sede senza fermarci davanti alla grande installazione che, mostrandosi quasi grezza, rimanda al titolo datole dall’artista. Under construction, concepita originariamente a parete, è composta da una dozzina di basi di legno di altezze diverse che, anche qui a strati che includono poliuretano espanso e carta assorbente, si propone come un insieme di opere da urban windows. La finestra è un elemento che gioca un ruolo importante nella poetica di Brigitta Rossetti: come esiste il dentro e il fuori dell’io e della propria coscienza, così esiste un dentro e un fuori nel momento in cui il nostro spazio visivo è occupato da una finestra. Come già successo prima, anche qui l’aspetto visivo, impreziosito da una interessantissima triade a parete di Giardini pensili (opere grafiche e stampa su cotone), dialoga con il senso dell’udito grazie a un’altra installazione sonora che rimanda al frinire delle cicale (il titolo è Song of chicadas).
A poche centinaia di metri dalla sede dei Musei, insieme visitiamo altre tre sedi espositive, in ciascuna delle quali è presente un’opera. Il Palazzo Ghizzoni Nasalli è privato, ma la disponibilità dei proprietari ad aprirsi a ciò che si muove nell’arte è ormai un must qui a Piacenza. Nell’elegante e neoclassica limonaia ci troviamo di fronte un altro tassello del progetto Lost Spring: la tela conferma la forza di un’espressività artistica capace di esprimere il sublime e il bello. Nella sede cittadina di Mediolanum, incrociamo Bon Voyage che, come ci dice l’artista, «è un tassello di un progetto in itinere che vuole avvicinarmi a cromatismi un po’ più urban». Infine, lungo la navata destra della Basilica in gotico lombardo dedicata a San Francesco, ritorna magnificamente allestito il tema dei Giardini pensili, con un trittico composto da quasi impercettibili e reticolari rettangoli che dialogano in maniera perfetta con il silenzio liturgico del luogo. La Mostra è accompagnata dall’omonimo catalogo digitale, curato da Alberto Mattia Martini.
Info:
Brigitta Rossetti. L’ultima Eudamonìa
5-23/10/2024
Musei Civici di Piacenza e altre sedi in città e in provincia
www.comune.piacenza.it
Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove vivo. Il mio reddito è garantito dalle consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte nell’arte e nelle lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e libri.
NO COMMENT