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Resurrezione dell’immagine. Paul Thek. Italian Hou...

Resurrezione dell’immagine. Paul Thek. Italian Hours alla Fondazione Nicola Del Roscio

«L’arte era uno strumento del rito»[1], affermava Susan Sontag in Contro l’interpretazione, prima che questa con l’avvento del platonismo diventasse mimesis, rappresentazione della realtà. Risulta a oggi ormai chiaro anche che «l’arte nasce funeraria e che rinasca non appena morta»[2] e che i simulacri, spettatori di ritualità antiche, siano stati i testimoni del culto di antenati e che l’ontologia dell’immagine sia stata un ulteriore strumento per celebrarli. L’Italia, culla storica dei simulacri e patria devota della ritualità, è stata dunque musa ispiratrice di Paul Thek (1933-1988), artista americano, che nell’estate ‘63 si trovava a Casteldaccia, in Sicilia, grazie alla gallerista e mecenate Topazia Alliata, che gli offrì la possibilità di utilizzare la torre medievale del luogo, che, affermava l’artista, era un «posto assolutamente ideale per lavorare».

Paul Thek, “Untitled #75”, 1964, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio, Estate of George Paul Thek, Alexander and Bonin, NY, photo Tiziano Ercoli

Paul Thek. Italian Hours, personale curata da Peter Benson Miller e inaugurata lo scorso 27 ottobre alla Fondazione Nicola del Roscio di Roma, sembra essere una dedica profonda, delicata (ma anche cruda) all’artista americano nel suo soggiorno italiano. Le opere esposte offrono una prospettiva più intima, alle volte malinconica, della pratica artistica di Thek, una raccolta antologica della sua produzione, spaziando dalla pittura, all’installazione, a piccole opere scultoree, fino a lettere e suoi appunti personali.

Paul Thek, “Untitled“ from the series “The Personal Effects of the Pied Piper”, 1975-76, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio, photo Tiziano Ercoli

Lo scenario americano tra gli anni Sessanta e Settanta vedeva dominare tra le varie correnti il Minimalismo e la Pop Art, movimenti che rispecchiavano, con forme e linguaggi artistici diversificati la cultura americana del tempo – la stessa che Thek guardava con pungente ironia – a cavallo di un periodo storico, politico, socio-economico che ha poi fortemente segnato la classe conservatrice americana. La nascita della cultura hippie, dei movimenti femministi e delle prime “teorie queer” – che sarebbero comparse poi esplicitamente soltanto negli anni Novanta – che andavano contro quel sistema di valori conservatore, provocò l’esigenza da parte di alcuni filoni artistici di esprimere e manifestare il senso di ingabbiamento e di alienazione che la stessa società generava. Il punto di rottura avvenne proprio con la pubblicazione di manifesti politico-letterari, che furono poi fautori di ideali collettivi, come ad esempio Politica sessuale (Kate Millet, 1970) e Arte astratta femminista: un punto di vista politico (Harmony Hammond, 1977) per citarne alcuni.

“Paul Thek, Italian Hours”, installation view, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio, photo Tiziano Ercoli

È proprio con la serie di sculture intitolata Reliquiari tecnologici (1967), alcune delle quali presenti in mostra (Untitled #75, 1964 e Meat Cable,1969), che Thek rincara la dinamica dell’imprigionamento – già espressa dalle opere di Kate Millet, di Harmony Hammond, Andy Warhol e David Wojnarowicz – inserendo pezzi di carne tagliati o arti recisi realizzati con cera a freddo all’interno di “reliquiari” eleganti, quasi fantascientifici, di vetro e plexiglas o fra fili di acciaio. Il risultato simula la sfarzosità dei gioielli e dei materiali moderni industriali e rievoca la sua idolatria nei confronti dell’arte funeraria e dei simulacri, come un eco della sua educazione impregnata di valori cattolici tradizionali. «Come molti sensualisti misticamente inclini, Thek aveva un’immaginazione fondamentalmente religiosa»[3], affermava Robert Storr. Un’indole espressa mediante opere in bilico fra crudezza e una raffinata bellezza, fra un taglio evocativo policromo scintillante e saturo, e alle volte monocromatico, ludico e quasi sospeso (toni che non ebbero terreno fertile fra i collezionisti americani, ma maggiormente in Europa).

“Paul Thek, Italian Hours”, installation view, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio, photo Tiziano Ercoli

In Sicily il paesaggio naturale siculo appare una terra macchiata di sangue, che Thek reinterpreta e contamina con piccole striature verdi e gialle, passando dall’astrazione al realismo, quasi richiamando volontariamente la grettezza degli arti tagliati, ospiti e testimoni di un antico rituale. L’ambiente nudo e crudo in cemento vivo dello spazio espositivo di Fondazione Del Roscio sembra sposare perfettamente la personale di Thek come una cripta contemporanea, raccolta di tanti simulacri e contenitore di memorie, dove piccole statuette di animali e oggetti (dalla serie The Personal Effects of the Pied Piper, 1975-76) in cera sono custoditi e protetti in una teca al centro della sala, forte richiamo a tradizioni di una civiltà ormai lontana.

Peter Hujar, “Thek working on The Tomb Figure”, 1967-2010, courtesy Pace Gallery New York

Raccolto in disparte in una sala laterale, ciò che rimane di The Tomb, opera emblematica di Thek ormai distrutta ma precedentemente esposta alla Stable Gallery di New York (1967), offre la possibilità al fruitore di contemplarne i resti e porgere un saluto. Le fotografie del compagno Peter Hujar, come immagini funebri, testimoniano, il ricordo dell’opera ormai scomparsa. Ma che cos’era anticamente l’Imago, se non il calco in cera del viso dei morti? La stessa che ritrae il dettaglio del volto di Thek, l’ombra del suo doppio: un feticcio di cera con gli occhi chiusi e le guance coperte dai dischetti rosa fluo, tinta fortemente legata a una convenzionale visione della femminilità e del culto hippie, la lingua nera fuoriuscente dalla bocca, contaminata probabilmente da stupefacenti propri di quell’epoca.

[1] Susan Sontag, Contro l’interpretazione e altri saggi, trad. Paolo Dilonardo, nottetempo, 2022, Milano

[2] Regis Debray, Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in Occidente, traduzione Andrea Pinotti, le lucciole, Magonza editore, 2020, Arezzo

[3] Robert Storr, This Time Around.Recalling the difference between hermeneutics and erotics, FRIEZE, 1 Gennaio 2011 (https://www.frieze.com/article/time-around)

Info:

Paul Thek. Italian Hours
A cura di Peter Benson Miller
28/10/2022 – 28/01/2023
Fondazione Nicola Del Roscio
Via Francesco Crispi, 18, 00187, Roma
www.fondazionenicoladelroscio.it


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