Ci sono luci e ombre nel modo in cui al mondo dei musei è stato permesso di affrontare l’emergenza sanitaria che ci ha colpiti. Da un lato, è stata encomiabile la loro propositività nell’accettare la sfida di proporre contenuti online, in alcuni casi anche innovativi e frutto di un notevole studio, con lo scopo di mantenere un legame con un pubblico a cui a lungo non è stato concesso di frequentare questi luoghi di persona. Dall’altro, l’irremovibile decisione del governo di lasciare chiusi a lungo gli istituti di cultura, è stata un’occasione mancata: l’opportunità cioè di mettere per un attimo da parte la loro, seppur importante, funzione di attrarre turismo nazionale e internazionale, e di fare al contrario leva sulla loro vocazione localistica, pensando a progetti ad hoc per un pubblico sicuramente più limitato dal punto di vista numerico, ma fondamentale per attivare sinergie di lungo periodo con il territorio.
Ma come i movimenti sismici che, pur non affiorando al suolo, continuano a esistere nelle viscere della terra, anche l’arte non potrà mai spegnersi del tutto; l’istinto creativo dell’uomo non viene fermato dalle pandemie, e anzi è proprio nei momenti di difficoltà che lavora con più ardore, pronto a raccontare le nostre paure e i nostri desideri. I curatori di musei più esperti e accorti questo lo sanno, e continuano a lavorare nell’attesa che l’arte possa tornare dove deve stare: in mezzo alle persone.
E così, lo scorso dicembre, in pieno lockdown e con i musei ancora chiusi, è stato inaugurato il portale pompeiicommitment.org: più che un sito internet, un “centro di ricerca digitale”, come viene definito nel comunicato stampa rilasciato dal sito del Parco Archeologico, nato in seno al progetto di Pompeii Commitment. Materie archeologiche.
Un’idea nata già qualche anno fa, nel 2017, nelle menti di Massimo Osanna, Direttore Generale ad interim del Parco Archeologico di Pompei, e Andrea Viliani, allora direttore del Museo di Arte Contemporanea Donna Regina di Napoli, e oggi Responsabile e Curatore del CRRI-Castello di Rivoli Research Institute. Il progetto, dedicato all’arte contemporanea ma con un forte collegamento con quella che è la storia e la cultura custodita nel Parco di Pompei, è diviso in due fasi: nella prima, protagonista sarà proprio la piattaforma pompeiicommitment.org, dove da dicembre 2020 a dicembre 2021 verranno pubblicati interventi in forma testuale, immagini, audio e video di oltre cinquanta tra artisti, curatori, scrittori e attivisti internazionali invitati a partecipare al progetto con i loro contributi. La seconda fase, invece, avrà inizio nel corso del 2021 e avrà come obiettivo la costituzione di una collezione d’arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei: verranno dunque commissionate, prodotte e infine presentate le opere che la costituiranno.
Un progetto che nasce virtuale, non inteso però come sostitutivo di una presenza reale a cui non possiamo per ora appoggiarci, bensì credendo fortemente nelle potenzialità e nelle opportunità che oggi il digitale ha da offrire. Tante le sezioni in cui saranno raccolti i Commitments, i contributi che comporranno il progetto, i quali racconteranno Pompei, la sua storia e i suoi materiali, con approcci diversi e votati all’integrazione e alla proficua contaminazione fra le discipline.
Un progetto alla cui base ci sono non una, ma molte felici intuizioni su cui vale la pena di soffermarsi. Innanzitutto l’idea di stabilire una sorta di “connessione” fra antico e contemporaneo, approccio che in realtà non è affatto nuovo al discorso sull’arte, e che in particolare nella storia di Napoli, città dove i vari “strati” del tempo coesistono e dialogano, si è dimostrato particolarmente vincente. È stata ad esempio una delle intuizioni di Lucio Amelio, con la volontà di creare Terrae Motus, la collezione di arte contemporanea, nata a seguito del terremoto che sconvolse l’Irpinia nel 1980, concepita appositamente per dialogare con i palazzi borbonici nei quali nel corso degli anni è stata esposta, fino ad approdare alla sua collocazione attuale, la Reggia di Caserta.
Ed è un leitmotiv che arriva fino ai giorni nostri, negli approcci curatoriali di molte fortunate esperienze; come dimostra, ad esempio, la mostra, realizzata nel 2017 proprio dal Madre e dal Parco Archeologico di Pompei, che con un sapiente gioco di riferimenti e citazioni metteva a confronto le opere della collezione permanente del Madre, reperti archeologici di Pompei, e opere prestate per l’occasione, nel tentativo di ricostruire l’influenza che non solo la conoscenza del mondo antico, ma soprattutto l’immaginario di Pompei, ha esercitato su artisti di ogni epoca, in quanto metafora di rinascita dopo la distruzione.
Altro aspetto interessante del progetto Pompeii Commitment è poi il manifesto desiderio di lavorare in modo tale che un luogo di cultura, un parco archeologico per l’esattezza, possa essere non solo un luogo deputato alla conservazione della memoria e alla fruizione del patrimonio, ma di vera produzione di beni e servizi culturali, “incubatore” di quelle fondamentali competenze ed esperienze che servono alla creazione artistica. È proprio sulla base di questo che il collegamento tra antico e contemporaneo di cui abbiamo parlato prima acquisisce un senso ulteriore: non parliamo di mero accostamento di opere prodotte in diversi periodi storici, ma di una proficua interazione volta a generare feconde ripercussioni sul presente.
I motivi per cui il progetto sembra particolarmente interessante e promettente sono molteplici. Innanzitutto, perché è un’iniziativa che sia per il suo obiettivo finale e sia per il modo in cui è strutturata, rifugge categoricamente la logica del “grande evento” e del facile e immediato guadagno. La volontà di generare conoscenza e studio, oltre a quella di restituire a Napoli una nuova collezione d’arte contemporanea, vuol dire investire su un asset culturale con un lungo periodo di generazione, che porti reali benefici sul territorio nel lungo periodo. In secondo luogo, come abbiamo già detto, il Parco Archeologico di Pompei viene riletto non più unicamente come luogo di fruizione del patrimonio ma come vero centro di produzione culturale; i fautori del progetto credono dunque nella potenzialità del Parco di generare un impatto positivo sulla creatività, e che questa si possa manifestare sotto varie forme della produzione artistico-culturale contemporanea. Dulcis in fundo, il fondamentale aspetto dell’interdisciplinarietà, sapientemente considerato nel progetto: visibilità, complessità positiva, condivisione di competenze, tutti vantaggi che possono scaturire da queste fertili contaminazioni, e di cui potenzialmente il territorio potrà essere il primo e più importante beneficiario.
Stefano D’Alessandro
Per approfondire:
https://pompeiicommitment.org/
http://pompeiisites.org/comunicati/nasce-pompeii-commitment-materie-archeologiche/
Su patrimonio culturale e sviluppo del territorio: Matteo Caroli, Gestione del patrimonio culturale e competitività del territorio, FrancoAngeli, 2016
Giulio Paolini, Senza titolo (Pompei), 2020, matita e collage su carta, 35 x 50 cm
Mierle Laderman Ukeles, Washing / Tracks / Maintenance: Outside, 1973. Part of Maintenance Art performance series, 1973-1974. Performance at Wadsworth Atheneum, Hartford, CT © Mierle Laderman Ukeles, Courtesy the artist and Ronald Feldman Gallery, New York
Archivi e Depositi. Parco Archeologico di Pompei. © Giovanna Silva, Humboldt Books
is a contemporary art magazine since 1980
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