Apre oggi al pubblico al Padiglione 3 di Torino Esposizioni The Phair | Photo Art Fair, l’appuntamento annuale dedicato alla fotografia, giunto alla sua IV edizione, che fino a domenica 7 maggio presenterà i progetti artistici di quaranta gallerie accuratamente selezionate che riflettono sull’attuale statuto dell’immagine fotografica. Il fil rouge di questa edizione è l’esplorazione dello sviluppo di un’idea fotografica e della sua espansione, trasformazione e reinterpretazione, oltre che della sua ibridazione con altri media. Per prepararci alla visita, abbiamo rivolto qualche domanda a Roberto Casiraghi, ideatore della rassegna e già fondatore dell’appuntamento fieristico torinese di novembre The Others.
Emanuela Zanon: Come è nata l’idea di questo nuovo appuntamento dedicato agli appassionati di fotografia e come si è evoluta nell’arco dei suoi quattro anni di vita?
Roberto Casiraghi: L’idea di un nuovo appuntamento è nata dalla necessità, a nostro parere, di specializzare sia l’offerta e sia la domanda. Anche nel mondo dell’arte pensiamo che si assista al medesimo fenomeno che ha interessato le grandi fiere generaliste degli anni ’70 e ’80, le fiere campionarie che lentamente hanno lasciato il campo alle fiere di settore, fino a chiudere i cancelli in favore di una moltitudine di manifestazioni specializzate. Noi crediamo appunto che, a parte alcune fiere quasi “incrollabili”, il futuro del mondo fieristico sia nella direzione della parcellizzazione. Nei quattro anni di vita The Phair | Photo Art Fair ha mantenuto un costante incremento di qualità, non ha mai rinunciato alla propria specificità di fiera somma di piccole mostre, in cui ciascuno spazio si presenta con un’idea progettuale forte e realizzata con cura dagli espositori. Quest’anno il consolidamento ci ha permesso di aprire le iscrizioni anche a un gruppo prestigioso di gallerie straniere.
Quali sono le specificità del progetto torinese rispetto ad altre fiere di settore italiane, come ad esempio la più “anziana” MIA Photo Fair a Milano?
La piattaforma è completamente differente perché MIA è una fiera prevalentemente, se non esclusivamente, realizzata con la partecipazione di gallerie di fotografia mentre The Phair | Photo Art Fair ospita gallerie che partecipano con progetti legati alla fotografia, non necessariamente gallerie di fotografia, anzi. La seconda differenza sta nel fatto che MIA ospita anche fotografi a esporre in spazi a loro riservati, mente The Phair ha come unici interlocutori le gallerie.
Quest’anno per la prima volta la manifestazione accoglierà anche gallerie dall’estero. Come siete riusciti a coinvolgere in così poco tempo espositori da Francia, Germania, Svizzera e Slovacchia, oltre ad alcune presenze nazionali di grande prestigio?
Credo che abbia premiato in parte la storia, seppur breve, della fiera, il passaparola dei colleghi che hanno partecipato alle passate edizioni, la nomea di Torino come città votata alla fotografia e al collezionismo colto e anticipatore, il lavoro del Team di curatori e del nostro ufficio e da ultimo, ma solo per modestia, la fortuna.
Come sarà dosata, tra le proposte delle gallerie presenti in fiera, la presenza di maestri riconosciuti e di giovani emergenti? Ci sono delle sezioni dedicate?
Il fatto di offrire al pubblico una fiera così specialistica e speciale rende inutile le sezioni; anche il numero ristretto di partecipanti offre una fruibilità che non necessita di ulteriori suddivisioni e il visitatore attento scoprirà da solo quali equilibri delicati e intriganti i curatori sono riusciti a costruire nei vari spazi con i loro progetti e autori.
Come si sta evolvendo, a tuo avviso, il linguaggio fotografico nell’epoca della multimedialità e quali sfide presenta dal punto di vista dell’allestimento espositivo il suo non essere più esclusivamente legata alla stampa su carta?
Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un curatore e nessuno del nostro gruppo ha l’ambizione di esserlo; certo che nell’esame dei vari progetti si nota sempre più da parte dei galleristi e degli artisti un ampliamento dei mezzi espressivi, seppure di ispirazione fotografica.
Quali opportunità offre oggi la fotografia ai collezionisti che scelgono di puntare su questo medium?
La fotografia offre infinite opportunità se non ci si limita alla nuda speculazione: è una forma d’arte spesso facile da capire senza scadere nella banalità espressiva, ha un costo di accesso più contenuto anche da parte di maestri affermati, è di più facile collocazione negli ambienti domestici e speriamo faciliti l’accesso al mondo dell’arte e del collezionismo di quelle fasce di giovani che oggi hanno piacere di confrontarsi e di godere del bello e della qualità senza drenare risorse ingenti.
Info:
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
NO COMMENT