Roberto Rocco, recentemente protagonista della mostra My Divas curata da Marco Eugenio Di Giandomenico nell’ambito della 24ma edizione di Capri, Hollywood – The International Film Festival, interpreta le dive del cinema in maniera originale e avvincente, ritraendole in pose improbabili, quasi fotogrammi di film che scorrono nell’immaginario inducendo l’osservatore a nuove riflessioni che vanno oltre la cosiddetta “società dello spettacolo”. Il fotografo ripensa un mondo contemporaneo che cambia pelle ogni giorno sotto il bombardamento incessante dello sviluppo inarrestabile delle nuove tecnologie, senza perdere il suo sguardo romantico e ammiccante, di chi è nato nella Bellezza e non potrà mai dimenticarla.
Non c’è il facile naufragio nella moda e nel lifestyle, che contraddirebbe la matrice artistica dei soggetti fotografati, bensì la trasposizione in bianco e nero di visioni immaginifiche, una sorta di affascinante drammaturgia cinematografica dove i visi e le movenze di star intramontabili emergono da chiaroscuri a volte inquietanti, con tableau vivant che incredibilmente diventano quasi set naturali di reportage, con un focus falsamente casuale sugli inconfondibili sguardi, che trapelano anche laddove gli occhi sono socchiusi, come se l’osservatore naturalmente sostituisse nella sua percezione l’immagine derivata da tanti film di successo.
Roberto Rocco cavalca da sempre il cinema, ovvero la settima arte secondo la classificazione di Ricciotto Canudo del 1923 (il quale tuttavia dimentica la fotografia, in un momento in cui la fotografia guerreggia ancora con la pittura), sin dagli albori della sua carriera nel 1967, allorché assiste il maestro Franco Zeffirelli nel filmmaking di “La bisbetica domata” (“The Taming of the Shrew”), con Richard Burton ed Elizabeth Taylor, tratto dall’omonima commedia di William Shakespeare, pellicola che sancisce il link del grande regista fiorentino con Hollywood e che al contempo introduce il giovane Rocco nel mondo della grande Bellezza del cinema, da cui trae nutrimento tutta la sua magnifica arte fino ai giorni nostri.
Claudia Cardinale ci appare da una porta socchiusa, non è il classico viso sorridente e levigato da make-up che siamo stati abituati a vedere nei tanti rotocalchi degli ultimi sessant’anni, la pelle è segnata dalle rughe, l’espressione è quasi interrogativa, non ha nessun compiacimento, sembra che dal suo meraviglioso e irripetibile mondo di successi e di vita vissuta sopra le righe ad un tratto si affacci sulla realtà contemporanea, dove non può ritrovarsi, e non tanto per un fatto anagrafico, bensì in quanto la Bellezza che ha caratterizzato tutta la sua arte e la sua esistenza sembra dispersa nell’attuale “società della trasparenza”, per usare un’espressione cara al filosofo coreano Byung-Chul Han, dove tutto si esaurisce in un “like/don’t like”, nella follia digitale del mare magnum di internet. Il suo sgomento è parente stretto di quel “L’urlo” di Edvard Munch che a cavallo tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento denuncia il profondo pessimismo dell’epoca, in cui sono messe in dubbio le certezze dell’essere umano, in un momento storico in cui Sigmund Freud indaga gli abissi dell’inconscio.
Anche Madonna appare da una porta socchiusa, il suo atteggiamento è seducente come sempre, a differenza della Cardinale ha cavalcato magistralmente la realtà digitale e i new media, anzi ne è un’illustre promoter, anche se il buio del luogo da cui si affaccia non lascia presagire nulla di buono, sembra quasi illuminata nel tunnel del suo mondo costruito ad arte, in cui “cedere alle tentazioni” – per dirlo con Oscar Wilde – è stata la modalità necessaria per esprimere i suoi immensi talenti, diventando parte principe di un mondo contemporaneo alla disperata ricerca di sé stesso e delle sue derivazioni ancestrali.
Ciò che accomuna tutte le immagini è che sembrano tratte da film. E così per Patty Pravo, Cameron Diaz, Claudia Gerini, Michela Ramazzotti, Asia Argento, Anna Galiena, Carol Alt, Francesca Dellera, Giuliana De Sio, Amy Irving, Valeria Golino, Sabrina Ferilli, Monica Bellucci, Lucia Bosè, Monica Guerritore, Madalina Diana Ghenea, Isabella Ferrari, Jacqueline Bisset, Liv Tyler, Theresa Russell, Francesca Archibugi.
Unica eccezione per Lina Wertmüller e Lina Sastri, che posano come in una foto da incorniciare o da autografare, anche se il sorriso ritrae Lina nella sua essenza, da poco reduce dall’Oscar alla Carriera a Hollywood, con il suo piglio sempre ironico e disincantato senza mai prendersi sul serio.
Il 30 gennaio 2020 la mostra My Divas è stata oggetto di presentazione nell’ambito di uno specifico evento organizzato dall’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano), in collaborazione con ETHICANDO Association di Milano, presso l’ex Chiesa di San Carpoforo dell’Accademia di Brera, dove, oltre al curatore e all’artista, sono intervenute varie personalità della cultura.
Marco Eugenio Di Giandomenico
(Critico dell’Arte Sostenibile)
Roberto Rocco, Ritratto di Monica Bellucci, 1988
Roberto Rocco, Ritratto di Lucia Bosè, 2015
Roberto Rocco, Ritratto di Madalina Diana Ghenea, 2010
Roberto Rocco, Ritratto di Claudia Cardinale, 2016
Marco Eugenio Di Giandomenico è scrittore, critico dell’arte sostenibile, economista della cultura, titolare di prestigiosi incarichi accademici presso università e accademie di belle arti italiane ed estere tra cui l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e l’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano), creatore e curatore di mostre artistiche ed eventi culturali in Italia e all’estero. Per le sue attività è stato insignito di svariati premi e riconoscimenti, soprattutto con riferimento alla teoria della “sostenibilità dell’arte”, di cui è riconosciuto tra i principali assertori a livello internazionale.
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