Io non mi assomiglio mai. Come Roland Barthes (e come tutti noi), anche Rosanna Rossi, l’artista cagliaritana classe 1937 ora protagonista da Prometeogallery di Ida Pisani, non si assomiglia mai.
Elsa Barbieri: Vibrazioni sottili è il titolo suggerito da Alfredo Cramerotti che, so, ha subito incontrato il tuo favore. Mi sembra di trovare una straordinaria affinità con quell’idea di ritmo su cui molti critici, di cui hai attirato l’attenzione, hanno posto l’accento.
Rosanna Rossi: Il ritmo è il mio modo di lavorare, viene da ciò che produco. Capita che ci sia un ritmo predeterminato, che seguo fedelmente. Ma può anche cambiare durante la lavorazione, non deve essere necessariamente primario. Cambiando, ovviamente, muta l’effetto generale del lavoro: nel mutamento del ritmo esiste il cambiamento di superficie, di immagine che esce fuori. Accade anche se il ritmo è predeterminato. Non è detto infatti che il risultato sia corrispondente al pensiero iniziale.
Approdi all’astrazione dopo un esordio figurativo, di derivazione espressionista, che risentiva di alcuni eventi di carattere prettamente personale: gli anni della guerra, il trasferimento in Toscana, la docenza nell’ospedale psichiatrico di Cagliari.
Ho insegnato prima al liceo artistico, poi all’ospedale psichiatrico. Ero curiosa di verificare se esistesse una differenza tra uno studente del liceo e un giovane, amante dell’arte, costretto in ospedale. Accadde lì, con uno dei pazienti, una presa di coscienza significativa. Sollecitato a lavorare, uno di loro mi disse che guardando fuori dalla finestra vedeva ciò che voleva dipingere. Non c’era alcun bisogno, secondo lui, di riprodurre qualcosa che esisteva già e che poteva essere guardato. Questo mi allertò circa la necessità della geometria come forma portante di qualsiasi figurazione, non determinata da ciò che appare bensì da ciò che costruisce quest’apparenza. Ogni cosa ha una geometria che la sottende, e questo creò in me un nuovo modo di intendere lo spazio che avevo davanti. Da quel momento la geometria mi ha accompagnata sempre, perché essa è in tutto il mondo, dal filo d’erba, alla pianta, al corpo umano. Non si scappa.
In gergo geometrico la linea è un insieme di punti ottenuti con il movimento continuo di un punto del piano. È alla base di ogni forma. Ed è caposaldo, insieme al colore, di tutto quello che tu hai nel tempo trasposto sulla tela, sulla carta, sulla tavola. E nei tondi.
Da quando ho deciso di percorrere le strade dell’astrazione, la narrazione è esclusa. La linea e il colore sono un fatto per me naturale, il colore diventa linea. E ogni volta è determinato da ciò che voglio dire con la pennellata. Ho anche fatto opere davvero materiche. La serie di tele intitolate Garze, per esempio. In quel caso ho usato la linea nella materia. O la serie Carati, il carato nasce dalla linea e si moltiplica nella linea, con la linea. In principio ero molto più verticalizzata, mi seducevano le superfici che mi permettevano di liberare il corpo e la mente. Il tondo, della cui forma rifiutavo la connotazione femminile, mi racchiudeva. L’ho lasciato per ultimo. È del resto una compiutezza da cui non si può prescindere né uscire. Si rimane all’interno, mentre l’esterno viene percepito come superficie altra.
Torniamo alla linea. Gillo Dorfles nel 1974 scrisse che “le righe, le sottili linee, le bande colorate, che solcano la bianca superficie neutra del foglio, sono per Rosanna Rossi quasi bande d’uno spettro che denunci la presenza di minerali preziosi in un pianeta remoto. Il pianeta – sciogliendo la metafora – è, s’intende, la mente e il cuore della pittrice”. Tu hai saputo non scindere mai mente e cuore, pensiero ed emozione.
Senza l’uno non esiste l’altro. Senza cuore non esiste intelligenza, senza intelligenza non esiste bontà, senza bontà non può esistere una maniera determinata di cambiare il mondo. Perché del resto il punto di partenza è sempre questo voler cambiare il mondo, io stessa volevo cambiare il piccolo mondo che mi circondava attraverso quello che facevo.
Rosanna, ho cercato di capirti come donna e come artista, due identità che in te convivono come fossero l’una sinonimo dell’altra. C’è un legame indissolubile tra la tua carriera e la tua vita, e le tue opere ne sono la prova. Sono capaci di farsi carico della presenza di chi le guarda e al contempo, senza invadenza alcuna, di restituire la tua anima artistica.
Giusto. Qui si tratta della mia volontà di comunicare ma senza forzature né pugni. Seguendo la logica ho reso la comunicazione nella maniera più semplice e tranquilla.
Come riesci a non assomigliarti mai e, al tempo stesso, ad essere così coerente?
Perché sono autentica, posso dirlo? (ride, ndr). Questa era l’immagine che volevo di me. Ho sempre voluto mantenermi coerente senza privarmi della libertà di essere ciò che in quel preciso momento volevo essere. La diversità esiste e io, quando lavoro, cerco di dare me stessa nella totalità e soprattutto con la verità. Sempre.
La sensazione che lascia Rosanna Rossi è che questo “sempre” sia da riferirsi al passato e a ciò che ha fatto come anche al tempo futuro e a quello che ancora farà. Vibrazioni sottili realizza un desiderio che ha richiesto tre anni di studio e ricerca e ben restituisce una carriera artistica improntata alla sperimentazione continua da oltre sessant’anni. Attingendo alla metafora della progressione musicale si dà testimonianza della realtà di Rosanna Rossi che, avendo sempre proceduto in direzione astratta, con un forte contenuto intellettuale oltre che un preciso impegno civile, è perfettamente in sintonia con lo spirito di Prometeogallery e più che mai attuale nel dibattito sull’arte e sull’identità femminile oggi. Lei che “non si assomiglia mai”, che ha attraversato un coerente, e sempre manifesto, divenire processuale, ha saputo trasformare l’opera in un nuovo alfabeto di forme e colori, spazi e superfici che continuamente risvegliano la capacità immaginativa, restituendo, puntualmente, una bellezza armonica e mai provocatoria.
Info:
Rosanna Rossi. Vibrazioni sottili
25 settembre – 05 novembre 2019
Prometeogallery di Ida Pisani
Via Privata G. Ventura 6, Milano
Rosanna Rossi, Vibrazioni sottili. Senza titolo (Bande Colorate), 1972, acrilico su tela, 150×200. Courtesy: Prometeogallery di Ida Pisani
Rosanna Rossi, Vibrazioni sottili. Senza titolo (Spaghi), 1978/79, spago su carta Arches, 49×49 cm cad. (Installazione 6 e 9 pezzi). Courtesy: Prometeogallery di Ida Pisani
Rosanna Rossi, Vibrazioni sottili. Installation view (sx/dx): Senza titolo (Bande Colorate), 1982, acrilico su tela, 150x150cm / Senza titolo (Omaggio a Klimt), 1982, acrilico su tela, 200×150 cm / Acqua, 1979/80, pastelli su tela di lino, 200×150 cm. Courtesy: Prometeogallery di Ida Pisani
Rosanna Rossi, Vibrazioni sottili. Installation View (sx/dx): Senza titolo (Forma Sonata), 2007, acrilico e olio su tela di lino, 200×150 cm / Senza titolo (Beautiful Lines), pennarello su tela, 150×120 cm. Courtesy: Prometeogallery di Ida Pisani
Crede che l’arte sia una continua ricerca di forme espressive per raffigurarsi il mondo in modi che ancora non conosciamo. Laureata in Lettere, prima si è specializzata all’Università degli Studi di Bergamo con una tesi su cosa resta di una performance, poi ha frequentato la scuola curatoriale presso l’Università di Malta. Dal 2013 collabora con associazioni, spazi espositivi e gallerie come cultural producer e curatrice indipendente.
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