Relazione locale. Superare i limiti. Correre i rischi. Vulnerabilità estesa. Esposizione al caso. Reazioni primarie. Sono queste alcune delle posizioni radicali che ben sa assumere Ruben Montini quando performa. Rappresentato da Prometeo Gallery Ida Pisani, l’artista classe 1986, che fin dagli esordi ha dedicato il suo corpo all’arte, tatuandosi sulla gamba sinistra “FROCIO” per esprimere il suo bisogno interiore di affermare a sé stesso e agli altri la sua sessualità, sa, nel corso del suo eseguire performativo, condurre l’azione nel margine più stretto, ma densamente ricco di possibilità, che si apre tra il preordinato, ovvero la progettazione, e il contingente, ovvero l’occasione concreta dell’esecuzione.
Riprendendo l’insegnamento di Hans George Gadamer, parlo di occasione per dire che il significato è determinato nel suo contenuto dall’occasione a cui deve servire, così che in tale contenuto ci sia di più di quanto vi sarebbe indipendentemente da tale occasione. Le performance di Montini non sono da considerarsi affatto un “mezzo”, piuttosto le definirei present-azioni che marcano identità, controllano lo spazio-tempo e reagiscono a condizioni socio-emozionali, formali, politiche, culturali e storiche.
Alla Manchester Metropolitan University è stata di recente inaugurata All good things, una mostra collettiva che celebra i 27 anni di Interactive Arts BA e Ruben Montini, ex studente, espone Ritratto di mia madre come la donna più bella del mondo, un video di 6’43’’, girato nel 2019, che documenta qualcosa che tutti, in maniera più o meno simile, abbiamo fatto cercando di vestire gli abiti dei genitori. Un gesto semplice, intimo, che Montini porta agli occhi di chi lo guarda mentre un truccatore professionista trasforma il suo volto fino a renderlo simile a quello della madre negli anni in cui l’ha messo al mondo.
Vestendo i panni di sua madre, come accade nell’omonima performance documentata dalla serie esposta presso Alšova jihočeská Galerie a České Budějovice (CZ), in occasione della quale si è tatuato sul grembo “TI AMEREI PER SEMPRE”, l’artista – con un tributo pieno d’amore – mette in discussione l’idea di genitorialità rispetto a un’impossibilità biologica, in quanto maschio gay, e un’impossibilità politica dettata dalle restrizioni che impediscono l’adozione alle coppie omosessuali.
Se è vero, come scriveva Bataille, che gli occhi umani non sopportano né il sole, né il coito, né il cadavere, né l’oscurità, ma con reazioni differenti, è altrettanto vero che Montini, con il linguaggio visivo che lo contraddistingue, restituisce quella verità che si dà in ciò che eccede il sistema, in un flusso emotivo che passa da lui a noi connettendoci in una forma di comunicazione così intensa che, supponendo la negazione dei valori esistenti che limitano il possibile, le pulsioni, i bisogni, i desideri autobiografici diventano indistintamente collettivi.
Parallelamente all’eseguire performativo, Montini realizza arazzi in broccato sardo che hanno tutto il valore di vere e proprie dichiarazioni di essere di fronte alle quali non dobbiamo commettere l’errore di etichettare un artista del suo calibro semplicemente come nostalgico o romantico (I would have woken up every single day aware of the fact that among all the billion of people living in this world no one would have been you e No also mental ni siquiera del corazón sino de la piel de los hues más aún una cosa de la sangre de los pulmones una cosa de la sangre y de los pulmones cue me have respirare y sentir vivo sono gli ultimi due realizzati in ordine temporale).
Con ogni sua azione e ogni sua opera egli sa, di fatto, contribuire in maniera determinante all’illuminazione della società. Gli Invisibili, in proposito, è un’opera installativa composta da una serie di ricami su stampe fotografiche, montati su rame, che ci racconta la tragica cronaca dei viaggi dei migranti che cercano di raggiungere le coste europee nel Mediterraneo. L’artista, ricamando con i toni dell’azzurro dell’acqua e di conseguenza coprendo le immagini delle persone e delle barche che troppo spesso affondano proprio nelle nostre acque, rende presente una triste assenza e dà voce a valori umani assoluti, alla pietas universale: un valore più alto di qualsiasi norma giuridica in qualsiasi tempo, in qualsiasi luogo.
Ma un contributo alla società ancor più coerente, e oggi più che mai attuale di fronte alla cautelare chiusura dei confini di ciascun paese europeo, è il progetto itinerante Questo Anonimato É Sovversivo, che consiste in un viaggio attraverso ogni singolo Paese dell’Unione Europea che l’artista compie – invitando il pubblico a collaborare all’esecuzione utilizzando il mezzo del ricamo a mano – con l’obiettivo di creare un colossale pezzo che possa esprimere metaforicamente la bellezza di un crogiolo di persone diverse che condividono motivi comuni e background culturali simili.
Quando si tratta di Ruben Montini, dunque, appare chiaro quanto è decisivo che per ogni azione l’occasionalità sia contenuta nella stessa intenzione dell’opera. È dunque l’opera stessa che, nell’evento dell’esecuzione, accade. Montini ci restituisce la sua essenza di essere occasionale in modo che solo l’occasione dell’esecuzione dia voce all’opera e metta in luce ciò che in essa è contenuto. Ecco perché definiamo la sua arte reale, perché è immediata, perché ne vediamo il lato bello, perché ci fidiamo. E non chiediamo altro.
Info:
Ruben Montini, Ritratto di mia madre come la mamma piu bella del mondo, 2019. ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
Ruben Montini, Gli Invisibili, 2019. Veduta dell’installazione. Ricamo su stampa fotografica su carta Hahnemühle, filati sintetici e di cotone, broccato sardo, seta, carta, nastro adesivo, montato su legno e rame. ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
Ruben Montini, Más Aún, 2020, 150×200 cm broccato sardo su velluto, fili metallici dorati, frange di seta. ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
For all the images: courtesy the artist & Prometeo Gallery Ida Pisani Milano/Lucca
Crede che l’arte sia una continua ricerca di forme espressive per raffigurarsi il mondo in modi che ancora non conosciamo. Laureata in Lettere, prima si è specializzata all’Università degli Studi di Bergamo con una tesi su cosa resta di una performance, poi ha frequentato la scuola curatoriale presso l’Università di Malta. Dal 2013 collabora con associazioni, spazi espositivi e gallerie come cultural producer e curatrice indipendente.
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