In un momento in cui le gallerie sono chiuse il posto giusto dove fare mostre è l’online o una libreria! Possibilmente in centro a Milano! Sotto la galleria Vittorio Emanuele II! Magari la Libreria Bocca che da tempo svolge una intensa attività di promozione dell’arte. La curatrice Vera Agosti si avvale dell’una e dell’altra possibilità: propone sia Save Humanity una call per dare spazio, in una mostra ospitata sull’omonima pagina Facebook, alle riflessioni di artisti italiani e internazionali sulle questioni aperte dal Covid-19 (aperta in occasione della Giornata del Contemporaneo del 5 dicembre 2020, la call è tuttora in corso e resterà aperta fino al termine dell’emergenza pandemica) sia, nella libreria Bocca, la mostra Space Parallel in collaborazione con la galleria MA-EC con artisti da più parti del mondo che si confrontano con mondi altri. Sono dodici artisti internazionali, da Cina, Brasile, Argentina, Spagna, Romania e Repubblica Moldova che lavorano sul concetto di spazio, con tecniche differenti. I paesaggi di Julia Romano sono il risultato di elaborazioni digitali e fotografie naturalistiche dell’America latina in collage che citano celebri dipinti di paesaggio della storia dell’arte europea per cui compaiono tempietti e colonne greche, laghetti da giardino all’inglese, piante che si specchiano nel biancore totale che avvolge la composizione e la sospende nel nulla. Anche la figura che si staglia nella raffinata fotografia in bianco e nero di Qingyu Deng è sospesa tra traffico cittadino, palazzi, gru, paesaggio di mare, spiaggia, voglia d’estate, e una figura geometrica, un triangolo che pende sulla sua testa in maniera inquietante. Ma c’è anche l’astrazione digitale di Tianqi Niu, che si innesta su uno spazio naturale come le geometrie dorate di Cristina Navarro; i delicati ma misteriosi e dinamici acquarelli di Yu Wu e quelli lirici di Coca Rodriguez Coelho, dedicati a una genesi incompiuta; la scultura del volto di Cristo da stampante 3D di Iñaki Van den Brule Roldán in forma di fotografia così come la doppia scultura reticolare raffigurante un volto di donna nello scatto di Francisco Gómez Jarillo. La fuga in uno spazio parallelo è suggerita anche da una fanciulla che indica il cielo nel dipinto di Xinyan Tang di ispirazione classica o negli acrilici trasparenti di Lavinia Rotocol, che cercano di penetrare negli strati profondi dell’esistenza o in un cielo e un mare a perdita d’occhio nello scatto di Yan Li; e la Moldava Aliona Cotorobai, con umani e fiori che si confondono nelle pennellate degli stessi toni di colore. L’artista è presente anche nell’altra mostra, quella on line. “In mostra, come dice la curatrice, allo stato attuale, il pensiero degli artisti si è rivolto ai baci e agli abbracci, ora negati dal virus; alla casa e agli affetti domestici; alla solitudine; alla salvaguardia della natura e al godimento della sua bellezza; alla speranza; alla salvezza del Cristo; alla cura degli altri; ai migranti; all’importanza del ruolo femminile e dell’intelligenza umana; alla protesta contro le ingiustizie…” Il fiore imprigionato in una stanza costruita in scala, nel video Diario di una quarantena, 2020, di Antonio Delluzio, fotografato quotidianamente, rappresenta la passione di questo essere che si sporge alla finestra e cerca di resistere finché non cede tristemente. Un bellissimo esempio di poetica trasposizione dell’umana sofferenza. Mentre Peace Maker di Loredana Galante affronta il tema in maniera ironica con l’infermiera che porta un cuore nuovo (finto) alla paziente. La giapponese Tomoko Nagao, reinterpreta l’Apoteosi della Famiglia Pisani del Tiepolo in una apoteosi di medicinali che invadono la nostra vita fatta ormai di aspirina, tachipirina, amuchina, e chissà cos’altro. A salvarci può esserci solo un nuovo Abbraccio come quello di Milena Barberis, per ora solo spettacolo per noi spettatori o i Baci Rubati di Omar Galliani che aspettiamo con ansia, o la fiducia nella fede religiosa come fa Giovanni Cerri, con il suo Ama il prossimo tuo come te stesso. Altrimenti possiamo solo puntare sulla Protest, una ardente scritta in legno di Fernando De Filippi anche se sappiamo che non porterà a niente. Vera Lini si affida a Piccole farfalle, leggere amiche, pigramente adagiate su una roccia, che simboleggiano la rinascita post pandemica, per ripartire da piccoli gesti, per incominciare a stupirci nuovamente della bellezza delle piccole cose. Ecco che lo sguardo posato su lievi farfalle induce quel sorriso complice verso il futuro. Tre elementi solo accennati, suggeriti, nella fotografia di Roger Ballen, sulla quale si innesta il reading poetico con versi di Gabriele Tinti e con la voce dell’artista stesso. La domanda è se la salvezza stia in quel che resta da fotografare. E un’altra domanda sorge spontanea di fronte a Il silenzio e lo stupore di fronte alla porta chiusa di Iaia Filiberti, fotografia della performance itinerante, estate 2020. Per salvare l’umanità, bisogna aprirla. Tante le opere che aprono un dibattito ancora aperto finché durerà la Pandemia, e che forse continuerà a essere pressante anche se ne usciremo e ci toccherà affrontare nuovi problemi non meno incalzanti.
Omar Galliani, Baci rubati Covid 19, 2020, grafite su tela, cm 60 x 60
Tomoko Nagao, Glory of the Pisani family, 2020, digital contents, (C)TOMOKO NAGAO 2020
Emanuele Magri insegna Storia dell’Arte a Milano. Dal 2007 scrive dall’estero per Juliet art Magazine. Dagli anni settanta si occupa di scrittura e arti visive. Ha creato mondi tassonomicamente definiti, nei quali sperimenta l’autoreferenzialità del linguaggio, come “La Setta delle S’arte” nella quale i vestiti rituali sono fatti partendo da parole con più significati, il “Trattato di artologia genetica” in cui si configura una serie di piante ottenute da innesti di organi umani, di occhi, mani, bocche, ecc, e il progetto “Fandonia” una città in cui tutto è doppio e ibrido.
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