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Scolpire il suono: “ALLA CONSOLLE” di Sonia Andresano all’Auditorium di Roma

Chi conosce la pratica di Sonia Andresano non può omettere l’importanza dell’atto esperienziale che l’artista “imprime” visibilmente in ogni sua opera. Sonia Andresano è fieramente una scultrice e con approccio scultoreo si rapporta a ogni medium, ogni strumento organico, inorganico o tecnologico utilizzato, diventa espressione funzionale dei significanti presenti nelle sue opere.

Sonia Andresano, “ALLA CONSOLLE”, 2022, installation view, Sound Corner 62, Auditorium Parco della Musica, Roma, 2022, courtesy l’artista e Sound Corner

In ALLA CONSOLLE, opera di sound art curata da Claudio Libero Pisano e presentata lo scorso 7 novembre in occasione di Sound Corner, progetto di Anna Cestelli Guidi all’Auditorium di Roma, il susseguirsi di suoni spontanei, generati da un rubinetto usurato, viene, tramite la modulazione delle manopole, diretto dall’artista come in un’orchestra. Quello che si pensa frutto di un lavoro processuale, artificiale e digitale, non è altro che l’atto – volontario – di Andresano di modulare ciò che è già presente nella realtà. Nell’azione interpretativa esiste anche il portato dell’azione immaginativa, la quale comunica nel suo sé gli elementi poetici che vanno al di là della stessa traduzione in immagine. L’opera attiva nello spettatore in ascolto un processo immaginifico sempre differente, dove il suono stridulo della pressione del rubinetto si fa lamento straziante, il grave della vibrazione dell’aria appare reso da strumenti a fiato, da rumori reiteranti di martelli pneumatici, per poi disvelarsi nella sua natura domestica.

Sonia Andresano, “BARCODE”, 2020. Ph. Luis do Rosario, courtesy Albumarte e l’artista

Dunque, quando si riflette attorno all’atto scultoreo, si tende a focalizzare l’attenzione sull’estrapolazione finale della forma attraverso la materia, nonché – banalmente – al risultato conclusivo. La chiave di lettura critica, tuttavia, non risiede solo nel tenere conto dell’atto gestuale dello scolpire come di un generatore di forme o come contenitore plastico di significati, ma anche nel prevedere e includere le logiche spaziali che l’artista è obbligato a considerare, al di là del mezzo utilizzato. Il suono, per Andresano, diventa materia scultorea, il cui andamento dei toni, plasmati, genera una forma immaginaria. Nel campo del sentire, il sentimento proprio dell’ascolto del lavoro ALLA CONSOLLE è in grado di oggettivarsi staccandosi, parafrasando Andrea Pinotti, dal suo soggetto senziente e lanciandosi al di là dell’individuo stesso[1]. L’atto di andare oltre l’io, quindi, diventa per Andresano volontà di potenza, intesa come espressione puntuale del movimento, intima essenza dell’essere e della sua pratica. “Quando un’opera esce fuori dallo studio diventa di tutti”[2], afferma infatti Andresano, e soltanto attraverso l’atto empatico avviene lo scambio fra l’artista e il suo fruitore.

Sonia Andresano, “Trammammuro”, 2018, courtesy l’artista

La capacità dell’artista di saper girare intorno alla materia, abilità che scaturisce poi nell’attuazione di processi additivi o sottrattivi della stessa, è stato determinante non solo a formare la sua poetica, ma anche a definirne una prassi. Nel plasmare la materia, ritornando alle origini e ad Aristotele, la sua essenza è legittimata dal portare qualcosa nella presenza. Ciò che la funzione dell’estetica ha abituato lo spettatore odierno a pensare è considerare l’atto poietico proprio dell’arte – nonché l’essenza del pro-durre nella presenza – un fine ultimo. L’opera invece non è il risultato di un fare, ma qualcosa di sostanzialmente altro. Nella praxis greca, o lavoro artistico, è contenuto nella sua stessa radice l’atto di “andare attraverso” di un passaggio che va fino, od oltre, al limite. Allo stesso modo in una sequenza del video BARCODE, 2020, che Andresano espose qualche anno fa ad AlbumArte di Roma, la tensione sonora generata dal traballio del cancello che il performer in equilibrio tenta di superare amplifica l’atto patetico di superarlo. Il suono è espressione di tematiche care ad Andresano legate all’irrequietezza, al viaggio e al limite, che accompagnano sempre visivamente, o in divenire, le sue opere.

Sonia Andresano, “Sconcerto”, 2020, installazione sonora, Fourteen ArTellaro, courtesy l’artista

Sonia Andresano, “Sconcerto”, 2020, installazione sonora, Fourteen ArTellaro, courtesy l’artista

Gli aspetti personali dell’artista veicolano poi significanti universali, ma mai legati a un filone narrativo precostituito o scandito, evocando invece agli occhi di chi osserva un andante dinamismo potenziale. Andresano, quasi investita da un pensiero nietzschiano, considera il continuo divenire come forma autentica della realtà ed espressione di irrequietezza, rifiutando una linearità temporale. Il suono di ALLA CONSOLLE segue quasi la logica dell’eterno ritorno, dove le tonalità più gravi andanti si trasformano in acute, trasformando un’apparente sinfonia caotica in un aureo e armonico cerchio immaginario. La natura, ondulata proprio del suono come movimento diffusivo di una materia invisibile, nell’opera di Andresano attraversa concettualmente il confine del suo contenitore: il passante impegnato a oltrepassare il corridoio sente echeggiare in lontananza rumori stonati, che creano un cortocircuito narrativo fra contenitore e contenuto. Il foyer di Sala Petrassi, luogo di raccolta e di sosta silenziosa, scenografia di attese intime e affettive, diventa per il fruitore un contenitore poroso di sinfonie immaginifiche diversificate che si diffondono progressivamente nei corridoi. Suggerire punti di vista molteplici e simultanei della realtà non è per Andresano un atto di divina conoscenza, quanto più un lascito potenziale di questa, accettandone la sua continua impermanenza attraverso sequenze e istantanee visive in movimento, ma anche melodie allegoriche. Il suono del viaggiare di treni, associati al salire e scendere di un ascensore (Trammammuro, 2018) esprime la volontà di potenza dell’arte stessa, la quale, parafrasando Agamben, distaccata dall’artista e dalla sensibilità dello spettatore, si pone “come il tratto fondamentale dell’universale divenire”[3].

[1] Andrea Pinotti, Empatia. Storia di un’idea da Platone al Post-umano, Laterza Editori, Bari, 2014, p.65.
[2] Daniela Cotimbo, Conversazioni, in All Boom Arte, Artisti/e italiani/e ad AlbumArte, 2011-2020, a cura di Cristina Cobianchi, Quodlibet, Macerata, 2021, pp.313-320.
[3] Giorgio Agamben, L’uomo senza contenuto, Quodlibet, Macerata, 1994, p.140.

Info:

Sonia Andresano, ALLA CONSOLLE
a cura di Claudio Libero Pisano
01/11/2022 – 30/11/2022
Sound Corner 62
a cura di Anna Cestelli Guidi
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
Sala Petrassi, Teatro della Borgogna
via Pietro de Coubertin 10, 00196 Roma
www.auditorium.com


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