Il Palazzo della Secessione è un edificio cubico sormontato da un frontone, con decorazioni floreali in oro e di grande impatto visivo. Fu costruito tra il 1897 e il 1898 su progetto del giovane architetto Joseph Maria Olbrich, esponente della Secessione, nonché allievo del già famoso Otto Wagner. Fu realizzato come con l’intento di ospitare le mostre di autori contemporanei e in qualche modo appartenenti alle correnti anti-accademiche e a tale uso è ancora adibito. Sulla fronte dell’edificio compare l’epigrafe “Der Zeit ihre Kunst der Kunst ihre Freiheit” (A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà), uno slogan ancora oggi insuperato e di grandissima attualità.
Il famoso “Fregio di Beethoven” (considerato punto apicale dell’Art Nouveau viennese), ospitato nella parte sotterranea del Palazzo della Secessione, fu realizzato da Gustav Klimt in occasione della XIV mostra dell’Associazione degli artisti austriaci (1902) e quell’edizione toccò i 60mila visitatori.
In linea con gli intenti originari e con il motto stampigliato sulla facciata, il Palazzo della Secessione sta realizzando un programma espositivo di orientamento internazionale, presentando importanti declinazioni di espressioni artistiche contemporanee con mostre personali o tematiche. A tutti gli effetti, il Palazzo della Secessione è il più antico spazio espositivo indipendente al mondo, espressamente dedicato all’arte contemporanea, ed è tuttora gestito da un’associazione artistica.
Fino al 7 febbraio, il Palazzo della Secessione ospita due mostre degne di nota. La prima è dedicata al lavoro di Edi Hila (Shkodra, 1944, vive a Tirana) la cui carriera fu ostacolata dal regime della Repubblica Socialista Popolare perché il suo lavoro non era ritenuto in linea con i dettami del realismo socialista e poté liberarsi da questi ostacoli solo con il crollo di quel potere politico. Le sue immagini riguardano il cambiamento, la speranza e la frustrazione, l’inventiva e la creatività della gente comune, la lotta per la sopravvivenza e per la democrazia, la rivendicazione di valori e obiettivi sociali. L’architettura e l’ambiente urbano gli forniscono le impostazioni e il substrato del suo discorso, attraverso testimonianze della vita di tutti i giorni. Lavorare su serie tematiche gli permette di presentare i rispettivi argomenti in modo completo e sfaccettato, sperimentando le rispettive variazioni formali e compositive.
Nella mostra “Der Klang der Tuba” (The Sound of the Tuba), Hila presenta una ventina di dipinti, a partire dalle opere create sul finire degli anni Novanta. Le opere coprono un arco di tempo che collega le migrazioni globali del giorno d’oggi alle deportazioni politicamente motivate nella prima fase del comunismo in Albania. Nelle immagini di Hila, il presente e il passato stanno su un piano di parità e, nonostante le diverse condizioni, ogni opera mostra un numero sorprendente di parallelismi e invita a riflettere sulle condizioni odierne.
La seconda mostra riguarda un insieme di installazioni video di Lawrence Abu Hamdan (nato nel 1985 ad Amman, vive a Dubai). Lawrence Abu Hamdan si occupa di suono, linguaggio, documentazione, memoria e ricerca della verità nel contesto delle crisi legali e umanitarie del presente. Nella mostra attuale (“Green Coconuts and Other Inadmissible Evidence”) vengono esibite quattro opere, suddivise in due sottogruppi, che trattano l’argomento della testimonianza in termini anche giuridici e in qualche modo rompe il fronte dell’omertà e spinge verso altre forme di testimonianza e denuncia. Per esempio, l’installazione audiovisiva After SFX (2018) è emersa da un’indagine sulla prigione siriana Saydnaya intrapresa nel 2016 insieme ad Amnesty International e Forensic Architecture. Abu Hamdan ha intervistato gli ex prigionieri e ha creato con il loro contributo un documento sonoro sulla prigione, che avrebbe dovuto fornire informazioni sull’architettura dell’edificio, le condizioni di vita al suo interno, le torture lì perpretate, il numero dei prigionieri, e così via. Il lavoro di Lawrence Abu Hamdan (che è stato esposto anche all’ultima documenta) è sostenuto da Alserkal Arts Foundation.
Fabio Fabris
Info:
fino al 7 feb 2021
Edi Hila. “Der Klang der Tuba”
Lawrence Abu Hamdan. “Green Coconuts and Other Inadmissible Evidence”
Secession
Friedrichstr. 12, Wien
da mar a dom h 14.00 – 18.00
office@secession.at
Edi Hila, Der Klang der Tuba, 2020, vista della mostra al Palazzo della Secessione. Foto Oliver Ottenschläger, courtesy Secession
Edi Hila, Municipalité de Tirana, 2011, oil on canvas, 105 x 175 cm, ph courtesy Galerie Mitterrand, Paris
Lawrence Abu Hamdan, Once Removed, 2019, vista dell’installazione al Palazzo della Secessione, 2020. Foto Iris Ranzinger, courtesy Secession
Lawrence Abu Hamdan, After SFX , 2018, vista dell’installazione alla Palazzo della Secessione, 2020. Foto Iris Ranzinger, courtesy Secession
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