La mostra Senza Cornice. Opere scelte alla galleria Studio G7 nasce dal desiderio di Ginevra Grigolo di vedere una parete della sua galleria “piena di multipli”. E così sul muro di fronte all’ingresso si sono date appuntamento le opere su carta realizzate dagli anni ’70 a oggi da decine di artisti, rappresentanti di una variegata gamma di gusti e tendenze, che nel corso di 45 anni di attività espositiva sono stati protagonisti dell’avventura di Studio G7. Nessuno schema e nessuna convenzione hanno guidato questa scelta, epoche e tecniche differenti si susseguono rispettando l’unico vincolo di una presentazione minimale, che esclude di proposito l’abituale display della cornice per enfatizzare la nuda eloquenza di ciascun pezzo. L’insieme si configura come un inusuale coro di solisti in cui ogni voce fa sentire il proprio inconfondibile timbro e la propria monodia senza prevaricare gli altri o risultare dissonante. Non è facile individuare la ragione per cui personalità artistiche così forti e differenti riescano a fondersi fino a comporre un panorama visivo armonioso ma, come sottolinea il testo critico di Leonardo Regano, il fil rouge che collega le opere in mostra è la personalità altrettanto forte di Ginevra Grigolo, che ha amato, scelto e sollecitato quei lavori dai suoi amici artisti. Così la mostra è anche un omaggio alla storia della galleria, che inizialmente si specializzò, su suggerimento di Renato Barilli, proprio nel settore dei multipli d’autore per conciliare l’esigenza di proporre una ricerca di alto livello con la necessità di rivolgersi a un collezionismo attento ma non in grado di fare importanti investimenti economici.
In Senza Cornice. Opere scelte quindi sfilano sotto gli occhi dell’osservatore varie declinazioni artistiche riconducibili al linguaggio astratto e concettuale, la cui esplorazione da sempre costituisce il campo d’indagine privilegiato di Studio G7. In questa rassegna si alternano interpretazioni più o meno istintive e materiche, come la soffusa litografia di Giuseppe Santomaso, le scritte mitologiche ad acquarello di Anne e Patrick Poirier o il collage di Mimmo Rotella e grafiche dall’impronta razionale la cui apparente linearità di pensiero viene contraddetta dalla programmatica introduzione di logiche eterodosse, come accade in Verità e menzogna di Ugo Nespolo o nelle quattro serigrafie con cui Antonio Calderara analizza le impercettibili variazioni cromatiche di una distesa di quadratini verdi.
Alcune opere manifestano una chiara vocazione scultorea virtuosisticamente giocata su spessori minimi, come la carta rigata e forata di Alberto Garutti, l’alveare di Jessica Carroll o la calcografia citazionistica di Adriano Altamira, mentre altre potrebbero essere progetti di sculture ancora da realizzare, come l’incisione fortemente chiaroscurata di Marco Gastini o Le città di Lamone di Mirta Carroli in cui la potente tensione lineare del disegno viene a stento trattenuta da un denso sfondo color ruggine. Certi lavori esprimono un’accurata delicatezza biologica, come l’Ovopositore di Mariateresa Sartori, mentre altri interpretano il suggerimento naturalistico come squillante motivo pop, come le cancellature a macchia di leopardo di Emilio Isgrò.
Non manca una nutrita rappresentanza di artisti che interagiscono a vari livelli con il medium fotografico, a partire da László Moholy Nagy, forse il capostipite della fotografia astratta, presente in mostra con uno dei suoi classici Fotogrammi. Troviamo poi tre lavori di Franco Guerzoni appartenenti a diversi momenti della sua vicenda creativa in cui il paesaggio fotografato diventa espressione o pretesto di stratificazioni mentali ed emotive, l’attenzione di Paolo Masi per le naturali coincidenze geometriche dell’ambiente urbano e le suggestive sovrapposizioni di vedute e parole di Pierluigi Fresia, che affascinano per la calibrata aleatorietà degli abbinamenti visivi e semantici.
A questa sezione, che invita lo spettatore a cercare i propri individuali percorsi d’affezione, fa da contrappunto una selezione di opere uniche allineate ai lati della galleria che, dialogando con i multipli a livello concettuale, estetico e stilistico, si offrono all’interrogazione dello sguardo come a voler sornionamente mettere in crisi la presunta differenza ontologica tra riproduzione e originale. Gli artisti sono Italo Bressan e Elisabeth Hölzl, entrambi caratterizzati da una naturale vocazione alla ripetizione differente e dall’interesse per l’estrapolazione di elementi ambientali che nei loro lavori diventano catalizzatori di nuove dinamiche pittoriche e strutturali.
Italo Bressan indaga le potenzialità spaziali e costruttive dell’ombra intesa come materia e non come semplice mancanza di luce; le sue carte, macchiate in modo indelebile da polvere di carbone che finge tridimensionalità dove si aprono voragini e buchi neri imperscrutabili all’occhio, sono un catalogo di gesti emblematici che suggeriscono coaguli di energia e tensione scanditi dal tempo interiore della pittura. Il tempo sospeso ed esistenziale dell’arte si scontra nelle sue opere con l’evanescenza della memoria che inesorabilmente erode i nostri punti fermi, come la polvere di carbone che lentamente scivola sul supporto per diventare alone e ombra.
Di fronte a queste costellazioni di tracce effimere, le opere di Elisabeth Hölzl, realizzate negli anni ’90 ma esposte per la prima volta in quest’occasione, nascono da una campionatura mentale dello spazio architettonico da cui l’artista astrae suggerimenti strutturali, cromie, atmosfere e materiali per ricomporli in luminose visioni svincolate dal referente ma ancora perfettamente abitabili dal pensiero. La memoria qui è interpretata come trasparenza e come impressione che nella sua costitutiva labilità riesce a essere più duratura degli oggetti reali di cui originariamente è stata la sintesi. Nelle sue carte si sovrappongono stesure di colore liquide, fogli di acetato ritagliati per formare sottili varchi spaziali ed elementi filiformi impercettibilmente aggettanti, il cui assoluto equilibrio reciproco ne rivela le imprevedibili potenzialità attuative.
Info:
Senza Cornice. Opere Scelte
Italo Bressan | Elisabeth Hölzl | Adriano Altamira | Luciano Bartolini | Gianfranco Baruchello | Pinuccia Bernardoni | Anna Valeria Borsari | Antonio Calderara | Francesco Candeloro | Mirta Carroli | Jessica Carroll | Eun Mo Chung | Daniela Comani | Fabrizio Corneli | Giovanni D’Agostino | Giuliano della Casa | Bruno di Bello | Pierluigi Fresia | Alberto Garutti | Marco Gastini | Franco Guerzoni | Emilio Isgrò | Paolo Masi | László Moholy Nagy | Ugo Nespolo | Giulio Paolini | Luca Maria Patella | Anne e Patrick Poirier | Mimmo Rotella | Giuseppe Santomaso | Mariateresa Sartori | Antonio Violetta
a cura di Renato Barilli e Leonardo Regano
14 dicembre 2018 – 26 gennaio 2019
Studio G7
Via Val D’Aposa 4/A Bologna
Senza Cornice. Opere Scelte, exhibition view, Galleria Studio G7
Franco Guerzoni, Archeologia, fotolito, cm 50×70, tiratura 36/150
Alberto Garutti, S.T., carta e tela vinilica forate, cm 50×50, tiratura 13/50
Pierluigi Fresia, Ricordava tutti…, 2015, fotografia, cm 32×44, tiratura 1/8
Paolo Masi, Cromo interferenze riflesse, 1970, 5 fotografie bn, intervento ambientale a Zafferana, cm 23×17,5 cad., p.a.
Elisabeth Holzl, S.T., 1990/1991, tecnica mista su carta, cm 50×70 circa, 6 opere
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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