Il tema della città ideale, massima espressione dei canoni di ordine e misura che nel Rinascimento rivoluzionarono l’estetica sulla scia della riscoperta della classicità, non ha mai smesso di ispirare ad artisti e architetti nuove utopiche visioni urbane in cui lo spazio pubblico diventa luogo di raccordo privilegiato tra la razionalità e l’espressione artistica. Il disegno urbanistico di questi progetti reali o immaginari riflette, secondo uno schema prevalentemente geometrico, l’aspirazione a un perfetto equilibrio tra funzionalità e bellezza per esprimere la centralità dell’uomo e la sua tensione ideale. Nelle ambientazioni rinascimentali, concepite come topoi alternativi alla Natura, i palazzi sono simmetricamente collocati attorno al centro della rappresentazione individuato da una Rotonda, edificio idealmente complementare al vuoto universale che domina all’esterno. Il cerchio, figura da sempre ritenuta perfetta e autosufficiente, ha incarnato utopie di ogni epoca e latitudine, come il cenotafio di Newton progettato nel 1784 da Étienne-Louis Boullée, la Chiesa sferica disegnata negli anni ’70 da Ludovico Quaroni a Gibellina o il Matrimandir disegnato da Roger Anger ad Auroville, celebre eco-villaggio indiano fondato nel 1968 da una comunità hippie.
La suggestione concettuale di un’utopica città-stato che condensa e accentra lo spazio attorno a sé ritorna nei visionari paesaggi-collage della serie Oasi di Sergia Avveduti attualmente in mostra alla galleria AF arte contemporanea di Bologna. In queste tavole l’artista assembla frammenti di immagini tratte da riviste di viaggi degli anni ’60 e dall’enciclopedia Larousse in modo da creare nuovi panorami che costituiscono la summa ideale di tutti i paesaggi esistenti e di quelli sedimentati nel nostro immaginario. In ogni composizione si sovrappongono elementi architettonici e naturali fedelmente ritagliati seguendo i contorni di ogni oggetto, forme astratte, perlopiù circolari, che riproducono texture urbane, brani di cielo o di mare e inserti di carta sfrangiata con la forbice che conferiscono un’imprevedibile tridimensionalità organica all’insieme. Le inevitabili incongruenze prospettiche e logiche dei vari elementi che creano la visione vengono armonizzate da una gamma cromatica uniforme in cui prevalgono tinte tenui e fredde, come se il paesaggio fosse rischiarato da una luce mentale di cui è impossibile individuare la fonte. L’atmosfera tersa degli sfondi su cui si stagliano le sagome nette degli edifici e delle infrastrutture raffigurate richiama la rarefatta perfezione delle vedute ideali del Rinascimento, mentre lo slancio iperbolico delle architetture colloca l’apparizione in un’imprecisata contemporaneità utopica. Le sporadiche presenze umane che compaiono in queste Oasi intellettuali funzionano come unità di misura minime di un miraggio che sembra equiparare la meraviglia della natura alla magnificenza di un’architettura che pare aver sopraffatto il suo creatore, ipotizzando un nuovo antropocentrismo in scala sovrumana.
Sergia Avveduti considera il collage un dispositivo di visualizzazione, una sorta di zoom ottico che potenzia la capacità della fotografia di rappresentare l’invisibile concretizzando come reale tutto ciò che si può immaginare o ricordare condensandolo in una nuova immagine. La connotazione onirica delle sue vedute, che emula il processo di deformazione a cui la memoria sottopone le informazioni visive che raccoglie, crea un intrigante cortocircuito con il rigore compositivo degli oggetti architettonici razionalmente giustapposti come se fossero proiezioni di un avveniristico disegno progettuale. Lo spettatore è quindi invitato ad abitare mentalmente quei paesaggi solitari e a percorrerne le strade protese verso l’infinito, immaginandosi parte di un mondo ideale in cui la forza di gravità non esiste e il cielo si può toccare sporgendosi dalla finestra di un grattacielo o attraversando un ponte che collega terra e nuvole.
Info:
Sergia Avveduti. Oasi. Collages on paper 2018
26 ottobre – 30 novembre 2018
AF arte contemporanea
Via dei Bersaglieri 5/E Bologna
Sergia Avveduti, Raccordo, 2018
Sergia Avveduti, Fiamma di fieno, 2018
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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