Dal 24 al 26 gennaio 2020 si svolgerà la 44° edizione di Arte Fiera, diretta per il secondo anno da Simone Menegoi. L’opening (su invito) è fissato per giovedì 23 gennaio, dalle ore 12.00 alle 21.00. La manifestazione si terrà nei padiglioni 18 e 15, perciò l’accesso non sarà più da piazza Costituzione, bensì dall’ingresso Nord.
Lei è al secondo anno di mandato per la direzione artistica di Arte Fiera; quali risultati positivi si aspetta da questa edizione?
In primo luogo, spero che il grande sforzo che stiamo facendo per incentivare la presenza ad Arte Fiera di collezionisti italiani e stranieri – centinaia di VIP ospitati in albergo, sia su indicazione delle gallerie sia della nostra VIP manager, Costanza Mazzonis di Pralafera – abbia una immediata e tangibile ricaduta a favore dei nostri espositori. A livello di partecipazioni, incassiamo l’accoglienza benevola dell’edizione dell’anno passato sotto forma di graditi ritorni di gallerie importanti (Giorgio Persano, Pinksummer, A arte Invernizzi, Il Ponte, e molti altri) e di nuovi arrivi significativi, anche dall’estero (Richard Saltoun e Arcade da Londra, ad esempio).
Quali i motivi di vanto dell’edizione 2020?
Rispetto al 2019, le sezioni curate passano da una a tre: a Fotografia e immagini in movimento, curata, come l’anno passato, dalla piattaforma Fantom, si aggiungono Pittura XXI (a cura di Davide Ferri), una sezione inedita dedicata alla pittura del nuovo millennio, e Focus, una ristretta e prestigiosa selezione di maestri del dopoguerra curata da Laura Cherubini e dedicata alle vicende della pittura in Italia fra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Settanta. E poi un public program di tutto rispetto, che annovera un nuovo progetto speciale d’artista affidato a Eva Marisaldi (Welcome), una grande mostra a cura di Eva Brioschi che continua la ricognizione nelle collezioni istituzionali d’arte moderna e contemporanea, pubbliche e private, di Bologna e della regione (L’opera aperta), un programma di “attività performative” di alto livello (Oplà. Performing activities, a cura di Silvia Fanti), un fitto calendario di talk curato dal nostro content partner “Flash Art”. Ultimo, ma non meno importante: una ristorazione più curata e attenta alle proposte gastronomiche del territorio.
Sotto la sua direzione la fiera ha acquistato un “nitore” che prima di certo non aveva. Anche molte gallerie che all’inizio avevano sommessamente mugugnato per le nuove regole, poi si sono dimostrate più comprensive riguardo alla scelta degli allestimenti…
È vero, all’inizio ci sono state delle perplessità circa la decisione, per me indispensabile, di limitare il numero di artisti per stand. Ma a fiera conclusa, un sondaggio commissionato da BolognaFiere ha dimostrato che il 75% circa dei galleristi approvava la scelta; probabilmente avevano apprezzato il suo effetto sul display generale della fiera. Quest’anno, in ogni caso, venendo incontro alle esigenze delle gallerie che trattano il Moderno e l’arte del dopoguerra, abbiamo introdotto la possibilità di presentare un numero di artisti superiore a sei, purché siano inquadrati in un progetto dedicato a un movimento, una tendenza, una corrente artistica del XX secolo.
I nuovi padiglioni aiuteranno in qualche modo la crescita di questa edizione?
I nuovi padiglioni ci permettono innanzitutto di cambiare le date della manifestazione, che torna a tenersi nell’ultimo weekend di gennaio (i tradizionali padiglioni 25 e 26 non erano disponibili in quelle date per ragioni di calendario fieristico). In questo modo, Arte Fiera si smarca dalle date di Art Genève, evitando una sovrapposizione che danneggiava entrambe le manifestazioni. I nuovi padiglioni, 18 e 15, sono inoltre di costruzione molto più recente dei precedenti, e hanno una struttura architettonica interessante.
In definitiva, che cosa distingue Arte Fiera dalla galassia di tutte le altre fiere italiane? E da quelle estere, come Art Basel e Frieze?
Arte Fiera vuole essere innanzitutto una grande vetrina per l’arte italiana del XX e XXI secolo e per le gallerie che la rappresentano; e credo che questa ambizione basti già a smarcarla dalle altre fiere, in primo luogo quelle di Torino e Milano, che puntano a essere il più possibile internazionali. Il successo stesso delle loro politiche crea la possibilità, anzi, la necessità di una grande fiera d’arte italiana, in un momento in cui quest’ultima (dalle avanguardie storiche alle ultime generazioni) è sempre più apprezzata oltre frontiera. Il che non significa chiudersi agli apporti, preziosissimi, che possono venire dall’estero, ma inquadrarli nel modo più proficuo per la fiera e le gallerie stesse. In questo senso, credo che le sezioni curate, ambiti molto selezionati e dagli obiettivi specifici (come nel caso della pittura) possano risultare molto efficaci nel riprendere il dialogo con le gallerie non italiane. I primi segni di questo dialogo si vedranno già nel 2020.
Quali i motivi per venire in visita ad Arte Fiera?
Oltre a tutto quello che ho già detto, il fatto di visitare una manifestazione dal taglio inclusivo, accogliente, comunicativa.
Non le pare che il biglietto giornaliero di 26 euro sia un po’ caro?
Segnalo innanzitutto che sono molte le riduzioni rispetto a questo prezzo, a partire da quelle per gli studenti. E l’anno scorso, in cui il prezzo del biglietto era lo stesso, la manifestazione è stata visitata da circa 50mila persone.
Info:
Simone Menegoi, direttore artistico di Arte Fiera, ph courtesy Arte Fiera 2020
Corinna Gosmaro, Piccolo paesaggio, 2019, pittura spray su filtro di poliestere, cm 100×70. Foto Cosimo Filippini. Courtesy The Gallery Apart, Roma
Tony Oursler, Le volcan, 2015-2016, video installazione 3D DLP. Foto di Bruno Bani. Courtesy Dep Art Gallery, Milano
Michael Bauer, Boy, 2017, olio, pastello, carboncino, acrilico su tela, cm 91×81. Courtesy Norma Mangione Gallery, Torino
È direttore editoriale di Juliet art magazine.
Domenico caiazza
17 Gennaio
Interessante vorrei essere contattato grazie sono un artista napoletano