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Solido e felpato – un lavoro in corso: Renato Cala...

Solido e felpato – un lavoro in corso: Renato Calaj a Roma

Transeunte, la prima personale a Roma di Renato Calaj, curata da Davide Silvioli presso la galleria Contemporary Cluster, ci proietta immediatamente all’interno di una dimensione dove la rigidità del ferro, la cromaticità sintetica delle tele e la pluralità soffice e coloristica dei tappeti si schiudono in un mélange vasto ma concentrato nello spazio. Il linguaggio dell’artista, già lungamente sperimentato in ambienti internazionali, sposta l’accento – e l’attenzione dello spettatore – sul dialogo che le sue opere riescono a intrattenere tra di loro e lo sfondo col quale si trovano a conversare.

Renato Calaj, “Transeunte”, installation view, ph Giovanni De Angelis, courtesy Contemporary Cluster, Roma

In un percorso regolare e continuo, gettato all’interno della prima sala che assume le forme di un “cantiere in costruzione”, lo spettatore è chiamato a toccare subito con mano il binomio tra la freddezza geometrica – nonché ferrosa – dell’installazione centrale composta da tubi innocenti, assemblati tra loro in verticale, in orizzontale e perfino in obliquo, e il calore intimo dell’antico tappeto persiano su cui grava la struttura cubica, tipico di un’abitazione domestica. Questa ferialità nelle opere di Calaj dona la sensazione del non finito, materializzando sotto ai nostri occhi la fugacità dei gesti della costruzione. È questo un invito a riflettere sulla transitorietà dell’opera stessa, senza mai raggiungere la meta finale. Percorrendo le tre sale espositive è possibile percepire il fil rouge che collega le tre installazioni e che le erige come monumento al non compiuto.

Renato Calaj, “Transeunte”, installation view, ph Giovanni De Angelis, courtesy Contemporary Cluster, Roma

Lì dove vediamo la pesantezza di uno scheletro cubico in attesa delle sue impalcature già prepariamo inconsapevolmente un viaggio finalizzato a concludersi – ma in realtà a proseguire – alla luce dell’ultima sala, dove quattro pilastri in cemento, in attesa di riceverne di nuovo, ci mostrano gli spuntoni metallici chiedendoci quale sarà il prossimo verso, la prossima meta. Solo più tardi ci rendiamo conto delle quattro masse geometriche che soverchiano ancora una volta il calore di casa (un altro tappeto persiano) costringendoci a premere su di esso per formare le nostre fondamenta. E a questo modo il passato si fa pilastro imprescindibile sul quale edificare il futuro e finalmente crescere verso l’alto.

Renato Calaj, “Transeunte”, installation view, ph Giovanni De Angelis, courtesy Contemporary Cluster, Roma

La solidità che compare nelle strutture di Calaj, la pesantezza cubica o ancora la serialità dei numeri accompagnati da abrasioni e aridi segni petrolei e blu oltremare, di cui vediamo cosparse le opere pittoriche e non solo, scambia continue informazioni con i contorni preziosi e vivaci dei colori caldi offerti dai tappeti posizionati sotto la pesantezza asfissiante del metallo e del cemento. Dialogando perfino con la solidità dei mattoni forati messi a sostegno dell’opera “95”, collocata nell’ultima sala espositiva, la mostra nella sua interezza assume una coerenza edile e questa fusione di capolavori suggella l’armonia poetica che ci accompagna lungo tutto il percorso. La galleria accoglie, nella sua veste di interno dai muri abrasi, i lavori dell’artista che appaiono quindi incubati in una struttura dai rimandi cantieristici, dove anche lo studio di vecchi schizzi sulle pareti, forse finalizzati alla realizzazione di affreschi mai compiuti, si inserisce al meglio nella retorica della mostra.

Renato Calaj, “Transeunte”, installation view, ph Giovanni De Angelis, courtesy Contemporary Cluster, Roma

Le opere pittoriche di Transeunte ricavano la propria matericità – e se ne fanno carico – dallo stesso humus estetico sul quale fiorirono i decollage di Rotella o i monochrome grinzosi di Malevič, fino ad arrivare ai codici alfanumerici di Kounellis o ancora al paesaggio anemico di Schifano. La coerenza della ricerca artistica di Calaj si coniuga in una maniera consona a un linguaggio già in voga nei primi anni Sessanta nella Capitale. Un’arte, quella dell’autore, che riecheggia i canoni della scuola romana pur non avendone esperienza diretta; così l’esposizione sembra godere del favore di maestri invisibili, distanti nel tempo ma vicini nella geografia dell’Urbe e alla sensibilità di Calaj. La mostra è aperta al pubblico fino sabato 8 giugno.

Andrea Palagiano

Info:

Renato Calaj. Transeunte
09/05 – 08/06/2024
Contemporary Cluster
via Merulana 248, Roma
www.contemporarycluster.com


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