Strani e fantastici mondi sospesi di tre talentuose artiste hanno aperto le porte il 23 marzo 2024 presso la nuovissima Galleria PODIUM di Charlotte Lin e Cusson Cheng a Hong Kong. Questo spazio, dai toni freddi ma accoglienti, ospita artisti emergenti impegnati in pratiche creative che riflettono un’estetica particolare, spesso in dialogo con tematiche sociali. La prima mostra ospitata al PODIUM è Weirding Worlds, dove tre artiste – Shuyi Cao, Anastasia Komar e So Young Park – prendono ispirazione dal libro di Donna J. Haraway (Staying with the Trouble: Making Kin in the Chthulucene, Durham: Duke University Press, 2016, p.55.) per raccontare le proprie visioni attraverso dipinti, sculture e video. Ciò che motiva queste artiste ad esprimersi attraverso le loro opere è il racconto inesorabile della sopravvivenza su un pianeta ormai infetto, così come l’impulso di esplorare nuovi modi per comprendere noi stessi come parte di una comunità planetaria in costante evoluzione, e di evolverci con essa.
In questo percorso, così come nel libro Chthulucene, ci si interroga su cosa accade quando l’umanità, dopo aver irrimediabilmente disturbato gli equilibri della Terra, smette di considerarsi il fulcro del mondo. In mezzo alla crisi ecologica, quali connessioni possono essere ristabilite non solo tra gli esseri umani, ma anche tra tutte le specie che popolano il pianeta? La mostra ci invita a riflettere sul fatto che tutto è interconnesso, tutto è contaminato, e tutto ci riguarda. Nell’interpretazione della studiosa femminista e storica della scienza e della tecnologia Donna Haraway, diviene essenziale concepire una prospettiva che richieda «narrazioni e pratiche multispecie continue di evoluzione in tempi instabili, in tempi in cui il mondo è in divenire e il cielo non è ancora caduto». Solo allora si potrà comprendere che l’interdipendenza ecologica apre a molteplici possibilità di parentela per il futuro. Questo significa non solo rafforzare i legami radicati nell’antenato e nella genealogia, ma anche comprendere che tutti gli esseri terrestri sono legati a livello di materia ed energia: in fondo, ogni essere senziente condivide una carne comune di molecole, atomi e particelle quantistiche. Attraverso installazioni scultoree multimediali, opere con immagini in movimento, pannelli tridimensionali biomorfi e dipinti paesaggistici fantascientifici, artiste come Shuyi Cao, Anastasia Komar e So Young Park invitano il pubblico a interagire, collaborare e immergersi intensamente nel mondo terrestre, dando voce a forme destabilizzanti, in cui tutti possono «migliorare e progredire» in un clima costantemente in evoluzione.
Entrando al PODIUM troviamo i lavori del 2024 di Shuyi Cao della serie The Other Writing (a kind of precarious slime), sculture che emergono come enigmatiche testimonianze fossilizzate, incise nella materia terrestre, che evocano paesaggi in miniatura o frammenti di meteoriti provenienti da mondi sconosciuti. Utilizzando una combinazione di resina acquatica, alluminio e frammenti provenienti dalla natura, dalla fauna, dalla flora e dalle attività umane, Cao realizza opere che abbracciano varie scale temporali, dando vita a forme organiche che richiamano le superfici geologiche reali; questi lavori agiscono come un registro mutevole della Terra, mostrando segni non linguistici che raccontano la storia del pianeta. Nel suo affascinante video, invece, girato in 8K della durata di 8 minuti e 45 secondi, dal titolo Begin with the End of What Comes Before, del 2024, l’artista fonde immagini microscopiche con animazioni digitali, esplorando la profonda interconnessione tra le questioni biologiche e geologiche durante l’evoluzione planetaria e l’azione umana. Altre opere in mostra, presentate da Cao su piedistalli industriali di cemento grezzo, includono invece sculture in vetro borosilicato soffiato a mano dal titolo Intimacy of Strangers e sculture in gres smaltato intitolate as they folded in and breached out; si crea così un microcosmo di strane unioni tra le forme di vita, dove le opere materializzano reti interconnesse che sfidano le tradizionali classificazioni biologiche, aprendo nuove prospettive sulla natura delle relazioni interne al nostro mondo.
La seconda artista in mostra è la newyorkese Anastasia Komar. I suoi particolari dipinti acrilici astratti, intrecciati a strutture scultoree in vetro o polimeri elettrolitici, rappresentano il culmine della sua ricerca nella scienza all’avanguardia, esplorando la misteriosa intersezione tra arte e bioingegneria contemporanea. Con un’enigmatica creatura rettiliana, che abbraccia il pannello di legno in affascinanti tonalità blu-argento, Tuatara – opera del 2024, che significa “schiena spinosa” in lingua Māori – esplora la parte più insolita e particolare del corpo della specie marina Sphenodontia, come simbolo di una forza potente e intuitiva intrisa di saggezza ancestrale. In tonalità turchesi vivaci e con elementi brillanti a forma di uncino, la simile opera Siphonophorae esplora la natura co-dipendente di queste creature polimorfiche complesse, incoraggiando lo spettatore a riflettere sul concetto di entità statiche e finite, e sull’importanza del contributo dell’umanità nell’affrontare le sfide globali e creare un mondo migliore. Ascomycetes è invece un lavoro dipinto con tonalità di azzurro e giallo, sovrapposto dalla stretta di un elemento trasparente che mette in luce il processo di formazione e circolazione della materia attraverso la riproduzione asessuata di funghi decompositori. Il lavoro esplora in modo eloquente il legame intricato tra i funghi, la natura e il ciclo della vita, sottolineando l’importanza della loro interdipendenza nella formazione e nel sostentamento degli ecosistemi.
Proseguendo il percorso espositivo troviamo i vividi dipinti di So Young Park che, con le loro sfumature di viola e blu intenso, creano un sorprendente contrasto con le piastrelle verde salvia del terrazzo e si fondono armoniosamente con i pannelli in acciaio inossidabile nello spazio della galleria. Park, in una sua grande opera, olio su tela, intitolata The way, where I am going del 2024, ritrae un grande piede, nel quale cascate e ghiacciai prendono vita e si sciolgono in acque nebbiose; presentando il dipinto come un atto di umiltà e sottomissione, l’opera invita lo spettatore a immergersi e a essere battezzati da quelle acque, quasi come se il corpo stesso si dissolvesse in molecole di idrogeno e ossigeno. After the Waves offre invece uno sguardo al paesaggio onirico di un pianeta trasformato dalle maree simili a metalli liquidi, con il terreno che si dissolve in un fluido viscoso e un oggetto oscuro che si avvicina. Questo dipinto evoca ricordi traumatici di epoche pre-simboliche, stimolando la riflessione dello spettatore su tempi antichi e misteriosi. Tra gli esperimenti pittorici più intimi di Park ci sono Deep sea e Remnant, entrambi del 2024, e raffiguranti creature mistiche vaganti in regni sconosciuti, con onde e paesaggi lilla e metallici. Questi esseri sembrano emanare un’inquietante stranezza, invitando il fruitore a esplorare mondi fantastici e sconosciuti. Laputa, del 2023, presenta un titolo che richiama il film animato d’avventura fantasy del 1986 di Hayao Miyazaki e, prima ancora, l’isola volante de I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, ed esplora la natura paradossale e strana del futuro planetario, offrendo uno sguardo affascinante e spesso inquietante su ciò che potrebbe attendere l’umanità.
“Strani mondi” attraversano Hong Kong, elementi, creature sublimi e fenomeni naturali collaudano l’arrivo di un nuovo polo artistico, il PODIUM, dove il comune denominatore della sua prima mostra è sicuramente la nascita e la speranza di una nuova interpretazione del mondo. Il desiderio che attraverso una lente d’ingrandimento sulla natura si possa comprendere chi siamo davvero e cosa vorremmo essere.
Benedetta Spagnuolo
Info:
Shuyi Cao, Anastasia Komar, So Young Park, Weirding Worlds
23/03/2024 – 04/05/2024
a cura di Cusson Cheng
PODIUM
Unit 9D, E Tat Factory Building
4 Heung Yip Road, Wong Chuk Hang, Hong Kong
podiumgallery.com
Laureata all’Accademia di belle arti di Catania. Durante il suo percorso di vita, unisce elementi come la scultura, il teatro, la danza e la fotografia, ed è proprio quest’ultima che rappresenta per lei la base per un innovativo ed eclettico percorso artistico. Dal 2010 si avvicina al mondo curatoriale ed inizia così anche a scrivere recensioni e pezzi critici; successivamente fonda “Artisti Italiani – arti visive e promozione”, organizzazione che si occupa di tutti gli aspetti promozionali dell’arte contemporanea.
Francesco Arena
2 Aprile
Wow!!!! Ottima recensione ottima mostra veramente curiosa. Sempre brava nel trovare eventi interessanti! 🖤
VALERIO MURRI
3 Aprile
Brava Benedetta. Testo scritto benissimo, profondo e ricco di spunti di riflessione. So Young Park la vedrei bene in una futura edizione di Liquid Sky.