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Studio visit #14: Katarina Janečková Walshe, una t...

Studio visit #14: Katarina Janečková Walshe, una teoria sul noi

Quanti interrogativi affiorano dal suo sguardo sicuro e luminoso, che è un insieme di pensieri emersi in superficie, quanto perspicace e intelligente carisma possiede ogni sua creazione, per la capacità di modellare liberamente un altro mondo popolato da donne dalle pose sensuali, dai nasi prominenti, con tratti somatici che fluiscono sulla tela in un flusso perpetuo come l’acqua che scorre tra le dita.

Katarina Janečková Walshe, “Mother Land”, installation view at The Contemporary Austin – Jones Center on Congress Avenue, 2024. Opere © Katarina Janečková Walshe. Immagini courtesy The Contemporary Austin. Photograph by Brian Fitzsimmons

Ci riferiamo a Katarina Janečková Walshe (1988, Bratislava, Slovacchia; vive e lavora a Corpus Christi, Texas), artista carica di formidabili rinvii simbolici che raccontano la dimensione di una propria fantastica esistenza intrisa d’amore verso il territorio naturale, un raffinato senso erotico, inteso come una libera e poetica espressione di sé medesima e una profonda consapevolezza verso la maternità, assieme a un incondizionato amore per i propri figli. In occasione della sua prima personale presso un’istituzione museale americana – in programmazione sino al 6 dicembre 2024, all’Austin Museum in Texas, dal titolo Katarina Janečková Walshe, Mother Land, curata da Robin K. Williams – l’artista conferma di possedere una ricerca indipendente, incentrata su un puro impatto emotivo e fisico, altresì originata da un dolce e spirituale senso di stupore della propria anima, fortemente interessata a tutto ciò che la circonda.

Katarina Janečková Walshe, “Mother Land”, installation view at The Contemporary Austin – Jones Center on Congress Avenue, 2024. Opere © Katarina Janečková Walshe. Immagini courtesy The Contemporary Austin. Photograph by Brian Fitzsimmons

Ai fini di questo studio visit risulta d’interesse capire come l’artista, allontanandosi dal proprio studio in Texas, si trovi ora nella volontaria condizione di essersi separata dagli affetti costruiti in un decennio per rigenerarsi in altra terra. Proprio da tali territori Janečková Walshe assimila materiali, nuove pratiche, ideando e sperimentando innovative tecniche per singolari forme di studio creative. Da qui ha origine la relazione fisica ed emotiva che l’artista intesse con il proprio ambiente di lavoro, evitando legami assoluti con un luogo fisso, indagando invece ovunque si trovi l’innesto tra creazione, ambiente naturale e realtà. Perdipiù, lavorando all’aperto, Janečková Walshe assorbe visivamente e materialmente tutto ciò che la coinvolge, come la grevità del peso, le forme dei corpi e dei sassi e lo scandire della forte luce della campagna dove crea le sue opere. Senonché la pittura è mescolata a elementi naturali adagiati sulla tela e lasciata asciugare all’aperto, dimodoché i colori e gli spessori possano emergere con grande libertà. Inoltre, lavorando con tonalità terrose, vi deposita i vividi sentori della natura, confermando quanto per le sue idealità sia considerarsi ‘studio’ qualsiasi posto che l’accolga con verità.

Katarina Janečková Walshe, “Mother Land”, installation view at The Contemporary Austin – Jones Center on Congress Avenue, 2024. Opere © Katarina Janečková Walshe. Immagini courtesy The Contemporary Austin. Photograph by Alex Boeschenstein

Così, affiora in maniera affatto marginale, il rapporto con l’ambiente aperto, concepito come luogo di lavoro, un indispensabile requisito per cogliere l’incantesimo della pratica dell’artista, una sintesi estrema tra: ambiente naturale, procreazione, nascita, dipendenza dai valori affettivi di una madre e moglie, elementi questi tutti capaci di donare una eccezionale vitalità a una pratica pittorica fluida e dalla vibratile lucentezza. Inoltre, lavorando su installazioni di grandi dimensioni, dona a chiunque osservi le sue opere l’impressione di un coinvolgimento nella sua realtà, in quanto riflesso della specifica e spirituale esistenza di una donna dai prosperi e fecondi seni e dagli occhi profondi. Da qui si ha la realistica percezione di trovarsi dentro a un campo aperto, in cui si valida lo scopo per cui l’artista non crea semplicemente un’opera, bensì l’intera narrazione del contesto che l’ha originata, dandoci la possibilità di vivere con immediatezza la sua realtà.

Katarina Janečková Walshe, “Mother Land”, installation view at The Contemporary Austin – Jones Center on Congress Avenue, 2024. Opere © Katarina Janečková Walshe. Immagini courtesy The Contemporary Austin. Photograph by Alex Boeschenstein

Anche se l’esperienza di Janečková Walshe presentata all’Austin Museum è personalissima e intima, risulta fortemente iconica, arcaica, quindi assoluta. Cosicché, toccando questioni autobiografiche, riesce a sfiorare aspetti universali propri di una teoria sul noi, facendoci percepire la loro complessità, con la spontanea presenza di domande riportate sulle opere in mostra. In questo modo è certo che per l’artista sia valida l’opinione per cui l’attività creatrice passa per il corpo, sino a confondersi con la physis[1]. Tanto più che per Janečková Walshe l’atto di creazione è affine a una nascita, allineandosi con quanto narrato nella letteratura artistica del Trecento secondo cui il dipingere è comparato all’atto di procreazione, al punto tale da considerare il corpo gravido di potenzialità creative[2].

Katarina Janečková Walshe, “Mother Land”, installation view at The Contemporary Austin – Jones Center on Congress Avenue, 2024. Opere © Katarina Janečková Walshe. Immagini courtesy The Contemporary Austin. Photograph by Alex Boeschenstein

Perdipiù, inconsapevolmente, gioca con la questione dell’autorialità dell’opera che si rivela aperta e tramandata di generazione in generazione, poiché coinvolge nei processi creativi i propri figli in maniera istintiva e libera, organizzando il lavoro come evento condiviso, ciclico e infinito, dimodoché le opere sono in continuo divenire e mai definitive. Per tali ragioni, i suoi lavori sono massicci per la loro grandezza e dimensione figurativa e, ricalcando le orme di quanto accade attorno, risultano nel contempo fortemente fragili e aperti a nuove possibili metamorfosi allestitive. Si tratta in altri termini, di un atto di candido, equilibrato e ordinato dominio tra la mente, la mano e l’ambiente naturale. Così, i contenuti delle domande che seguono hanno l’intenzione di comprendere quale sia stato il valore del lavoro eseguito in ‘studio’ nella produzione presentata presso il The Contemporary Austin e cosa intenda l’artista con tale termine.

Katarina Janečková Walshe nel suo studio; Katarina Janečková Walshe, “Bearing Witness”, 2024, acrilico, inchiostro, pigmenti e olio su tela, 518 x 175 cm. Opera e imagine courtesy dell’artista

Maria Vittoria Pinotti: Dove hai lavorato per la produzione delle opere presentate al museo The Contemporary Austin in Texas?
Katarina Janečková Walshe: La maggior parte delle opere esposte alla mostra “MOTHER LAND” sono state create vicino alla regione del Texas Hill Country, dove io, assieme a mio marito e ai miei due figli, vivevamo nella nostra baita fuori dal mondo, un po’ nel mezzo del nulla, ma al centro del nostro universo. Il mio studio e la nostra casa erano vicino al fiume e dipingevo per lo più all’aperto, quindi i miei pensieri erano costantemente influenzati dai cambiamenti climatici, dal fiume che si prosciugava e dalla pioggia che lasciava segni sui miei dipinti, assieme ai miei figli.

Katarina Janečková Walshe, “Topography of Sorrows and Portals of Hope”, 2024, acrilico, inchiostro, pigmenti e olio su tela, 180 x 257 cm. Opera e imagine courtesy dell’artista

Perché poi hai scelto di allontanarti da Corpus Christi in Texas, in cui hai lavorato per dieci anni?
Mi sono trasferita in Texas dalla Slovacchia perché ho sposato il mio attuale marito texano e siamo rimasti per i successivi dieci anni lì principalmente per il suo lavoro e la famiglia. Questi sono stati anni difficili, ma anche trasformativi per me. Oltre alla fonte inesauribile di ispirazione data dalla natura e dalla cultura diversa, il Texas mi ha dato molta forza e coraggio per uscire dalla mia zona di comfort, per scoprire chi sono, quali sono le mie convinzioni e come difenderle. Nonostante il Texas rimanga per sempre nel mio cuore, temevo per il futuro dei miei figli all’interno dei sistemi statunitensi, tra sparatorie nelle scuole e valori materialistici. Sono grata a tutti coloro che restano e si oppongono a questi valori senza vergogna e con amore, e spero di poter continuare a essere parte del cambiamento facendo lo stesso da lontano.

Katarina Janečková Walshe, “Adaptation”, 2024, acrilico, inchiostro, pigmenti e olio su tela, 284 x 498 cm. Opera e immagine courtesy dell’artista

Cosa è per te il luogo dello ‘studio d’artista’?
Un tempio per tutti, per tutto e per qualsiasi cosa, che si tratti della natura, di uno spazio piccolo, di uno studio professionale o semplicemente di un luogo dentro di noi dove creiamo e alla fine tutto emerge. Mi piace che tutti questi spazi, immaginari e reali, si sentano liberi e senza confini, creando ponti tra tutti gli esseri umani.

Maria Vittoria Pinotti

[1] Il termine Physis indica originariamente la forza della natura e la divinità ordinatrice del Kosmos

[2] Andreas Beyer, Body painting, in Il corpo dell’artista. La traccia nascosta della vita nell’arte, Giulio Einaudi Editore, 2023, pp. 27- 29

Info:

Katarina Janečková Walshe. Mother Land
A cura di Robin K. Williams
06/09/2024 – 08/12/2024
The Contemporary Austin, Texas
Jones Center, 700 Congress Avenue, Austin, Texas 78701
Orario di apertura: mercoledì dalle 12.00 alle 9.00, da giovedì a domenica, 12.00 – 18.00
https://thecontemporaryaustin.org/


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