Tal Regev vive e lavora a Londra. La sua ricerca vede l’utilizzo prevalente del medium pittorico. Negli ultimi mesi il suo lavoro è stato esposto da Studioname a Leicester (UK), Three Highate Gallery and Ainalaiyn Space a Londra e infine The Curious Tower a Nottingham (UK). Nel 2020 è stata in residenza a Villa Lena ed è qui intervistata da Domenico de Chirico in occasione della rubrica Studio Visit Diaries.
Domenico de Chirico: Dove sei cresciuta? E in quale ambiente culturale?
Tal Regev: Sono nata a Londra, cresciuta a Tel Aviv e sono tornata a Londra per motivi di studio.
Puoi descriverti scegliendo in modo istintivo tre aggettivi diversi?
Aperta, curiosa, felice.
Tu dichiari che il tuo lavoro si concentra sul far emergere il senso di ciò che si cela sotto la superficie, ad esempio le dinamiche di potere, il controllo e la memoria. Come e dove possiamo rintracciare tutti questi elementi nei tuoi dipinti?
Nei miei dipinti mi propongo di catturare un senso o una dinamica piuttosto che illustrarli. Mi riferisco a un senso più profondo della storia personale che sembra invisibile, ma che gioca il suo ruolo nella psiche di una persona. In questo modo le dinamiche sembrano esplodere, altre volte sono silenziose. I miei dipinti sono stratificati, con questo voglio intendere che si svolgono lentamente. Ciò che è trattenuto sotto la superficie ha il suo tributo su ciò che viene dopo, come la presa silenziosa di una tensione condivisa.
Come definiresti il tuo approccio artistico? In pratica, potresti descrivere la tua tecnica?
Lavoro con colori a olio su tela. Inizio un dipinto con uno schizzo direttamente sulla tela e lo costruisco con molti strati sottili di pittura.
Hai dei riferimenti culturali a cui ti affidi continuamente?
Il mio punto di partenza è la mia esperienza personale, ma mi interessa rapportarmi a essa attraverso una lente più universale. Ciò che mi interessa è la natura umana.
Da dove trai ispirazione?
Tendo a concentrarmi sulla natura umana e sulle sue complessità. Mi appassionano le dinamiche più sottili tra gli individui e le sottili violenze. Ho tratto ispirazione anche dal mio interesse per l’elaborazione e il superamento di vecchie dinamiche, storie o traumi. Traduco queste esperienze attraverso la pittura.
Quanto di te stessa dai insieme a ciò che crei?
Il mio lavoro è interconnesso con la mia vita personale e vi dedico molto di me stessa. È un’esplorazione costante attraverso la mia ricerca in studio e fuori.
Come decidi quale sarà la nuova serie?
Di solito si evolve in modo organico e intuitivo, ogni lavoro è una continuazione del precedente mentre intendo approfondire la mia ricerca ed esplorazione.
Come scritto nel comunicato stampa della tua mostra personale alla Zabludowicz Collection (2021), nei tuoi dipinti corpi e oggetti oscillano in territori misteriosi evocati da leggere pennellate di colore, spesso minacciando di sfuggire del tutto alla presa dello spettatore. Tutta questa energia si concentra e fluisce più intensamente sulla terra o sfocia nell’ultraterreno?
Fluisce più intensamente sulla terra e nel corpo, ma mi interessano anche le cose che non vengono colte appieno a livello cognitivo e in questo modo potrebbero alludere all’ultraterreno o al subconscio.
Si tratta più di presenza o di assenza?
Presenza.
Vaso o aura?
Vaso.
Potresti parlarci del dipinto che si trova a Villa Lena? Qual è la sua storia, la cui natura si nasconde dietro un’atmosfera magica ed estremamente rarefatta?
In quest’opera stavo esplorando la figurazione e sperimentando la pulsazione della figura. Mi interessava la trasparenza del colore e che la figura si dissolvesse nello spazio. Il dipinto di Villa Lena fa parte di una serie di opere in cui esploro la figura come contenitore.
Infine, ma non certo per importanza, a cosa stai lavorando in questo momento?
Sto lavorando a una nuova serie di dipinti per un paio di mostre collettive a cui parteciperò l’anno prossimo.
Domenico de Chirico
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