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Sue Kennington: un amplesso veloce e di dubbia cer...

Sue Kennington: un amplesso veloce e di dubbia certezza

Non esiste opera poetica, per quanto raffinata e complessa possa essere, capace di reggere il confronto con la pittura non figurativa. Poiché quest’ultima, racchiude in sé tutto il significato, sì da imporlo ancor prima che venga cercato il soggetto che non possiede affatto.

Sue Kennington, CLEARING, Curva Pura, Rome, ph. Credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

Proprio in questa mentita adesione al motivo, che risiede nella capacità di astrarre la realtà, diventano protagoniste un insieme di interrogazioni sul colore, la forma, la spontaneità del gesto e la vivezza del timbro. In sintonia con questo pensiero si colloca la mostra di Sue Kennington (Londra, 1955), intitolata Clearing, a cura di Davide Silvioli e in programmazione presso lo spazio Curva Pura di Roma fino al 6 novembre 2023. Pertanto, non v’è alcun dubbio che attorno al logismo sopra accennato ruoti la ricerca dell’artista, sempre pregna di dubbi, sì da vagare in uno stato di limpida e necessaria consapevole incertezza, di cui tuttavia ella non risulta preoccupata ma anzi, di contro, vividamente rafforzata. Cosicché la pittura che ne discende si presenta come una vitale azione basata sul metter su colori, dispiegati come trucioli dai morbidi spigoli che rendono una particolare sensazione visiva, restituendo equilibrati rapporti scaturiti dall’istinto oltre che da veloci impulsi.

Sue Kennington, Night Flight, 2023, olio su lino, 100 x 120 cm, ph. credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

Da tale condizione d’indeterminatezza, che è da intendere non come uno stato d’insicurezza, bensì come una fase indispensabile e propedeutica alla riuscita dell’opera e stimolo alla sua ricerca, l’artista è forte di un’evidenza: non potrebbe mai dipingere con la certezza di avere tutto chiaro in testa, sapendo già in anticipo cosa scaturirà dal lavoro finito. Da tali premesse la mostra Clearing genera un percorso espositivo dal ritmo alacre, che si inceppa alla prepotenza delle forme coloristiche, lasciando che le opere si svelino di per sé come degli istintivi credi in punta di colore e pennello. Infatti, l’artista elucida nebulose tonalità che si sciolgono e consolidano alternativamente, riuscendo abilmente a fissare sia l’istante immeditatamente anteriore alla dissoluzione totale sia quello appena posteriore alla creazione.

Sue Kennington, Flammable system, gouache d’artista su carta HP da 300gms montata su pannello,15 x 30 cm, ph. credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

In tale rapsodica analisi, Kennington è complice sottaciuta del suo perenne stato d’indagine, giacché sotto la viva foresta di tinte che caratterizzano le opere in mostra, in verità palpita un’intensa attività di studio, volta al riuscito campionamento di una moltitudine di colori. Questo importa per notare come a vantaggio dell’artista sia fondamentale descrivere il mondo attraverso i propri occhi di sperimentatrice coloristica, per cui non osserva mai il creato in modo neutro e distanziato, bensì lo studia tanto da poterne esprimere l’energia dell’improvvisazione, e al contempo, farne volare la pesantezza e soppesare le gravità tonali. Così anche il suo amato studio nella campagna toscana è filtrato da fulgori naturali, diventando il luogo d’eccellenza in cui ogni colore si trova in una cattedrale che protegge e rigenera.

Sue Kennington, Artemis, 2020, olio su lino, 25 x 38 cm, ph. credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

Secondo tale ottica interpretativa, la sua pittura deve essere commentata in termini di luce, sicché si rivela audacemente delicata e raffinata, capace com’è di tradurre l’armonia del canone matematico del prisma dei colori ordinari presenti nel creato. Eppure, l’artista si distacca consapevolmente da questo obbiettivo, poiché intuisce di non voler rendere tali sfumature volontariamente somiglianti a quelle che si trovano in natura, realizzando, di contro, sconosciuti e suggestivi aliti di vita in cui il tono è in grado di trasmettere subitanee vibrazioni. Ebbene tutte le opere esposte si pongono come dei finestroni zenitali che aprono una proiezione verso una mutevole geografia di balenii: un’apertura su una foresta reale, ma allo stesso tempo immaginaria, per cui il fine è sempre una ferma e accertata relazione tra forma, colore e risonanza. E sebbene il suo atteggiamento sia come quello di uno scienziato che intende illustrare verità già svelate, Kennington si comporta in maniera imprevedibile. Così il solo riguardo che conosce contro gli eccessi della ripetizione e del rigido controllo sulla tela è soltanto l’improvvisazione, affidandosi all’estro di tonalità che crede di non conoscere. Tale scelta racchiude un’azione di vitale importanza, poiché non si postula forzate scelte di natura estetica, agendo, invece, solo laddove la spinta della mano scivola impulsivamente verso inverosimili colorazioni e forme, motivo per cui quanto realizza è sempre difficile da recitare e ripetere.

Sue Kennington, Gamma 2, 2023, tempera su carta khadi pesante, 57 x 76 cm, ph. credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

Siffatta spontaneità permette all’artista di comportarsi come se dovesse eseguire una scrittura grafica con i colori della primavera e dell’autunno, in cui ogni azione pittorica è cautamente regolata da un battito di palpebra, che se assente potrebbe gettare tutti gli equilibri dell’opera in un caos disarmante. Tuttavia, chiunque di noi è libero di leggere in ciò che è esposto una moltitudine di cose brulicanti sia sopra che sotto le superfici, lasciando spazio ad avvertire il tremito taglio della pennellata come un momento di gloriosa liberazione, che disinnesca un atto in cui i colori tanto amati vengono inceneriti e poi dispersi sulle superfici pittoriche. Perciò, tra le opere in rassegna, le gouache su tavola sono quelle di maggiore interesse e rarità, convinti come serve essere, che l’atto del dipingere è successivo a quello del pensare e dell’osservare, momenti questi ultimi che donano un delineato senso alle morbide forme che si acquietano in un carattere morfogenetico.

Sue Kennington, CLEARING, Curva Pura, Rome, ph. Credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura, Roma

Perciò l’artista è vigorosamente attratta sia dalla luminosità, intesa come un ampio diorama ambientale, sia dall’oscurità, di cui risente il richiamo in tutte le implicite aspettative nel sortilegio e grazia che possono donare i toni in questi frangenti temporali. Non dovremmo quindi stupirci che si trovi in mostra, a tal proposito, una tela inaspettatamente e sgargiatamene gialla, frutto di una ricerca notturna nel cui moto le pennellate larghe, suadentemente sfilacciate, accelerano vertiginosamente l’equilibrio. Eppure, anche in questo caso tutto rientra nei ranghi, sempre grazie alla capacità indomita di Kennington di essere mite e dubbiosa nella gestione delle dinamiche coloristiche. E in tale purificato gusto verso lo sfrangersi dei tratti come falci si avverano chimerici echi tra forma e sostanza, evitando così la trappola del motivo e dello stilema fisso. Tutto ciò, da ultimo, accade per tradurre in realtà il valore dell’istinto creativo, quale conoscenza di una forma associata di uno e più colori, un fantasioso divenire, in altri termini, per cui il chiarore e soprattutto l’oscurità stagna, sembrano mirabilmente mutare in intervalli scenici, che producono veloci amplessi pittorici di dubbia certezza.

Maria Vittoria Pinotti

Info:

Sue Kennington, Clearing
a cura di Davide Silvioli
5/10/2023 – 6/11/2023
Orari: martedì e giovedì dalle ore 18:30 o su appuntamento
per prenotazioni: curvapura@gmail.com | whatsapp 3314243004
Curva Pura, via G. Acerbi 1, Roma


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