Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) è l’artista ghanese vincitore del Premio Pino Pascali 2021 – XXIII edizione. Nella sua ricerca, la riflessione sul tempo e quella sulla memoria si uniscono a una visione dell’arte come mezzo rivoluzionario in grado di attivare un cambiamento dalla portata storica e sociale. In una società altamente globalizzata, densa di contraddizioni e ambiguità, le installazioni di Ibrahim Mahama agiscono come paradigmi materici e culturali dalla natura relazionale in grado di manifestare una forza semantica che agisce nel e sul presente, entrando in relazione con la collettività.
Attraverso i sacchi di juta, ad esempio, l’artista crea dei sistemi estetici e simbolici che veicolano le storie del mondo, come stratificazioni reali e simboliche delle vicende di coloro che hanno maneggiato, utilizzato e abbandonato tali materiali-oggetti. L’installazione site-specific Voli-ni, negli spazi della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, è legata a una riflessione attenta alle dinamiche del commercio e a tutte le implicazioni relative ai processi di lavoro ed esportazione. In questo percorso, i materiali di lavoro assumono connotazioni simboliche all’interno di una ricerca più ampia sugli spazi concreti e virtuali degli scambi commerciali, concretizzandosi in un insieme di arazzi che alludono all’economia fragile su cui si poggiano gli equilibri mondiali della storia contemporanea.
Le strutture sociali, i processi di migrazione, le dinamiche del lavoro e della globalizzazione sono poste al centro di un discorso che diventa universale. Una moltitudine di storie lascia una profonda traccia all’interno di un processo di esplorazione artistica che lavora sulle implicazioni politiche e culturali dei materiali adoperati, convertendoli in artifici narrativi. Luoghi diversi diventano parte di una stessa geografia che, attraverso l’arte, può condurre a una riflessione collettiva sull’esistenza e sulla nostra transitorietà all’interno di questo complesso ecosistema.
La ricerca dell’artista è strettamente legata alle vicende della storia coloniale e post-coloniale della sua terra di origine, ma è anche in grado di estendersi concettualmente sino ad acquisire un valore simbolico e universale. Crisi e fallimento, lavoro e mercato, memoria e riflessione storica, senso della comunità diventano delle tematiche che consentono di raccogliere frammenti della storia materiale in corso, trasformandone il destino, e oggettivandolo in una congiunzione narrativa complessa e globale.
Una riflessione sulla rigenerazione storica ed ecologica può così prendere avvio a partire dall’osservazione dell’architettura brutalista presente in Ghana, nello specifico analizzando un edificio divenuto dimora di una colonia di pipistrelli durante il periodo di abbandono successivo al colpo di stato militare del 1966. Gli animali diventano un simbolo essenziale per veicolare le tematiche dell’adattamento e della ricreazione di ecosistemi. Così, l’artista ricorre a tali specie naturali per realizzare i suoi collage, combinati a materiali di archivio, appunti e disegni di artisti, in un processo di ricerca iconica e intellettuale.
La suggestiva installazione ambientale site-specific Lazarus è stata invece realizzata all’interno dell’ex-chiesetta a partire da materiali legati alla produzione e al commercio. Sono materiali ancora impregnati di olio, in quanto utilizzati per coprire i beni deperibili durante il trasporto. L’installazione mette in luce, ancora una volta, la condizione paradossale dei pipistrelli, animali costretti a ricreare costantemente il proprio territorio a causa dell’intervento antropico orientato ai processi di produzione.
Vengono così messe in luce le contraddizioni delle interrelazioni tra le specie all’interno di un ecosistema fragile, che si determina costantemente sotto la forza dell’azione e delle aspirazioni umane. La ricerca di Ibrahim Mahama ci restituisce una significativa osservazione dei processi storici, sociologici e ambientali dell’età contemporanea attraverso sistemi estetici in grado di entrare in relazione con l’altro, ponendo in discussione, capovolgendo prospettive e infrastrutture del pensiero, integrando le visioni molteplici della stessa storia, liberandola dal peso delle narrazioni della cultura dominante. A parlare per la storia, resta la materia. Una preziosa traccia oggettuale e simbolica del processo dove si stratificano i gesti, le voci e le parole dei luoghi che chiamiamo “memoria”.
Giuliana Schiavone
Info:
Ibrahim Mahama
11/12/2021 – 1/5/2022
Fondazione Pino Pascali
via Parco del Lauro, 119
Polignano a Mare (BA)
Ibrahim Mahama, Premio Pino Pascali, veduta della mostra, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare. Ph. Marino Colucci, courtesy Fondazione Pino Pascali
Ibrahim Mahama, Premio Pino Pascali, veduta della mostra, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare. Ph. Marino Colucci, courtesy Fondazione Pino Pascali
Ibrahim Mahama, Premio Pino Pascali, veduta della mostra, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare. Ph. Marino Colucci, courtesy Fondazione Pino Pascali
Ibrahim Mahama, Premio Pino Pascali, veduta della mostra, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare. Ph. Marino Colucci, courtesy Fondazione Pino Pascali
Storico dell’arte, critico e curatrice indipendente. Lavora attivamente in progetti dedicati alle arti visive occupandosi in particolare di scrittura critica e comunicazione. Attualmente vive in Messico dove lavora come docente universitario di Gestione delle Arti Visive. Parallelamente al suo percorso di studi in Storia dell’arte, archeologia e curatela di eventi culturali, si é diplomata in canto jazz presso il Conservatorio di Bari N. Piccinni. Al centro dei suoi interessi si incontrano le manifestazioni artistiche connesse alla relazione tra musica, voce e suoi aspetti rituali e iconografici.
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