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Tetsuya Ishida. Self-Portrait of Other

Tetsuya Ishida. Self-Portrait of Other

Tetsuya Ishida, dopo essersi laureato nel 1996 alla Musashino Art University di Tokyo, inizia la carriera di pittore durante il cosiddetto “decennio perduto” del Giappone, un periodo di profonda recessione economica nazionale che segnò in modo indelebile gli anni ’90. Nei suoi dipinti afflittivi, ha catturato i sentimenti di disperazione, claustrofobia e isolamento emotivo che dominavano la società giapponese ritraendo con estrema precisione descrittiva lo stato d’animo della sua generazione dopo l’esplosione della bolla finanziaria e immobiliare che nel 1991 provocò in Giappone la crisi con i conseguenti licenziamenti di massa. Sin dagli esordi e fino alla sua prematura scomparsa (per la quale si ipotizza il suicidio) nel 2005, quando venne investito da un treno a un passaggio a livello, l’artista ha creato vivide allegorie delle sfide alla vita e alla morale dei giapponesi in dipinti e opere grafiche intrisi di oscure assurdità orwelliane.

Il lavoro di Tetsuya Ishida esplora tre tematiche principali: l’identità e il ruolo del Giappone nel mondo di oggi, le sue strutture educative sociali e accademiche e le lotte dei giapponesi per adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici della contemporaneità. Le sue opere trasmettono isolamento, ansia, crisi di identità, scetticismo, claustrofobia e solitudine e sono incentrate su alcuni motivi ricorrenti, tra cui ritratti di scolaretti e uomini d’affari in simbiosi con luoghi di studio o lavoro e giovani ragazzi che appaiono fisicamente integrati con oggetti di uso quotidiano. Anche se i soggetti di queste serie sembrano assomigliare al volto di Ishida, di cui rispecchiano anche l’età anagrafica al momento di realizzazione dei dipinti, ha sempre negato che si trattassero di autoritratti, ma di “ritratti degli altri”.

Si può parlare a questo proposito di autoritratti universali, concetto da cui parte l’ampia retrospettiva che il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid dedica all’artista giapponese intitolata Self-Portrait of Other. Attraverso personaggi anonimamente individuali segnati da un destino inesorabile il pittore rappresenta l’angoscia e l’alienazione contemporanea e i cambiamenti che ridefiniscono il nostro rapporto con il lavoro e la tecnologia. Come spiega Manuel Borja Villel, direttore del Museo Reina Sofía, da un lato emerge un’identificazione assoluta con il lavoro e dall’altro la non separazione tra attività produttive e tempo libero, vissuto anch’esso alla stregua di una prestazione d’opera. Giganteggia l’isolamento di una società in cui molti giovani non escono mai di casa, riducendo volontariamente le proprie relazioni personali alla famiglia e all’anonimato di internet.

E proprio la solitudine e la sparizione dell’individuo sono al centro della poetica di Ishida, che li cattura con dipinti freddi e apparentemente privi di emozione, ravvivati da elementi umoristici tratti dalla cultura popolare dei Manga. Questa connotazione anaffettiva non implica una malinconia paralizzante ma sortisce l’effetto contrario, provocando l’empatia nello spettatore: la rappresentazione chirurgica della solitudine di questi personaggi identici provoca comprensione e compassione per la loro sofferenza. Infatti Ishida presenta l’essere umano completamente privo della libertà e dell’autodeterminazione come ingranaggio di un grande meccanismo in cui le persone si annullano. La disumanizzazione è un tratto permanente dei suoi personaggi sottoposti a continue metamorfosi che li trasformano in case, macchine, pacchi, arredi domestici o insetti.

Tetsuya Ishida è un autore cult in Giappone, ma quasi totalmente sconosciuto al di fuori dei confini nazionali nonostante le sue immagini di crisi siano emblematiche dell’era contemporanea nei Paesi più tecnologicamente avanzati. Morto giovane, in dieci anni di attività ha prodotto un corpus formidabile di lavori incentrati sull’isolamento e l’alienazione in un mondo dominato da forze incontrollabili. Le sue iconiche raffigurazioni di bambini e impiegati suggeriscono una critica spietata ai processi educativi e lavorativi all’interno di sistemi guidati dagli imperativi di produttività e competitività. La metamorfosi del corpo umano che si fonde con insetti, dispositivi tecnologici e mezzi di trasporto e le situazioni claustrofobiche in cui il corpo è fisicamente intrappolato in buchi e costruzioni o diventa parte di una catena di montaggio materializzano l’impotenza del singolo nei confronti della realtà alienante che lo soverchia in ogni fase della sua vita. In un presente senza via di scampo che prelude a un futuro presumibilmente ancora più funesto, l’unica via verso la salvezza che i personaggi indicano allo spettatore, pur non riuscendo a praticarla in prima persona, è una nuova ricerca dell’identità che parta dalla necessità elementare di ritornare all’infanzia e all’intrinseca dimensione escatologica della vita che la frenesia di una società basata sulla produzione e sul consumo infinito tende a reprimere.

Info:

Tetsuya Ishida. Self-portrait of Other
12 aprile – 8 settembre, 2019
Palacio de Velázquez, Retiro Park Madrid
Organizzato da: Museo Reina Sofía
In collaborazione con: Halsted A&A Foundation at Wrightwood 659, Chicago
Ingresso libero

Tetsuya IshidaTetsuya Ishida, Untitled, 2001, acrylic on canvas, private collection

Tetsuya Ishida, Untitled, 1998, acrylic on canvas, Wijono Tanoko collection, Singapore

Tetsuya Ishida, Untitled, 1998, acrylic on board, Nick Taylor collection

Tetsuya Ishida, Untitled, 1997, acrylic on board, Y + + Wada Fine Arts


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