Alla Galleria ABC – ARTE a Genova ci immergiamo in quella che è una vera e propria antologia dell’avanguardista praghese Tomas Rajlich. Mezzo secolo di pittura, dagli anni sessanta ad oggi, ricoprono l’intero spazio espositivo, dove i protagonisti sono essenzialmente due: i moduli industriali e regolari di griglie su pannelli e tela, dei suoi primi anni, e le monocromie che esplorano le combinazioni del gesto e della luce, dei lavori più recenti.
La costante in tutte le sue opere è sicuramente la forza istintiva e vitale che li accompagna, ma dietro a questa c’è sempre una regolare ed elementare “struttura” legata al disegno delle griglie o alla monocromia.
La mostra curata da Flaminio Gualdoni ha voluto mettere in luce non tanto il contrasto tra i lavori degli anni ’70 con quelli attuali ma, amalgamando lavori di diverso periodo storico, ha dato all’osservatore una sorta di continuità visiva; nonostante questo mix, si avvertono chiaramente le differenze tra le singole opere, dal tratto pittorico alla tecnica utilizzata.
Quasi tutti i suoi lavori sono acrilici su tela, mentre quelli dei primi anni sono spesso dipinti anche su pannelli in legno; molti di essi sono degli “Untitled”, quasi a voler confondere ulteriormente il fruitore e trascinarlo in un tempo e in uno spazio non definito, una miscela perfetta tra passato e presente.
Il curatore, nel saggio dedicato alla mostra, parla di un colore che riempie totalmente la tela e che è sottratto da ogni logica strumentale e compositiva; io credo che questa logica sia semplicemente “nascosta” apparentemente da colori accecanti e brillanti, un pretesto dell’artista per avvicinarsi ad un concetto più forte di “contemporaneità”, un passaggio al nuovo che però non cancella affatto l’ equilibrio della struttura compositiva: anche quando Rajlich utilizza il colore in maniera più istintiva, compare sempre sotto una “griglia” immaginaria che lo lega alla razionalità.
Ad affermare questa sua logica è sicuramente l’esecuzione tecnica di alcune delle sue opere di grande formato, infatti, proprio in quelle più attuali quali “Untitled”,“Chang Fei” del 2003 e “Brigantia” del 2002, la tela fa da cornice stessa all’opera, una vera e propria auto-inquadratura.
Credo che l’artista non abbia mai abbandonato il suo criterio strutturale e abbia seguito sempre un percorso ben definito, con l’aggiunta però di una materia corposa che allude all’irrazionale e confonde la visione di chi guarda.
Entrando in galleria la prima cosa che notiamo è una proiezione video dei lavori più significativi dell’artista, in questo modo ancor prima di assaporare le opera dal vero, questa preview ci prepara già a guardare l’intera personale di Rajlich.
Nelle diverse sale ci si chiede quali lavori facciano parte del suo passato e quali del suo presente, infatti le tele sono mischiate non per periodi ma per “ambientazione e colore”, o meglio, allestite per “atmosfera”. Ogni sala rispecchia un sentimento, un emozione, uno stato d’animo: e si passa così dal nero al rosa, dal celeste all’oro, dal bianco al fucsia, dall’argento all’arancio.
5 Sale, 5 Ambientazioni, 5 Stati d’animo. Ad accomunare tutto sono le linee, le griglie e la materia, che intrappolano l’occhio del visitatore e lo fanno riflettere in una ricerca personale ed interiore: una vera e propria narrazione dell’esistenza.
Entrando nella prima sala troviamo subito le prime “griglie”, tre opere dell’artista che si alternano tra il grigio opaco e una grande tela oro del 1983, ed è già in quegli anni che lavora su tonalità forti e piene di luce; come descrive il curatore stesso della mostra: “Il colore è, e si dà, per sè, in quanto sostanza stessa del vedere, dell’immagine: in quanto luce”
La seconda sala è sicuramente quella che descrive in maggior modo la contemporaneità di Rajlich; a rappresentarla sono tre delle sue enormi tele (220×200 cm circa ciascuna) fatte tra il 2002 e il 2003, dai colori arancio, rosa/fucsia e bianco. La luce, risiede nell’acrilico materico e corposo, questa è data, non solo dai colori quasi puri ma anche dalla polvere brillante che si sovrappone alla tela. Nella stessa sala un pannello di nero cupo 40×40 cm, “Untitled” del 1969, contrasta e distoglie il visitatore da quella luminosità di cui era ormai abituato.
Camminando nella terza sala scorgiamo altri tre lavori dalle tonalità in rosa, stessa linea esecutiva ma diversi anni di produzione. Di fronte ad esse una delle opere più maestose “Untitled” del 1978, una grande tela nera, 250×210 cm; il tratto, come il colore, appare compatto e opaco per la maggior parte della superficie, solo in una piccola porzione in basso si intravede un reticolato “imprigionato” dall’acrilico stesso.
Nel quarto e quinto spazio espositivo scopriamo opere dalle diverse caratteristiche che alternano anche qui diversi colori, il bianco brillante, il grigio opaco, l’argento, l’arancio e il viola. Numerose opere di queste due sale, hanno una texture che richiama il cartone ondulato, come se l’artista avesse rigato e graffiato il colore stesso sulla tela.
L’opera che cattura la mia attenzione è “Untitled” del 2010, con un bianco puro che sfocia nell’ocra; la materia emerge incorniciata dalla tela stessa, quasi a simularne una polaroid; sembra creare un dipinto su carta fotografica, un frame di vita catturato da Rajlich e donato all’osservatore.
Questa personale si muove in una circolarità disarmante, dove il tempo non esiste e gli anni di esecuzione si confondono e come dice il curatore in chiusura della sua stesura: “Di quadro in quadro, la tensione spirituale nella pittura di Rajlich evolve, respira: vive. Trascolora, in questi quadri, l’elemento attualistico, l’originaria componente del sentirsi avanguardia, e resta la pittura: “una zona di purezza, di bellezza, di benessere, di concentrazione, di semplicità, d’essenziale, d’integrità”.
Genova, 11 Maggio 2018
Benedetta Spagnuolo
Info:
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting
4 Maggio 2018 – 4 Luglio 2018
Martedi – Sabato H. 09:30/13:30 – 14:30/18:30
Domenica e Lunedi su appuntamento
ABC ARTE
Via XX Settembre 11/A – Genova
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting, installation view at ABC ARTE, ph Francesco Arena
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting, installation view at ABC ARTE, ph Francesco Arena
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting, installation view at ABC ARTE, ph Francesco Arena
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting, installation view at ABC ARTE, ph Francesco Arena
Tomas Rajlich. Fifty years of Painting, installation view at ABC ARTE, ph Francesco Arena
Laureata all’Accademia di belle arti di Catania. Durante il suo percorso di vita, unisce elementi come la scultura, il teatro, la danza e la fotografia, ed è proprio quest’ultima che rappresenta per lei la base per un innovativo ed eclettico percorso artistico. Dal 2010 si avvicina al mondo curatoriale ed inizia così anche a scrivere recensioni e pezzi critici; successivamente fonda “Artisti Italiani – arti visive e promozione”, organizzazione che si occupa di tutti gli aspetti promozionali dell’arte contemporanea.
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