Una nota canzone di Leonard Cohen narra che l’amore è una marcia.
Nella vita di ogni giorno, si marcia da vincitori e si marcia da sconfitti. Così, la nuova serie fotografica di Tony Solis, presentata alla Galleria Enrique Guerrero di Città del Messico, Love is not a victory march, mette in scena storie che potrebbero appartenere tanto alla marcia di un malinconico Sisifo contemporaneo, come ai passi di un imprudente ma ambizioso Telemaco, o addirittura, a un perseverante titano Atlante, che seppur esausto di portare il peso del cielo sulle spalle, accorgendosi di essere osservato, ci guarda e accenna un quieto sorriso privo di rabbia o risentimento.
Non importa se la marcia sia di vittoria o sconfitta. Al fotografo messicano interessa presentare i fotogrammi di questo percorso esistenziale, le sue transizioni, gli attimi, le attese e la crisi, tutti i passi che segnano la rotta, gli sguardi interiori, la fine che è parte dell’esperienza collettiva. Ritrae il senso della partenza e il senso dell’arrivo, ma anche la bellezza delle soste incerte che consentono di raggiungere la meta. Presenta il peso sottile delle ferite attraverso l’immagine fotografica. Lo fa senza gravità, con una coscienza osservativa, lieve, incorrotta.
A Tony Solis interessa la narrazione dell’esperienza esistenziale, la resistenza più che la resa, il resoconto dell’attimo incombente, il respiro e le cicatrici, in attesa di ciò che sta per accadere. E c’è bellezza in tutto questo. C’è verità, c’è un sobrio e gentile ordine. C’è un racconto del presente condotto attraverso il linguaggio dell’osservazione.
È l’epica di vulnerabili guerrieri, cronaca della fragilità dell’essere giovani e di quel coraggio insito nella lotta in nome dell’ideale. Tutta la vicenda umana si muove a partire da una scintilla energetica che distrugge, manifesta, costruisce forme, invita all’incessante cammino in un tempo che qui non può che essere quello della contemporaneità.
Le ferite della storia, anche biografica, richiedono uno sguardo lieve ma accurato. Gli scatti di Solis non offrono una mitizzazione dell’eroe, né tantomeno un’enfasi della lotta o della violenza, quanto piuttosto un’accettazione di tutti gli aspetti dell’esistenza, inclusi i più dissonanti. E lo fa in maniera convincente. Così che ci chiediamo: “Dov’è il margine tra sconfitta e vittoria? Cos’è la fragilità se non un altro nome della forza?”
Esiste una continuità con la ultima personale dell’artista (La marcha de los gatitos apachurrados, 2015) che rappresenta un omaggio a un video di animazione giapponese con protagonisti alcuni gatti che suonano strumenti musicali, dal titolo “Mitchirineko”, e parallelamente, alla musica di Tom Waits e Leonard Cohen.
Tony Solis è un artista messicano originario di Monterrey particolarmente attivo nel circuito dell’arte contemporanea. Oltre a partecipare a numerose fiere d’arte ed eventi espositivi collettivi, ha collaborato con varie riviste internazionali e ha fondato la rivista PANICO magazine. Ha vinto il premio di fotografia Latinoamericana Purificación García (Zona Maco, 2012). La mostra Love is not a victory march sarà visitabile sino al 25 luglio negli spazi della galleria Guerrero a Città del Messico.
Giuliana Schiavone
Info:
Tony Solis. Love is not a victory march at the Enrique Guerrero Gallery
Tony Solis. Love is not a victory march at the Enrique Guerrero Gallery
Storico dell’arte, critico e curatrice indipendente. Lavora attivamente in progetti dedicati alle arti visive occupandosi in particolare di scrittura critica e comunicazione. Attualmente vive in Messico dove lavora come docente universitario di Gestione delle Arti Visive. Parallelamente al suo percorso di studi in Storia dell’arte, archeologia e curatela di eventi culturali, si é diplomata in canto jazz presso il Conservatorio di Bari N. Piccinni. Al centro dei suoi interessi si incontrano le manifestazioni artistiche connesse alla relazione tra musica, voce e suoi aspetti rituali e iconografici.
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