Il 5 dicembre 2017 la giuria presieduta da Alex Farquharson, direttore della Tate, e composta da critici e curatori di primo piano in ambito anglosassone, quali Dan Fox, Martin Herbert, Mason Leaver-Yap, Emily Pethick, assegna il prestigioso Turner Prize 2017 all’artista Lubaina Himid (Zanzibar, 1954), formatasi presso il Wimbledon College of Art e il Royal College of Art, Londra, e attualmente professore di Arte Contemporanea presso University of Central Lancashire. Intervistata da Charlotte Higgins per il The Guardian, Lubaina Himid così presenta la sua pratica artistica: “Mi interessa avere una conversazione. Il mio modo di portare avanti una conversazione o di far agire le persone è attirandoli e dicendo: ‘tu porti il tuo bagaglio, la tua opinione, la tua vita e io porterò il mia – e insieme proviamo a parlare’. Non ne vedo il motivo, altrimenti.”
Mentre i media sottolineano come Lubaina Himid sia la prima donna-artista di colore a ricevere il prestigioso premio all’età di 63 anni, la giuria del Turner Prize motiva la scelta, per le capacità che l’artista propone nell’ “affrontare senza compromessi questioni come la storia coloniale e il modo in cui il razzismo persiste oggi”. Parlando della diaspora africana esaltandone la tradizione artistica, Lubaina Himid è interessata a dare voce e visibilità alle realtà escluse dalla rappresentazione. In quest’occasione, l’artista presenta quattro lavori che sottolineano l’aspetto materico e poetico della sua pratica artistica, come per le opere Negative Positives – The Guardian Archive, 2007-2005, in cui l’artista interpreta le notizie attraverso una serie di ritratti, e Swallow Hard: the Lancaster Dinner Service, 2007, in cui ripensa i motivi decorativi africani attraverso la ceramica. Se la matrice pittorica è evidente nel dipinto Le Rodeur: The Exchange, 2016, il lavoro A Fashionable Marriage, 1987, celebra la creatività africana attraverso materiali eterogenei e l’intensità dei timbri cromatici che arricchiscono la composizione.
Per la prima volta nella storia, ospitata dalla Ferens Art Gallery in Hull e aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2018, la mostra del Tuner Prize 2017, espone le opere degli altri artisti finalisti che, in linea con i lavori di Lubaina Himid, si contraddistinguono per un accento politico, radicale e attento alla sfera estetica e partecipativa dell’opera d’arte.
Nei dipinti di Hurvin Anderson (Birmingham, 1965), caratterizzati da timbri cromatici vividi e accesi, si percepisce l’interesse a coltivare nuove sensibilità e percezioni dall’esperienza del quotidiano. Se forte è l’ impronta pittorica, visibile sia nella scomposizione dei piani sia nell’uso materico del colore, come per il trittico Essentials, 2017, nelle altre opere in mostra, Anderson si concentra sulla rivisitazione della figura umana – Peter’s Sitters II-III, 2009, e dei luoghi – Across the Tracks, 2013, Ascension, 2017. In entrambi i soggetti, la visione dell’artista si concentra sul rendere visibile la realtà delle comunità africane nel Regno Unito.
La pratica artistica di Andrea Büttner (Stuggart, 1972), già nota per essersi aggiudicata il Max Mara Prize for Women nel 2009, assembla stampa, incisione, pittura e installazione, spesso intrecciando testo e immagine al fine di esplorare le potenzialità etiche ed estetiche dell’opera d’arte, con chiari riferimenti all’opera di Simone Weil – Simone Weil: The most dangerous disease, 1990. Con un accento radicale, l’artista comunica della necessità di comunicare un messaggio sociale e politico attraverso l’arte, come per il trittico iPhone Etching, 2015 – 2017, che recupera il gesto pittorico e femminile attraverso una serie di stampe a colori, rielaborando le impronte digitali lasciate dall’artista sul suo smartphone.
Rosalind Nashashibi (Croydon, 1973) presenta in quest’occasione i film Electrical Gaza, 2015, e Vivian’s Garden, 2017, che sono composti di una tecnica documentaristica alternata a sequenze da copione. Focalizzandosi su dettagli minimi e secondari alla narrazione, le inquadrature di Nashashibi diventano immagini destabilizzanti della realtà ordinaria, trovando un nuovo codice per interpretare il quotidiano. In Electrical Gaza, commissionato dall’Imperial War Museum, il punto di vista dell’artista si confonde con quello del tassista e del traduttore che accompagnano Nashashibi a Gaza, città che si rivela come un luogo mitico, senza tempo, ricco di storia e di cultura, ma difficilmente accessibile. In Vivian’s Garden, presentato a Documenta 14, l’artista narra del rapporto tra madre e figlia, vissuto da due artiste austriache, Vivian Suter e Elisabeth Wild, emigrate in Guatemala. Soffermandosi sulla comunità matriarcale da loro creata, il film guarda alle diverse sfumature del rapporto tra madre e figlia in un contesto postcoloniale.
Complessivamente, il Turner Prize 2017 vede uno slittamento verso la sfera dell’etica, pensando alla pratica artistica come azione sociale. Presentando uno spaccato della realtà multi-culturale in cui viviamo, gli artisti finalisti, sembrano proporre nuove letture del reale, in cui cogliere sensibilità e culture a lungo rimaste invisibili. Ponendo questioni sul modo di percepire l’altro, gli artisti del Turner Prize 2017 rivelano una visione multi-culturale rivolta al futuro.
Lubaina Himid, A Fashionable Marriage, 1987, Wood cut outs (various types of wood), Acrylic paint, Newspaper, Rubber gloves, Glue, Plastic (dinner plates), Paper, Tissue, Foil, Wicker basket, Selection of books, Cardboard, Canvas, Charcoal Loaned from Hollyb ush Gardens
Lubaina Himid, Swallow Hard: The Lancaster Dinner Service, 2007 Photograph: David Levene for the Guardian
Hurvin Anderson, Across The Tracks, 2013 Oil and Acrylic on Canvas Loaned from Halamish Collection
Andrea Büttner, Fabric Wall (high visibility yellow), 2017 Stretched fabric, timber and MDF Courtesy of David Kordaresso il Wimbledon Collensky Gallery, Los Angeles
Rosalind Nashashibi, Installation view from Electrical Gaza, 2015 Photography by Emma Dalesman
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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