L’uomo, destinato a elaborare un connubio inedito fra la natura e il suo mondo immaginifico, dà vita, sin dalla sua comparsa, a modelli artistici ispiratori sempre più sofisticati. Se questi poi, si intersecano al richiamo delle loro stesse origini, danno luogo a una raffinata macchina temporale: dove passato e presente si affiancano senza che l’uno prevalga sull’altro. È il caso degli artisti Lorenzo D’Alba e Cristina De Paola, protagonisti della mostra Itaca, la quale, dal 14 al 20 agosto, ha animato gli spazi della Corte in Via Roma 29 nel comune salentino di Uggiano la Chiesa. Ecco che, perseguendo le voci degli antenati greci, i quali assieme ai Messapi, ai Sanniti e ai Latini diedero impulso alla nostra cultura, percorriamo con la curatrice, Angelica Raho, i punti salienti della mostra.
Antonella Buttazzo: Lorenzo D’Alba e Cristina De Paola, con le loro opere, sfidano la modernità. Esse infatti, sembrano educarci alla bellezza del ricordo, accompagnandoci, nel mentre, alla riscoperta delle radici che la Terra d’Otranto, ancora oggi, custodisce nonostante l’avanzare frenetico della civiltà. E nasce spontaneo chiedersi quindi: come si innestano gli archetipi del carapace e della grotta, utilizzati dagli artisti con il territorio salentino?
Angelica Raho: Le opere di D’Alba e De Paola sono colpite dalla Terra D’Otranto senza nessun particolare sforzo di memoria. Anche in questi stessi giorni di allestimento, in cui ho avuto la possibilità di conoscere meglio il paese di Uggiano la Chiesa e le persone che ci vivono, ho capito quanto alcune immagini rimangano sospese nella mente di una persona e con quanta naturalezza possano emergere tanto nella pratica artistica quanto nel racconto. E in questo ho trovato molti punti in comune con il modo in cui ho vissuto io le partenze e i ritorni in Salento. Trovo affascinante quanto questo sia un sentimento comune in tutte le persone che hanno scelto di allontanarsi da casa per seguire un certo tipo di formazione, lavoro, per cercare degli stimoli altrove. Durante uno studio visit a Lorenzo D’Alba gli ho chiesto indicazioni circa la sua bibliografia e mi ha indicato La poetica dello spazio di Gaston Bachelard. In questo testo ho trovato le metafore del guscio e del nido che ho rivisto nel carapace, delle opere di D’Alba, e nella grotta, più volte riproposta nelle opere di De Paola. Questa è stata la base del testo critico e della costruzione della mostra. Il carapace è il guscio che si rompe, cercare una nuova dimora, crescere e sentirsi stretti in uno spazio che sentiamo non ci accolga più. La grotta invece è il nido, è un luogo fecondo, materno e uterino che ci aspetta sempre quando torniamo. Credo che siano delle immagini molto familiari per ognuno di noi.
Itaca è, per lo spettatore, un rito purificatore, con il quale, attraverso “un ritorno alle origini”, raggiunge una rinascita ristoratrice. Come nasce questo percorso? E perché il riferimento alla mitica terra cantata da Omero nell’Odissea?
La scelta del titolo della mostra è stata fatta con un enorme trasporto romantico, come se Itaca non fosse solo un ritorno ma un faticoso tragitto. Credo che nel nostro caso sia una tappa a cui facciamo rifornimento. La mostra non ha l’intenzione di essere un rito purificatore, le opere degli artisti non hanno funzioni apotropaiche. L’esigenza è soprattutto rivolta alla comunità uggianese stessa. La proposta è arrivata da Andrea Ingrosso, assessore comunale di Uggiano, con la volontà di introdurre l’arte contemporanea nel paese. Invito che abbiamo accolto molto volentieri e ci auguriamo possa sfociare in una collaborazione.
Il promontorio salentino offre allo studio dei ricercatori rudimentali testimonianze di civiltà, la cui presenza sfugge anche alle cronologie più precise. Tali remote popolazioni utilizzarono forme artistiche primitive per supplire ai bisogni della vita e per respingere gli assalti delle belve e delle tribù nemiche. Secondo te, l’arte oggi, e Itaca in tale contesto, a quali bisogni rispondono?
Uno dei miei libri preferiti è Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di Roy Lewis, è una deliziosa commedia che parla di una famiglia di ominidi che vive una repentina civilizzazione. Ad un certo uno dei fratelli, Alexander, inizia a dipingere sulle pareti, gli viene chiesto cosa stesse facendo e con quale utilità: lui risponde che ha deciso di chiamare quella cosa “arte” e che non serve a niente. Ci siamo posti degli obiettivi non troppo semplici. La cosa più importante per noi è aver suscitato un interesse nelle persone di Uggiano la Chiesa. Molti ci hanno dato una mano e disponibilità in tanti piccoli bisogni che si sono presentati durante l’allestimento, altri erano molto incuriositi e si prestavano all’ascolto della narrazione degli artisti. Per questo motivo invece di tenere la mostra aperta su appuntamento, dal momento che si trattava di un’abitazione privata, gli artisti hanno deciso di tenerla aperta ogni sera. È stato molto emozionante.
Quali sono stati i temi del talk che ha concluso la mostra il 21 agosto?
Per il talk del 21 agosto abbiamo invitato Luca Coclite (artista e co-fondatore dello spazio Studioconcreto con Laura Perrone), Giuseppe De Mattia (artista e co-fondatore con Coclite e Claudio Musso il collettivo Casa a Mare), Lorenzo Madaro (curatore e professore all’Accademia di Belle Arti di Brera) e Brizia Minerva (storica dell’arte e curatrice presso il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce). Abbiamo tenuto una conversazione sull’importanza del viaggio e dello spostamento, per i professionisti del mondo dell’arte, ma soprattutto si è parlato di come rendere attivi la Puglia e il Salento nel contesto dell’arte contemporanea. Quindi siamo partiti dalle questioni suscitate nella mostra per aprire il discorso ad ampio raggio e indagare anche l’esperienza personale degli ospiti.
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
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