Ulrich Erben. Essere pittura

Studio G7 ospita per la quinta volta nei suoi spazi espositivi l’artista tedesco Ulrich Erben (Düsseldorf, 1940), storico rappresentante della Pittura Analitica sviluppatasi in diverse declinazioni nazionali a partire dagli anni Settanta. Il movimento era nato come reazione di alcuni gruppi di artisti alla dittatura concettuale allora in voga che sosteneva il definitivo superamento e l’imminente cessazione della pratica pittorica: i suoi esponenti erano accomunati dalla volontà di salvaguardare la pittura e legittimarne l’esistenza assecondando i metodi analitici dei suoi detrattori. La linea analitica dell’arte esaminava i meccanismi insiti nell’atto del dipingere e le relazioni tra i suoi elementi fondanti (superficie, supporto, colore, segno) utilizzando le stesse procedure con cui i colleghi concettuali stavano nel frattempo indagando l’estetica del reale. La pittura abbandonava ogni referente esterno per diventare il soggetto di sé stessa in base all’assunto che l’azione dell’artista e la sua traccia sulla tela fossero in grado di attestare il concetto dell’opera nella sua forma più pura, talvolta conservando qualche fremito emotivo.

Il lavoro di Ulrich Erben, fin dai primi paesaggi e nature morte, esprime il suo interesse per le relazioni tra geometria e natura e per la compenetrazione tra spazialità fisica e illusoria dell’opera d’arte. Anche se non si intuisce con immediatezza, l’artista prende spunto dall’osservazione dei suoi ricordi, decantati in immagini mentali, per creare entità puramente pittoriche non necessariamente connesse all’oggetto iniziale. “Quando dipingo una superficie – spiega – voglio dare alla forma strettamente geometrica la sensibilità di un paesaggio, la corposità di una materia, cosicché la superficie diventa un fatto compiuto a sé, cioè senza una qualsiasi associazione a qualcosa di esistente”. Per questo, nonostante la sua apparente ermeticità, la pittura di Erben non si fonda su un approccio concettuale freddamente autoreferenziale, ma su esperienze visive primarie che inconsciamente appartengono anche all’osservatore, che spontaneamente le riconosce come rivelazioni pittoriche.

I sottili strati di pittura che l’artista deposita sulla tela alludono alla sovrapposizione di altrettante superfici che creano molteplici livelli di profondità senza ricorrere all’illusione prospettica, mentre le incalcolabili differenziazioni del colore, sempre inteso come presenza, innescano una ricca gamma di impressioni infinitesimali. Richiamandosi alle ricerche del predecessore Mark Rothko, le stesure cromatiche di Erben si influenzano reciprocamente e creano campi energetici che interagiscono con la luce atmosferica e la trama della tela di supporto esaltandone le qualità. Questa pittura raffinatissima è incentrata sull’investigazione delle problematiche percettive e rivela il delicato equilibrio tra intuito e precisione che distingue il suo approccio all’esperienza visiva. Alla fascinazione per luce e colore si sovrappone infatti l’astrazione geometrica perché solo attraverso la complementarietà di questi due aspetti l’immagine riesce a trovare il proprio spazio di esistenza.

La mostra Sein, Essere curata da Peter Friese, esperto conoscitore della poetica di Erben, presenta una serie di opere inedite realizzate negli ultimi tre anni, che confermano come l’artista nel corso della sua lunga carriera sia rimasto fedele a un linguaggio personalissimo, in grado di coniugare sensibilità e calcolo senza irrigidirsi in sterili teoremi e senza perdere fecondità ed entusiasmo nell’esplorazione delle possibilità del medium pittorico. Ogni opera è conseguenza di un procedimento di consapevolezza mentale che dichiara costantemente sé stesso scandagliando la struttura del linguaggio visivo ed è il risultato di una costruzione che partendo da una riflessione sintattica sulle categorie elementari del dipingere arriva a sfiorare l’imponderabile.

I suoi quadri si basano su solido impianto spaziale costituito dalle figure geometriche tracciate a matita, che la successiva elaborazione pittorica trasforma in superfici colorate in sospensione, ciascuna dotata di uno specifico spazio cromatico che allude a indeterminabili profondità e di raffinatissimi valori di superficie che generano immagini cangianti, in cui è quasi impossibile controllare con lo sguardo l’impercettibile progressione di una gradazione che confluisce lentamente in un’altra di tonalità affine. La volumetria si costruisce attraverso la linea, che definisce lo spazio esplicitando rapporti tra grandezze altrimenti indefinite e individua la posizione relativa tra più elementi figurativi che rivelano a questo modo la loro reciproca interdipendenza all’interno dell’immagine. L’apparente semplicità formale delle composizioni supera il limite bidimensionale del supporto con la materializzazione di più piani scanditi in profondità dallo spazio che li separa in un continuo gioco di contrapposizioni e richiami.

Le complesse alternanze di colori all’interno del quadro e le sensazioni suscitate dall’andamento delle loro sfumature richiedono tempi di osservazione prolungati e la disponibilità da parte dello spettatore a immergersi in un’esperienza estetica attiva, che culmina nel riconoscimento del ruolo fondante del dubbio come principale motore della percezione. Lo stesso approccio integrato tra intuizione e analisi che guida la mano e l’occhio di Erben durante il processo pittorico è richiesto anche all’osservatore, che viene chiamato in causa come parte attiva nella rivelazione dell’immagine e nella percezione della continua osmosi tra equilibrio e tensione che la rende viva.

Info:

Ulrich Erben. Sein, Essere
A cura di Peter Friese
30 novembre 2019 – 18 gennaio 2020
Galleria Studio G7
Via Val D’Aposa 4 a Bologna

Ulrich Erben, s.t., 2018, acrilico e pigmenti su tela, cm 140×120

Ulrich Erben, s.t., 2019, acrilico e pigmenti su tela, cm 130×155

Ulrich Erben, s.t., 2017, acrilico e pigmenti su tela, cm 80×100

Ulrich Erben, s.t., 2019, collage, acrilico, pigmenti e grafite su cartoncino, cm 70×100


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