“Una felice corsa” è la mostra che la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, nei suoi spazi bolognesi dedica a Pinuccia Bernardoni, fino al 26 febbraio. Si tratta di un percorso di ricerca e pratica artistica che restituisce empatiche emozioni al visitatore e che fa parte della ricca rassegna di Art City 2023.
L’esposizione, a cura di Cecilia Canziani, è una interessante e illuminante retrospettiva che attraversa l’arco della carriera dell’artista toscana a partire dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri. Pinuccia Bernardoni (1953), è una artista assolutamente da riscoprire, rigorosa e profondamente emozionale, con alle spalle molti anni di lavoro e di mostre. Nata a Bientina (Pisa), ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze con il celebre critico Giovanni Maria Accame, diplomandosi in scultura con Quinto Ghermandi. Dal 1997 ha ricoperto la cattedra di Disegno Contemporaneo all’Accademia di Belle Arti di Bologna e tra i suoi studenti si annoverano nomi importanti come Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui e Mattia Pajé.
Ha esposto in Italia e all’estero lavorando con continuità con Ginevra Grigolo, della Galleria Studio G7 di Bologna, e con Maria Colao della Galleria Primo Piano a Roma. L’esposizione in corso propone l’idea che la mostra sia una sorta di “biografia visiva” dell’artista, la metafora della felicità dei suoi lavori, un viaggio diviso in periodi diversi di produzione artistica, con una poetica costante e lineare, fondata sulla leggerezza della materia fragile come la carta di riso e sulla duttilità dei materiali pesanti come il ferro e il piombo che diventano poetici come elementi naturali nati da una “germinazione” (si veda ad esempio Germinazione n. 2, 1990, lamiera di ferro, ruggine, carta).
Appena varcata la soglia si percepisce un profondo senso di gioia e di poesia, un avvolgente equilibrio zen. Il percorso è accolto in tre sale armoniche in cui si intrecciano forme e materiali semplici in un dialogo dialettico di rimandi permeati da colori terrosi, pacati e naturali. Alcune opere si stagliano dai neutri naturali, brillando vivacemente di colori caldi e accesi: il giallo o l’arancione (Giallo Arancio Melanzana n. 2, 1988) e il rosso acceso come nella grande opera Autobioritratto in rosso (2017), dieci dipinti in cui si intravede un lungo lavoro di stratificazione che riproduce con la punzonatura forme diverse di foglie con le loro nervature. Il motivo che ricorre frequentemente della foglia per l’artista è “un mezzo e un fine” ovvero un’idea di “scultura minima offerta dalla natura”.
Le forme essenziali ed eleganti delle sculture in carta di riso in mostra sono intrinsecamente legate alle sculture in ferro: ne sono esempio le due versioni di Omaggio ad Angelica Kauffmann (1991-2011) in lamiera di ferro “fiammato” e in ferro decapato, che per forma arrotondata e riflessi di ossidazioni ricorda il cono di germinazioni naturali come quelle dei fiori o boccioli. Le sue opere scultoree sono elementi vibranti e sospese nel tempo. Il suo approccio alla materia, come la carta di riso modulata attraverso fili nascosti di rame o di ferro, o come la lastra di ferro o il piombo, ha diverse affinità e riferimenti non solo con il Minimalismo americano, ma anche con l’Arte Povera.
Naturalmente l’artista è stata molto affascinata nella sua produzione estetica da due imprescindibili giganti: Alberto Burri e Lucio Fontana. Lo si percepisce soprattutto nel suo concetto di tempo e forma, nella riflessione lenta, nelle penetrazioni e forature, nelle bruciature della carta, nei tagli e stratificazioni. Tra le sue frequentazioni all’ inizio della sua carriera è importante ricordare anche l’artista americano Ellsworth Kelly e le artiste Ketty La Rocca ed Eva Hesse. Una parte fondamentale del lavoro riflessivo e creativo di Pinuccia Bernardoni riguarda i suoi libri d’artista e i suoi affascinanti taccuini di disegni e appunti che sono esposti nella teca dell’ultima sala insieme ai cataloghi e alle foto originali.
Info:
Pinuccia Bernardoni. Una felice corsa
20/01/2023 – 26/02/2023
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Via delle Donzelle, 2 Bologna
www.fondazionedelmonte.it
Manuela Teatini, film maker e giornalista, si occupa di arti visive, in particolare di cinema, fotografia e arte contemporanea. Ha scritto come free-lance per anni con VOGUE, Uomo VOGUE, ELLE e altre testate di cinema, arte e nuove tendenze. È autrice e regista dei docufilm “ART BACKSTAGE. La passione e lo sguardo” (2017), “MASSIMO MININI. Story of a Gallerist” (2019), “GIOVANNI BOLDINI. Il Piacere. Story of the Artist” (2021) premiato al Terra di Siena International Film Festival 2021.
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