L’estate umbra si arricchisce di cultura e spettacolo con Verdecoprente Umbria Fest 2024, un evento che celebra la creatività e il paesaggio del territorio amerino. Il festival, organizzato dall’Associazione Ippocampo e diretto da Roberto Giannini e Rossella Viti, offre quattro mesi di spettacoli, incontri, laboratori ed esperienze immersive, in stretta collaborazione con le comunità locali. Fino al 2 agosto, il Verdecoprente Umbria Fest trasforma luoghi emblematici come Civitella del Lago, l’Eremo di Santa Illuminata e i sentieri di Palliccio in palcoscenici viventi, dove artisti di teatro, danza, arti performative e multimediali provenienti da tutta Italia presentano le loro opere. L’evento si snoda tra i comuni di Amelia, Attigliano, Giove, Alviano, Lugnano in Teverina, Guardea, Montecchio e Baschi, coinvolgendo spazi urbani e naturali, borghi, frazioni, frantoi e cantine. Assieme a uno dei direttori artistici, Rossella Viti, riflettiamo sull’importanza del teatro come strumento di connessione tra artisti, spettatori e luoghi, creando tracce che arricchiscono la nostra comprensione e l’apprezzamento dell’ambiente.
Antonella Buttazzo: Qual è il concetto principale dietro Verdecoprente Umbria Fest e come si integra con i territori e le comunità locali?
Rossella Viti: Verdecoprente Umbria Fest è un’idea di festival nata in continuità con il progetto Verdecoprente residenze, attivo dal 2012, sostenuto dall’idea di scambio e reciproco nutrimento tra le arti performative e le comunità incontrate nel tempo del processo di creazione, ovvero tra la produzione artistica e il territorio che temporaneamente ne accoglie il progetto. Verdecoprente è un’azione culturale, artistica, poetica e politica, con cui abbiamo scelto di dedicarci ai paesaggi che ci nutrono, spazi in cui culture e nature si incontrano prendendo forma nei linguaggi delle scene, delle arti, delle poetiche del contemporaneo. Teatri agiti, parlati, cantati e danzati, performance, ambienti e percorsi sonori e visivi, installazioni, creazioni multimediali e site specific, sono tante le scritture che scendono in campo per abitare e farsi abitare, esplorare, rielaborare, per narrare con il territorio che le ospita. Una visione che vuole superare il ‘confine’ fra discipline e generi artistici, fra il naturale e il costruito, tra il prodotto della terra e il prodotto dell’uomo, mescolando intenti ed esperienze nel segno di una nuova scrittura creativa, artistica, umana, trans-disciplinare. Per una scena che vuole la voce dell’attore quanto la sua danza, ne cerca l’azione e il silenzio, il corpo e il suo virtuale, vede le immagini in assenza di luce, scruta le ombre attraverso un pensiero. Pieno e vuoto, teatro senza edificio e musica dallo strumento invisibile. Alla poesia del “paesaggio che si fa teatro”, concetto e immagine suggeriti da Eugenio Turri, rispondiamo con un teatro che si fa paesaggio, che ci nutre e ci rispecchia, nel caos della vita, nell’ordine della morte. Lavorando dentro e fuori questi paesaggi cerchiamo di trovare, percorrere, costruire strade che siano strumenti e mezzi con cui navigare nella complessità del presente. Muovendoci per mare e per terra, tra approdi in territori artistici noti come in terre sconosciute, tra navigazioni solitarie e zattere di salvataggio dove siamo tutti insieme.
Quali sono le principali novità e i punti salienti di questa edizione del festival?
Il programma del 2024 è dedicato al tema delle “Impronte”, pensando sia alle traccce materiali sia a quelle immateriali che uno spettacolo porta sempre con sé, in ogni contesto in cui viene rappresentato. In tal senso, il progetto intende sottolineare come uno spettacolo dal vivo, con il processo creativo che lo sostiene, coinvolge e avvolge attori, spettatori e luoghi, illuminando le impronte che nascono dalla loro relazione, che restano traccia del nostro vivere pienamente e responsabilmente il mondo e l’ambiente di cui siamo parte. Il festival segue tre tracce principali. La prima è dedicata, per la prima volta, a spettacoli pensati per bambini e adolescent. Così arrivano, in ordine di apparizione: Zizola- ti voglio bene come il sale, una riedizione di un nostro lavoro (Ippocampo) nato per i piccoli pazienti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, Aiko e l’Orso della Luna bianca, teatro d’ombra e narrazione delle Strologhe, Tempo dei tardito/rendina che ci hanno guidato inoltre in un poetico laboratorio per bambini e adulti insieme (novità) e, infine, il Piccolo principe di Matutateatro. Con Pulcinellesco di Isola di Confine, presentato in un oleificio, inizia la seconda traccia che si basa su spettacoli e performance svelate dal paesaggio; qui in primo piano è la relazione tra chi, cosa e dove: lo spettacolo è un ‘teatro’ di incontri delle comunità in festa, un invito a sentirsi parte di un microcosmo scenico che modifica la nostra percezione dell’accadimento. Con Fiesta, che il Teatro Due Mondi porta in scena in due borghi finora mai abitati da Verdecoprente: uno piccolo, Civitella Del Lago, e uno piccolissimo, Foce. Con Icaro, seguendo le tracce di Azul Teatro, all’Eremo di Santa Illuminata di Guardea, e con Lirica del paesaggio, che è anche l’occasione per entrare per la prima volta nell’oliveto secolare del Rajo, ora anche tutelato come Presidio Slow Food di Amelia. Una particolarità del programma è la call “Ma tu mi ascolti?” lanciata nell’ambito della collaborazione VUF2024 con i partner Artéco e FKL, per trovare sul territorio un Luogo del Belsentire, che sarà segnalato e raccontato nella mappa nazionale curata dai partner che si occupano di paesaggi e ricerca sonora. Un’idea che ci porta al Sentiero di Palliccio, dove la nomina viene accolta dalle voci di due cori creati con le comunità territoriali. Accompagnato da strumenti antichi come l’arpa cinese, Marco Schiavoni in Senza Tempo, e l’installazione interattiva il Libro abitato, nata dal Verdecoprente Book, sono il segno della collaborazione decennale con il Museo Archeologico di Amelia, l’installazione accompagna la Notte Europea dei Musei. La terza traccia, la più insolita, nasconde un’anima performativa in esperienze immersive e multi sensoriali, in cui lo spett-attore è chiamato alla partecipazione attiva. Sono percorsi fisici e immaginari che si muovono a comporre nuovi paesaggi visivi e sonori, anche con il supporto dell’elemento tecnologico. Troviamo in questa traccia: Il Gioco dei cercatori di storie – Orienteering Drama, collegato al percorso-gioco di orientamento e ascolto di Lugnano in Teverina, creato da Ippocampo nel 2020 come modo di abitare un borgo rielaborandolo in una sorta di ‘realtà aumentata’; nello stesso borgo si è mossa la Passeggiata dadaista ideata e guidata da Michele Pascarella, ispirata a percorsi ‘senza tracce da seguire e da lasciare’, pensati per abitare e annusare i luoghi, riconoscerne i segni, riscrivendoli nell’esperienza fisica individuale e collettiva. Il rapporto con il lavoro e i luoghi della produzione agroalimentare locale viene poi esplorato con #1 Parole da mangiare, prima azione e nuova produzione di Al passo (trilogia della terra), che prende vita, e chiude il festival il 2 agosto, nelle aziende partner di Amerino Tipico.
Con quali modalità il festival incoraggia l’interazione attiva del pubblico, soprattutto nei luoghi naturali e storici che ospitano gli eventi?
Con Verdecoprente la scena si svela in una moltitudine di paesaggi. Qui i paesaggi sono quelli creati dall’uomo e dalla natura, scavati dalla storia, nutriti dalla tradizione, offesi in nome del progresso, riscoperti dalle passioni, che si presentano quali luoghi di forze e tensioni in cui si rispecchiano le comunità locali, le loro identità culturali e sociali, nel tempo. Lo spettacolo di teatro è proposto come un’esperienza capace di modificare la percezione dello spettatore rispetto a sé stesso, all’ambiente conosciuto, allo spazio, ai rapporti che si credono fissi e immutabili, anche tra le persone. Portare nuove visioni e creare le condizioni affinché le persone si sentano libere di condividere le proprie, arricchendole. Le residenze e il festival si svolgono in un’area intercomunale, coinvolgendo più comuni del comprensorio umbro-amerino con i loro paesaggi, termine che qui uso nelle sue diverse accezioni di paesaggio culturale, umano, sociale, urbano e rurale, selvatico (che però non esiste), morfologico, storico e artistico, economico e imprenditoriale. L’area di cui parliamo è un territorio dinamico in costante evoluzione, che sembra fatto apposta per accogliere la creazione contemporanea, inconsueta e originale nei linguaggi performativi, nelle tecniche e nelle estetiche, così come nelle pratiche attraverso cui incontra, attraversa ed esplora territori immaginari e quelli reali.
In che modo il Verdecoprente Umbria Fest si impegna a promuovere la cultura e le arti in un contesto familiare e inclusivo, come indicato dall’accreditamento “Umbria Culture for family”?
Il nostro impegno è offrire nuove e rinnovate ‘letture’ della creazione scenica, creare occasioni per aprire e implementare la partecipazione del pubblico più giovane e di gruppi familiari, intesi come nuclei intergenerazionali, piccoli o grandi che siano. Nella programmazione scegliamo perciò strade funzionali a muovere curiosità e interesse per lo spettacolo dal vivo nei suoi rapporti con il paesaggio, le comunità locali e le identità territoriali. Da una parte per sottolineare l’importanza che le comunità stesse danno al proprio patrimonio culturale e ambientale, dall’altra per allargare questo sguardo includendovi le forme e i linguaggi interdisciplinari della creazione scenica e la loro rappresentazione in luoghi non convenzionali per il teatro. Far abitare una creazione artistica in un determinato luogo, dare vita a un nuovo paesaggio di cui lo spettatore è parte attiva, questo significa per noi porre arte e cultura come un ‘bene comune’, mettere l’accento su quanto ognuno di noi può fare per salvaguardare e moltiplicare il nostro patrimonio, materiale e immateriale. Per questo cerchiamo di programmare esperienze, spettacoli che includano sguardi di piccoli e grandi spettatori, chiedendo a ognuno di mettere ‘in comune’ visioni e strumenti di lettura. Ci sono poi alcuni elementi molto concreti a cui fare attenzione, come sottolinea il disciplinare di “Umbria Culture for family”, dai servizi forniti sul luogo di spettacolo al suo grado di accessibilità. Portando lo spettacolo in spazi non convenzionali, fuori dai teatri e spesso in spazi naturali, questo è un aspetto per noi molto importante di cui tener conto all’inizio di ogni programmazione.
Quali sono gli obiettivi a lungo termine di Verdecoprente Umbria Fest in termini di impatto culturale e sociale sui territori coinvolti?
Siamo arrivati al tredicesimo anno di vita del progetto Verdecoprente, senza contare l’edizione 00, e questo significa tanto. La continuità è fondamentale perché un territorio percepisca la tua presenza come stabile, decisa, incisiva. La sensazione è che devi essere convincente, direi ‘credibile’ come diceva Stanislawskij agli attori. E allora qui si apre a ventaglio quanto Verdecoprente Umbria Fest possa e voglia significare in termini di cultura per il territorio, un nuovo modo di vivere lo spettacolo, vicino allo sguardo della gente e lontano dalle mode e da strette codificazioni di genere. Essere un’impronta di stupore e lasciarla abitare da altri. Nel territorio, che è vivo e sempre in movimento, le persone che riesci a intercettare sono poche rispetto al potenziale del progetto. Un progetto che, ricordo, si articola anche in residenze artistiche e si muove in più territori comunali, a gestione pubblica e privata. Complicazioni e disattenzioni sono sempre dietro l’angolo. Per lavorare sulla continuità, abbiamo voluto un Verdecoprente Umbria Fest 2024 così articolato ed esteso nello spazio e nel tempo, 19 appuntamenti, e 21 giornate di programmazione, suddivisi in otto comuni, da aprile ad agosto. Aspettativa e obiettivo permanente, è fare di Verdecoprente un progetto a cui dare maggiore stabilità, basi solide su cui sviluppare e sperimentare sempre nuovi percorsi. C’è bisogno di tempo per mettere in campo una reale co-progettazione con le altre realtà che si muovono sul territorio, locale e nazionale, con azioni e ruoli specifici. C’è bisogno di darsi il tempo di rinnovarsi nelle proprie motivazioni: pensare, curare e organizzare un progetto di accoglienza e ospitalità di realtà artistiche è molto impegnativo, è creare un’attesa, toccando le corde giuste, cercando di armonizzare, prima, durante e dopo il festival, cercare di comprendere non solo cosa è andato meglio o peggio, ma come promuovere meglio quello che stai facendo. Per continuare a tessere questa tela c’è bisogno di mettersi in ascolto, dentro e fuori di sé e domandarsi quali impronte si stanno lasciando.
Info:
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
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