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Venezia Biennale Cinema 80: amori a prima vista

Venezia Biennale Cinema 80: amori a prima vista

Questa Biennale Cinema appena conclusasi è stata un’edizione vincente in sintonia con lo scenario odierno e il mondo sociale distopico del contemporaneo, il grande cinema che fa sognare e pure riflettere sui problemi che ci circondano. La 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato una selezione di film importanti e dalle forti emozioni, che hanno riempito le sale del Lido con voci da tutti i continenti. Produttori, distributori, registi, critici, docenti e un pubblico giovane e attento, sebbene si sia notata l’assenza sul red carpet delle più note star statunitensi, ora in sciopero a Hollywood. Il direttore Alberto Barbera ha espresso soddisfazione per gli ultimi dati numerici che confermano una crescita cospicua rispetto al 2022 di ingressi (230mila) e dei biglietti acquistati (85mila). Molti i titoli interessanti e diversi i capolavori presentati tra le première e i film restaurati per la sezione Venezia Classici. Ci soffermiamo qui su alcuni dei tanti film del Festival che hanno lasciato un segno, un’emozione, un ricordo o un desiderio.

Emma Stone in Poor Things by Yorgos Lanthimos. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved

Capolavoro premiato con il Leone d’Oro – nelle sale italiane a gennaio 2024 – si è confermato il bellissimo “Poor Things” (Povere creature!) del regista greco Yorgos Lanthimos. Emma Stone, strepitosa nel ruolo di Bella Baxter, è un’affascinante donna d’epoca vittoriana riportata in vita da uno scienziato, Godwin Baxter (Willem Dafoe), sulle orme della storia della creazione di Frankenstein. Bella, prototipo di femminista, è affamata di vita e non vede l’ora di ricominciare da zero una fantastica evoluzione grazie al suo nuovo corpo, che per lei rappresenta un “coming of age” date le avventure ed esperienze straordinarie che vive. Bella non resiste intrappolata in casa con il suo “inventore” e fugge a Lisbona con lo spregiudicatissimo avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), in un distopico grand tour che la conduce a Parigi, dove potrà anche esplorare la sua sessualità.

El Conde by Pablo Larraín, actor Jaime Vadell, credits Netflix

Sempre sulla scia del racconto fantastico e visionario, in un bianco e nero magnificamente gotico, che non fa rimpiangere il colore, il film “El Conde” di Pablo Larraín – Premio Migliore Sceneggiatura Guillermo Calderón e Pablo Larraín – ci trascina in un vortice nero con la storia di un redivivo centenario Pinochet (Jaime Vadell), generale/dittatore del Cile, che, nella finzione del lungometraggio, non è morto ma è un vampiro che vola nella notte, si nutre di cuori umani e condivide il suo terribile segreto con la moglie e un inquietante maggiordomo russo. I suoi cinque figli reclamano le sue ricchezze nascoste e si litigano l’eredità. Il film, da vedere e che sarà a breve su Netflix, è una farsa angosciante, con dialoghi secchi e ironici, citazioni da altri registi famosi tra cui F. W. Murnau con “Nosferatu”; una cavalcata inesorabile negli abissi del potere e del male.

The Wonderful Story of Henry Sugar by Wes Anderson. Benedict Cumberbatch as Henry Sugar in The Wonderful Story of Henry Sugar. credits Netflix © 2023

Non in competizione, ma tra le punte del Fuori Concorso “The Wonderful Story of Henry Sugar” di Wes Anderson, un breve film di 40 minuti, tratto da un racconto di Roald Dahl. Come sempre il regista stupisce, stimola intellettualmente lo spettatore, incanta con la sua tavolozza di colori pastello, le sue sorprese, gli immancabili codici narrativi, le sequenze animate e le rappresentazioni che si trasformano in paradossali situazioni da interno di uno studio televisivo con programma live. Il regista di “Grand Budapest Hotel” racconta dell’inglese Henry Sugar (Benedict Cumberbatch) che incontra nella lontana India un guru (Ben Kingsley) dalle capacità straordinarie, egli sa camminare, ma soprattutto sa leggere i libri con gli occhi bendati. Il film, che si snoda come fosse un documentario, diventa in realtà la costruzione di un divertente racconto che si moltiplica in tante scatole cinesi. La voce narrante dello scrittore Dahl è quella stupenda e soave di Ralph Fiennes, che appare all’inizio della storia nel suo studio, in pantofole e seduto su una poltrona. Non perdetelo al cinema e su Netflix, quando uscirà.

Dogman by Luc Besson, photo Shana-Besson, 2023 LBP-Europacorp- TF1 Film Production, courtesy Lucky Red

Non è tra i premiati a Venezia, ma è un film dalla potente storia, commovente e drammatica, “Dogman” di Luc Besson – in arrivo a ottobre in sala. Il talentuoso Caleb Landry Jones interpreta il protagonista Douglas, un reietto della società, che vive isolato in compagnia di tantissimi cani, prostrato da esperienze violente e delusioni sentimentali profonde. Doug, che crede nei cani e non nell’essere umano, dopo aver vissuto tante vite, è una straordinaria creazione del regista francese, che ci conquista con una struggente melanconia e un profondo senso di giustizia. E, last but not least, i settanta cani randagi sono altrettanto esaltanti e meravigliosi ed è impossibile non stare dalla loro parte, come fa Doug.

Ryuichi Sakamoto, Opus, credits Ryuichi Sakamoto | Opus

Per chi ama la musica del compositore Ryuichi Sakamoto, la première del film “Ryuichi Sakamoto | Opus” è stata emozione pura e nostalgica. Il film, inserito nella sezione Fuori Concorso, è un tributo realizzato dal newyorkese, naturalizzato giapponese, Neo Sora sulla vita del compositore scomparso per malattia il 28 marzo 2023. Un film raffinato e bellissimo che testimonia il suo ultimo concerto di venti pezzi che racchiudono l’arco della sua magnifica carriera, un percorso che lo ha portato dal pop sofisticato, passando per l’ambient fino alle colonne sonore, quali quelle per “Furyo” di Nagisa Oshima, o “Il tè nel deserto” di Bernardo Bertolucci. Il film, girato con tre telecamere in 4K e la fotografia superlativa in b/n di Bill Kirstein, è un incontro ravvicinato, unico e immersivo: un vero e proprio regalo che offre la magica sensazione di essere soli con il compositore all’interno del suo grande studio, percependo ogni sua emozione, seguendo le rughe del suo viso pensoso, gli occhi socchiusi dietro ai suoi iconici occhiali tondi, le sue belle mani segnate dagli anni. Un film in realtà voluto e curato meticolosamente, insieme al regista e alla troupe, dal compositore stesso nel 2022, quando, a causa della sua malattia, non poteva più esibirsi in concerti dal vivo. «Dall’8 al 15 settembre 2022, ho lavorato su una cosa importante per me: filmare Ryuichi Sakamoto | Opus», afferma il compositore in una testimonianza riportata all’interno della presentazione del documentario. «Il progetto intendeva registrare le mie composizioni, mentre ero ancora in grado di suonare, in modo da preservarle per il futuro. Abbiamo affittato al Broadcaster Center NHK lo studio 509 per registrare, un posto che penso offra l’acustica in assoluto migliore in Giappone». In conclusione di tale resoconto necessariamente parziale di Venezia 80, mi piace terminare con questo grande artista in dolce equilibrio tra Oriente e Occidente per condividere, oltre alla bellezza del suo film e della sua musica innovativa, un’esperienza assolutamente fantastica che solo il grande cinema proiettato in sala può regalare, e che Venezia 80 ha celebrato con la première mondiale.

Manuela Teatini

Info:

80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia https://www.labiennale.org/it/cinema/2023/venezia-80-concorso


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