Compattezza, fluidità, leggiadria. Una poetica musicalità arpeggia dalla generatrice madre. Passato e presente mai così distanti, è una bellezza che s’apprende. Non vi è figurazione né astrazione, solo quella natura naturans regolare e casuale. Vibrazioni colorate e terrose si liquidano dal ventre e si innalzano nel cielo della scoperta. Ed è proprio alla natura primigenia che Vincenzo Scolamiero – pittore e docente romano nato nel 1956 – fa scoprire una bellezza eterea, fatta di riflessioni e di suggestioni. Ogni pensiero viene soppesato con valore ed espressività nei segni, nei gesti e soprattutto nei pigmenti messi in atto. L’artista è un promotore di sensibilità ed empatia, trova negli interstizi più intimi la grandezza delle cose. Con un tratto velato, la sua pittura risulta materialmente piatta, ma, nonostante ciò, l’immagine generata suggerisce una profondità e una matericità in cui le forme esigono esistenza. Scolamiero si lascia ispirare dalla musica e dalla poesia, e non può fare a meno di legarsi integralmente alla sua musa naturale. La sua gestualità è ritmica e fluida come quella di un direttore d’orchestra con la sua bacchetta.
Dal pathos baritonale degli scuri e terrosi colori che si innalzano lirici e tenorili ai i bianchi e gli ori, uniti per un concerto estetico diretto al pubblico. La platea è la sua natura, le pennellate le sue note. Dalla scuola romana, passando per esposizioni nazionali e internazionali – tra cui la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia – Vincenzo Scolamiero espone le sue opere a Viterbo, al Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz, in occasione della mostra personale Di terra, acqua e vento, a cura di Francesca Bottari. Qui è la collezione antica la fonte di ispirazione primaria per l’artista: i manufatti archeologici richiamano il passato e l’accostamento contemporaneo non è altro che una consecutio temporum. La moltitudine di opere esposte, che comprendono pitture di medie e grandi dimensioni, carte e piccoli oggetti arborei e lapidei, si confrontano con un’apparente anastilosi geologica. La terra argillosa si plasma sulla tela rivelando i segni della natura madre; i freschi azzurri delle acque sulfuree si riversano sulla tavolozza trovando quiete nel loro andare; i verdi muschiosi si smuovono col vento confondendo e scoprendo nuove forme. Le tele, che portano il nome della stessa mostra, sono allestite in scala numerica e cronologica, creando una sorta di viaggio a ritroso che parte dall’arte di Scolamiero e arriva all’antica cultura ospitante.
Grazie alla Direzione Museale Viterbese, che apre le sue porte alla prima di future rassegne d’arte contemporanea, l’artista ha potuto mostrare, con delicatezza e rispetto, le tracce materiali e immateriali del passato, sperimentando una pittura scoprente e inedita. Nello sviluppo espositivo, infatti, il pittore e la curatrice mettono in dialogo e a confronto i reperti etruschi con le tavolozze e le carte all’interno di teche cristalline, come se fossero ulteriori scoperte ed esplorazioni di una terra che tutt’oggi può generare il nuovo. Per Vincenzo Scolamiero il passato e il presente sono elementi inscindibili e promotori di novità, e la stessa sua arte pittorica segue il flusso magmatico e aereo di una natura ricca di cambiamenti. Ars De Rerum Natura: se nell’intimo si trova l’esistenza vitale, è nel colore e nel segno del pittore romano che troviamo la sua manifestazione.
Info:
Vincenzo Scolamiero, Di terra, acqua e vento
A cura di Francesca Bottari
08/07/2023 – 09/09/2023
Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz
Piazza della Rocca, Viterbo
Art Curator e Art Advisor, laureato in Arti Visive e Mediazione Culturale, con Master in Pratiche Curatoriali, classe ’95, vive a Napoli. Collabora con Gallerie e Spazi Indipendenti, la sua ricerca è incentrata principalmente sulla Pittura Emergente, con uno sguardo attento e propenso anche su altre forme di linguaggio estetico.
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