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Welcome to Parkview Green III – Parkview Contemporary Art Collection

Nel 2012 George Wong ha fondato, a Beijing (Tower D, Parkview Green, 9 Dongdaqiao road, Chaoyang District, Beijing, China), un museo privato e non-profit: il primo nome dato a questa istituzione è stato Parkview Green Exhibition Hall, poi, nel 2016, il museo ha cambiato ufficialmente nome in The Parkview Museum. Il museo è collocato al decimo piano del Parkview Green Fangcaodi e si sviluppa su un’estensione di 4mila metri quadri. Oltre alle opere di arte classica e moderna, la collezione comprende lavori di artisti cinesi, come Zeng Fanzhi, Yue Minjun, Cheng Wenling, Zhang Hua e altri affermati artisti cinesi contemporanei; dal 2013 la collezione si è arricchita di capolavori di artisti contemporanei Italiani, Austriaci, Francesi, Tedeschi e Americani.

Fino al 31 marzo 2021, il museo ospita la mostra “WELCOME TO PARKVIEW GREEN III – Parkview Contemporary Art Collection”, con opere tutte provenienti dalla collezione del The Parkview Museum, poste in un dialogo serrato ed equilibrato. Gli artisti sono tutti di calibro internazionale, ma diversi per formazione culturale. Questi i nomi: Carla Mattii, Donald Baechler, David Salle, Gianni Dessì, Julian Schnabel, Liu Xiaodong, Li Hui, Massimo Barzagli, Marc Quinn, Olga Tobreluts, Peter Halley, Rainer Fetting, Wu Mingzhong, Yang Tao, Yu Hong, Zheng Lu. È ovvio che una simile miscellanea di nomi è determinata da una passione collezionistica più che da un progetto curatoriale o da un soggetto tematico che possa unire i vari linguaggi qui messi a confronto. A ogni buon conto, l’impatto, vista la dimensione molto ragguardevole delle opere proposte e degli spazi assegnati a ciascun artista, è davvero notevole. Come dire: anche gli affreschi della Cappella Sistina rispondono a una miscellanea organizzata, sebbene il filo che li unisce (in quel caso) è quello della tematica religiosa. Ecco, in maniera più prosaica, il filo che qui unisce queste opere è uno sviluppo cromatico che passa da parola a parola, da frase a frase, come in un contrappunto fatto di piccoli passi e di piccoli gesti. Soffermiamoci ora sui tre autori di origini italiane e che sono presenti in questo progetto.

Massimo Barzagli (Marradi, 1960) ha avuto il suo punto fermo, a partire dal 1990, con la presentazione del suo lavoro alla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini. La mostra fu firmata da Maurizio Calvesi e segnò un momento di grande vibrazione e conferma per tutto lo sviluppo successivo della sua opera. Va peraltro detto che il suo lavoro ha sempre avuto, fin dagli esordi, un’attitudine sperimentale e interdisciplinare che gli ha permesso di mettere insieme gli aspetti gestuali dell’azione pittorica con la coniugazione materica, il tutto dispiegato sui supporti più disparati, dalla tela al vetro, dalla carta alla cerata. In queste molteplici declinazioni l’autore ha “inserito nel suo album” un insieme di “impronte” appartenenti a soggetti diversi e che hanno costituito le sfere armillari del suo universo: animali, fiori, uomini, oggetti.

Gianni Dessì (Roma, 1955) appartiene a una generazione precedente e fa parte di una situazione più ampia (ricordiamo per esempio che due dei suoi compagni di strada, come Giuseppe Gallo e Bruno Ceccobelli, pur avendo ben altri punti generativi del loro linguaggio espressivo, per un lungo periodo, hanno giocato come sodali di una stessa partita) che aveva trovato “ospitalità” all’interno della galleria romana di Ugo Ferranti. Il fine della pittura di Dessì era quello di investigare i rapporti tra luce, forma e materia e il suo esordio è possibile collocarlo in un contesto segnico neo-informale molto pertinente peraltro con la sua formazione accademica.

Infine, la più giovane di questi tre autori: Carla Mattii (Fermo, 1971) la cui indagine artistica si concentra sullo studio e sull’esplorazione di quella linea, a volte sottilissima, che separa realtà e finzione, bellezza naturale e bellezza artificiale. Attraverso la fotografia, la pittura e la scultura Carla Mattii ha dato vita nel corso del tempo a un personalissimo erbario, a una serie di composizioni floreali risultato di creazioni ibride e innesti artificiali. Denominatore comune è sempre la manipolazione di un elemento naturale attraverso ciò che offrono le nuove tecnologie: elaborazione digitale, scanner tridimensionali, processi di prototipazione rapida.

Questa diversità la cogliamo anche nei nomi più famosi che vengono proposti in “Welcome to Parkview Green III – Parkview Contemporary Art Collection”, come Julian Schnabel e Peter Halley: il primo, oggi molto noto come regista di film di culto (come “Basquiat” e “Van Gogh”), in origine è stato una perfetta incarnazione della cosiddetta Transavanguardia internazionale (vi ricordate “Aperto” alla Biennale di Venezia del 1980?), il secondo come illustre “prototipo” del fenomeno della Neo-geo a tutti gli effetti rappresenta una generazione successiva.

Infine, la compagine di artisti cinesi: lo slancio verso una spiritualità contemporanea nel lavoro di Yang Tao e Zheng Lu, si unisce all’approccio analitico del realismo poetico di Liu Xiaodong. Yu Hong traghetta lo spettatore in una dimensione caratterizzata dalla sovrapposizione del piano razionale con quello irrazionale, dove realtà, immaginazione e memoria si fondono dando vita a una visione onirica. Wu Mingzhong indaga la fragilità dell’individuo nella società contemporanea attraverso la rappresentazione di corpi in vetro, mentre Li Hui introduce lo spettatore in uno spazio liminale tra illusione e realtà, attraverso cui l’artista getta luce sulla complessità del rapporto tra uomo e natura, svelando le contraddizioni del progresso e dell’avanzamento tecnologico.

Ecco perché, questa mostra, ci sembra che sia stata determinata da una passione e da un amore per le singole opere qui proposte (per la loro diversità) più che da una partigianeria ideologica. E in queste scelte c’è modo di leggere l’amore per la disuguaglianza, il piacere del dettaglio curioso, la bellezza di una forma, al di fuori, finalmente, di qualsiasi contesto sociologico o di denuncia che tanto sembra sommuovere gli animi inquieti di troppa critica occidentale che sta vivendo un tramonto lento e inesorabile.

Info:

“Welcome to Parkview Green III – Parkview Contemporary Art Collection”
fino al 31 marzo 2020
The Parkview Museum
Beijing 10F
Tower D
Parkview Green
9 Dongdaqiao Road
Chaoyang District, Beijing
Mail: art@parkviewgreen.com
Website: http://www.parkviewgreenmuseum.com/

Massimo Barzagli, opere dal ciclo Figure senza posa, 1999, impronta di corpo umano vestito e dipinto con colori vinilici su tela, cad. 200 x 200 cm, courtesy The Parkview Museum

Donald Baechler, Pale Truths, 2008, mixed technique on canvas, 254 x 203,5 cm, courtesy The Parkview Museum

Wu Mingzhong, Them, 2009, acrylic on canvas, 210 x 290 cm, courtesy The Parkview Museum

Li Hui, Door, 2015, laser, mirrored surface, steel, aluminium alloy, 240 x 180 x 80 cm (variable dimensions), courtesy The Parkview Museum

Parkview Contemporary Art CollectionZheng Lu, Non-flowers, 2014, stainless steel / lacquer, 320 x 310 x 300 cm, courtesy The Parkview Museum

Marc Quinn, Under the Volcano, 2011, oil on canvas, 278,5 x 504,5, courtesy The Parkview Museum


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