La mostra What Goes Aroud Comes to Art, promossa da London Trade Art con il supporto di Redhedge, propone una riflessione sul contemporaneo, facendo convergere le pratiche artistiche di cinque artisti internazionali che nel corso di un personale processo di ricerca artistica, si sono confrontati con le geografie fluide della modernità. Una selezione, come sottolinea Jessica Tanghetti, curatrice della mostra, che intende valorizzare il sapiente e disinvolto utilizzo interdisciplinare delle tecniche artistiche, in risposta a contesti culturali diversificati che trovano materia e luogo in mostra presso la Herrick Gallery, Londra.
Convogliando le sinergie di artisti che, nel panorama artistico contemporaneo, emergono per la ricerca e la sperimentazione artistica, What Goes Around Comes to Art coglie il rinnovarsi dei linguaggi artistici, interrogando il valore che pratiche contemporanee, fortemente influenzate dal contesto in cui si inseriscono, possano avere in una realtà globale e digitale. Ad inaugurare la mostra, una selezione di lavori pittorici dell’artista, Laura Santamaria, appartenente alla serie di All the planets effect their revolution in the same direction, 2017, contemporeneamente esposta al Museo de Arte Contemporeneo A Curuna, Spagna, a conclusione di una residenza artistica tenutasi nel 2017. Le opera su carta come Green, 2017, e i lavori pittorici, quali Pink (series of studies of Pluto’s surface), 2017, e All the planets have the same sense of revolution, 2017, riflettono di una cosmologia del sensibile, suggerendo una metafora tra la superficie pittorica e la superficie dei pianeti terrestri. Rinnovando l’antica tecnica pittorica della velatura attraverso una sperimentazione materica che vede l’applicazione diretta di pigmenti sul supporto cartaceo o ligneo, le superfici pittoriche di Santamaria si contraddistinguono per lasciar trasparire gli aspetti meditativi della ricerca pittorica. Nell’attribuire una connotazione gesturale alla tecnica di polverizzazione dei pigmenti, il micro-macro cosmo di Santamaria riflette di una poetica della distanza in cui da un campo pittorico opaco emerge la raffinatezza di cromie e tratti in rilievo.
Ben si accostano alla serie di dipinti Untitled, 2018, di Francesco Irnem, in cui la linea che da sempre sottende il fare pittorico si smagnetizza, così nelle parole dell’artista, diffrangendo l’orizzonte del visibile in un sofisticato fermoimmagine che sublima la veduta di cieli e tramonti, in un’atmosfera rarefatta. Con riferimenti alla tradizione vedustica e all’astrattismo, il lavoro pittorico di Irnem sembra attingere al pensiero tecnologico di Jean Baudrillard e Paul Virilio, nel ripensare artificialmente la cornice pittorica quale schermo del reale in cui lo spessore pittorico e la tela sembrano farsi pellicola del paesaggio. Nell’interrogare la differenza che intercorre tra artificio e natura, Irnem propone una nuova percezione che, oltre la costruzione prospettica e soggettiva, eccede dalla pura visibilità per suggerire l’omogeneità del campo pittorico, quasi immersivo, contrassegnato dallo scorrere del tempo.
Un approccio più radicale è quello di Lapo Simeoni che si inserisce nel tessuto del quotidiano, rivisitando la tradizione della pratica artistica degli objet trouvé per interrogare il consumerismo della vita moderna ed indagare l’enunciabilità latente degli oggetti oltre ogni funzione specifica. È evidente nella serie di lavori Things left unsaid, 2016, in cui l’uso combinatorio di oggetti, immagini e testi, descrive un assemblaggio archivistico che, da una matrice sapientemente trattata con vernici e pittura spray, lascia emergere frammenti in ceramica, fotografie e codici digitali, quali emblemi di una nuova communicabilità estetica. L’ordine archivistico, mai nostalgico, di Simeoni, lascia intendere nuove costellazioni, come nell’opera Leipzig, 2016, in cui, le citazioni storiche, creano un continuo tra litografia, frottage e graffito, riflettendo di una narrazione storica che, oltre il progressismo, recupera il non detto insito nelle pieghe del reale.
Diego Miguel Mirabella attiva un meccanismo di scambio culturale, rivisitando i motivi del mosaico marocchino (Zellige) attraverso un’operazione linguistica in cui la parola e’ simultaneamente oggetto e ornamento, come dimostra la serie di ceramiche But Me, 2017. Collaborando attivamente con l’artigiano locale della città di Fes, la pratica artistica di Mirabella si fa portavoce di una maestranza e di una tradizione non ancora visibili, portata avanti attraverso un’operazione linguistica che acquista attraverso la traduzione e lo scambio, un nuovo valore artistico. Nell’accostare motivi islamici e parola, i pattern delle ceramiche di Mirabella sono evocative di nuovi incontri tra Oriente ed Occidente.
Non dissimile è l’approccio di Daniel Arango nei lavori The Louvre series, 2016-2017, realizzati in seguito ad un periodo di ricerca artistica che, da studi sull’antico presso il museo del Louvre, ha portato l’artista a viaggiare in Sud Asia e Nuova Zelanda, interrogandosi sulla percezione dell’esotico e del primitivo nell’era dell’immaginario globale. I dipinti si caratterizzano per il contrasto tra citazione storica e vivacita’ cromatica che rivisita il fauvism e manipola le immagini attraverso una sovrapposizione discontinua ed intertestuale, attraverso il filtro del digitale.
Nel voler valorizzare la ricerca e la sperimentazione artistica del contemporaneo, la mostra What Goes Around Comes To Art promossa da London Trade Art, presenta una mappatura di nuove geografie artistiche che tra l’eperienza fisica delle opera in mostra e le sinergie di una piattaforma digitale, intende valorizzare lo scambio artistico-culturale ripensandone le pratiche, i termini, e il valore artistico.
Info:
London Trade Art http://www.londontradeart.co.uk/storeroom
Laura Santamaria, All the planets have the same sense of revolution, Pigments on wood, 50 x 30 x 3,5 cm, 2017. Installation view
Francesco Irnem, Untitled, series, 2018.Exhibition view. Courtesy London Trade Art. Photo S. Santarcangelo
Diego Miguel Mirabella, Exhibition view. Courtesy London Trade Art. Photo S. Santarcangelo
Lapo Simeoni, Leipzig, Oil, enamel, spray and marbles on plexiglas table, 79 x 108 cm, 2016. Exhibition view, Courtesy London Trade Art. Photo S. Santarcangelo
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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