La mostra Natural Traces a Isolo 17 Gallery propone un’affascinante immersione in una natura primordiale, in cui l’essere umano appare come indistinto soggetto metamorfico completamente soggiogato da misteriose forze generative. I disegni di Zachari Logan e le sculture di Andreas Senoner ci riportano al tempo mitico della spiritualità pagana in cui la totale simbiosi tra l’uomo e la natura era protetta dall’ancestrale terrore per la sua incontrollabile e talvolta capricciosa potenza. E guardando al di là della prima armoniosa impressione, anche le opere dei due artisti manifestano una complessa gamma di contraddizioni e tensioni sotterranee che la nitidezza del disegno e l’essenzialità delle forme rendono ancora più intrigante. In natura tutto è lotta, ma contrariamente a quanto accade nelle guerre fratricide che stanno portando il genere umano all’autodistruzione, tale conflitto è finalizzato al mantenimento di un ordine superiore in grado di garantire la coesistenza e la differenziazione di tutte le specie viventi. Allo stesso modo, anche i lavori di Logan e Senoner sembrano cogliere i diversi stadi di aggregazione-disgregazione di una forma-corpo che lotta per emergere, esistere e farsi spazio all’interno di un organismo più ampio che la genera e la limita al tempo stesso.
I minuziosi disegni a matita blu di Zachari Logan raffigurano inusuali composizioni di fiori, foglie, insetti e piccoli frutti di bosco da cui sporgono piedi, braccia, mani e altri organi umani che si nutrono della stessa linfa che irrora gli elementi vegetali. Il punto di partenza di questa trasmutazione è il corpo smembrato dell’artista che nell’amplesso con la natura sembra rigenerarsi e acquisire una nuova inattaccabile resistenza. Se all’inizio della sua carriera Logan utilizzava la propria fisicità per parlare di condizionamenti sociali e culturali, questa serie manifesta il momento della catarsi, la liberazione che consegue all’introiezione della consapevolezza che l’essere umano appartiene alla natura ed è un tutt’uno con la terra che lo ospita. Il colore blu del disegno evoca uno stato mentale intermedio tra il sonno e la veglia in cui la razionalità si assopisce e le percezioni sensoriali diventano più intense e coinvolgenti. In una continua metamorfosi, il corpo frammentato viene assorbito da una lussureggiante vegetazione che lo accoglie e lo fagocita nelle sue misteriose profondità. Se in queste tavole il corpo umano si fa fiore e frutto per identificarsi appieno con il proprio corrispettivo vegetale, nei disegni a pastello su carta nera delle serie Sleep Flowers e Lunar non rimane più alcuna traccia della sua riconoscibilità, come se al chiaro di luna si fosse completata la definitiva fusione con gli altri esseri senzienti. In realtà, se osserviamo Levitate/Fall, grande disegno che chiude idealmente la serie, vediamo che quegli intrecci vegetali notturni non sono altro che codici di crescita floreale inscritti in una sagoma umana più ampia voluttuosamente abbandonata al brulicare delle forze vitali che l’attraversano.
Lo scultore altoatesino Andreas Senoner da sempre concentra la sua indagine sulla figura umana scolpita nel legno, occasionalmente rivestita di altri materiali organici come piume, tessuti, muschi e licheni. I suoi personaggi sono malinconici kuroi con lo sguardo sgranato su insondabili abissi del pensiero, assenti e ieratici come idoli ma pervasi della disarmante fragilità delle vittime sacrificali. Le opere in mostra presentano creature ibride che interpretano differenti stadi di osmosi tra l’uomo e la natura, la cui potenziale reversibilità è accentuata dalla duplice valenza del legno, che rappresenta simultaneamente sé stesso e la carne sul punto di farsi legno. In queste sculture percepiamo un’eco lontana della spensierata crudeltà delle metamorfosi raccontate dalla mitologia classica, in cui il destino dell’uomo era in balia dell’imprevedibile suscettibilità degli dei. Ma nell’ostentata staticità delle creature di Senoner si comprende anche che l’antico cordone ombelicale tra l’uomo e la natura si è assottigliato al punto da diventare una labile intuizione che appena si avverte nei licheni essiccati di una chioma o nelle piume artificialmente sgargianti di un ragazzo-uccello. L’aspetto più intrigante di queste sculture è proprio la loro silenziosa ambiguità: nonostante la figurazione sia estremamente chiara e lineare, infatti, non sappiamo mai con certezza cosa sta accadendo davanti ai nostri occhi. Sarà la mano di legno irta di diramazioni a trasformarsi in arbusto o stiamo guardando la sbozzatura incompleta di un tronco che prova a conservare ancora per un po’ la sua struttura mentre diventa mano? Le piume che avvolgono alcuni personaggi sono una protezione, un impedimento, la conseguenza di una punizione esemplare o preannunciano invece lo spuntare delle ali che li renderanno liberi?
Le creature miste di Logan e Senoner instaurano un avvincente dialogo tra i loro paesaggi mentali, che culmina al termine del percorso espositivo in una suggestiva installazione a quattro mani in cui vediamo uno dei bambini di Senoner contemplare un erbario di Logan, in questo caso disegnato su una tela bianca adagiata a terra come se fosse un indumento dismesso che conserva ancora le impronte del corpo che avvolgeva.
Info:
Zachari Logan e Andreas Senoner. Natural Traces
a cura di Jessica Bianchera e Sotirios Papadopoulos
5 gennaio – 28 febbraio 2019
Isolo17 Gallery
Via XX Settembre 31/b Verona
For all images: Zachari Logan e Andreas Senoner. Natural Traces, installation view at Isolo 17 Gallery, Verona
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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